#Cultura. Il Cortile-Teatro Festival a Palazzo Capalaj-d’Alcontres a Messina
Festival teatrale a Palazzo Calapaj-d'Alcontres a Messina. La manifestazione, organizzata dall'associazione Il castello di Sancio Panza, prevede quattro spettacoli che andranno in scena il lunedì dal 10 al 31 luglio alle 21. Il Cortile-Teatro Festival riparte da artisti di fama nazionale e internazionale e residenti in Sicilia come Tino Caspanello, Gaspare Balsamo, Gianluca Cesale e da altre compagnie siciliane apprezzate in tutta Italia e che operano nel territorio messinese. La scelta del direttore artistico Roberto Bonaventura si riallaccia all'esaltante esperienza durata 5 anni del Forte Teatro Festival a san jachiddu. Questa volta però, propone come palcoscenico un luogo cittadino antico come il settecentesco palazzo nei pressi di piazza Duomo con il suo elegante cortile costruito nella seconda metà del ‘700. Palazzo Calapai-d'Alcontres è l'unico esempio di palazzo signorile dell'epoca rimasto integro dopo il terremoto del 1908. Segue canoni architettonici diversi da quelli solo funzionali che sono alla base dell'edilizia del ceto medio del XVIII secolo. Ci sono infatti la rimessa per cavalli e carrozza, i locali della servitù e l'androne non si limita a contenere la scala ma propone arcate, fontane, statue. Insomma, la massa strutturale deve dare l'impressione di solidità.
In particolare – come si legge nel sito messinaierieoggi.it – l'ignoto architetto rivela un gusto e una sensibilità particolare per il dettaglio nel disegno degli pseudo-balconi, appiattiti sulla facciata, con il cornicione che diventa al tempo stesso mensola di calpestio ed elemento decorativo uniformante, alternandosi da rettilineo a leggermente incurvato. A fine rappresentazione il pubblico, intrattenendosi con gli artisti, potrà godere ancora di più del cortile, gustando i prodotti offerti dal ristorante ‘A Cucchiara di Giuseppe Giamboi, compagno di sogni in quest'avventura donchisciottesca.
“Scomodiamo il paragone con Cervantes -spiegano Bonaventura e Giamboi – perché è così che ci sentiamo: due folli scatenati che continuano a combattere contro i mulini a vento del mercato, del tutto e subito e delle logiche politiche. Questa rassegna è totalmente autofinanziata e vede la luce grazie alla disponibilità degli artisti coinvolti”.
Il 10 luglio andrà in scena Niño di Tino Caspanello, interpretato da Cinzia Muscolino e diretto dallo stesso autore. Si tratta di una storia vera, venuta alla luce soltanto pochi anni fa, che parte da un piccolo borgo siciliano nei primi anni del 1950 e continua a Buenos Aires, dove l'attesa del matrimonio e la ricerca della felicità si trasformano in un presente doloroso che solo un velo di poesia e di alienazione può alleviare. Il testo è stato scritto, tradotto e presentato in francese sotto forma di studio a Grenoble, durante il festival Regards Croisés nel 2011.
Il 17 luglio sarà la volta di U Ciclopu, Giufà e Firrazzanu, diretto e interpretato da Gaspare Balsamo e per la prima volta a Messina. È uno spettacolo di cunto liberamente ispirato al libro IX dell'Odissea e intreccia, attraverso una drammaturgia originale scritta e orale, racconti tipici della narrazione siciliana. Tutta la performance, sia nelle forme che nei contenuti, si basa sui modelli e sulle tecniche di rappresentazione tipiche della matrice teatrale siciliana, il cunto appunto, la narrazione epica, la recitazione con le voci dell'opera dei pupi, la declamazione e alcuni dei repertori tipici della letteratura popolare orale.
Il 24 luglio andrà in scena Un uomo a metà di Giampaolo G. Rugo, interpretato da Gianluca Cesale, con la regia di Roberto Bonaventura. Giuseppe lavora come rappresentante di articoli religiosi ed è fidanzato con Maria, figlia del padrone del più grande negozio di articoli religiosi di Roma. In attesa dell'imminente matrimonio scopre di essere impotente, ma forse il problema è solo apparente.
Ultimo appuntamento il 31 luglio con Vinafausa di Simone Corso, interpretato dallo stesso autore, da Francesco Natoli e Michelangelo Maria Zanghì, che è anche il regista. Il testo si rifà alla storia-cronaca della morte del giovane urologo barcellonese Attilio Manca, ufficialmente un suicidio, che però semina anche gli indizi di un insoluto delitto di mafia.