Cronaca. Sequestro clinica Cappellani a Messina, per i 4 indagati le accuse sono di trasferimento fraudolento di titoli e valori e riciclaggio

Messina sequestro Clinica Cappellani SiciliansQuattro gli indagati nell'ambito dell'operazione congiunta di Guardia di Finanza e DIA. Si tratta dei fratelli Dino e Aldo Cuzzocrea e del farmacista Antonio Di Prima relativamente al reato di trasferimento fraudolento di titoli e valori (ex art 12 quinquies D.L. 306/92) e del commercialista Dario Zaccone (quale ex consulente e persona di fiducia dei Cuzzocrea) per l'ipotesi delittuosa di riciclaggio (ex art. 648 bis). Il sequestro, ancora in fase di esecuzione, interessa l'intero patrimonio della società Immobiliare Cappellani Srl, compresa la sede della clinica e rapporti finanziari, per un valore complessivo prudenzialmente stimato in 10 milioni di euro. Tutto sarà affidato a un amministratore giudiziario nominato dalla magistratura inquirente e questo consentirà al Groppo Giomi, di continuare a fornire servizi sanitari all'utenza.

Il personale della DIA di Messina, supportato dal Centro Operativo di Catania, e i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Messina, a conclusione di una attività investigativa complessa e articolata coordinata dal Direttore Distrettuale Antimafia di Messina Maurizio De Lucia, hanno eseguito il sequestro penale, prodromico alla confisca, dell'intero complesso immobiliare Villa Cappellani di proprietà dell'Immobiliare Cappellani Srl, imponente struttura che ospita la nota clinica gestita dal Gruppo Giomi SpA, quest'ultimo non destinatario di alcun provvedimento.

Secondo le investigazioni giudiziarie della DIA e della Guardia di Finanza, le cui risultanze sono state condivise dalla locale DDA e dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Messina, l'importante complesso immobiliare sarebbe stato acquistato con provviste allo stato non giustificate, precedentemente esportate all'estero e successivamente fatte rientrare nel territorio nazionale attraverso la schermatura di società create ad hoc.

L'indagine penale, condotta in perfetta sinergia dagli specialisti della DIA e del Nucleo di Polizia Tributaria nell'ambito delle specifiche competenze nel contrasto all'attività illecita di riciclaggio, scaturisce dall'esame approfondito effettuato su alcune segnalazioni di operazioni sospette trasmesse dalla Banca d'Italia e inerenti il rientro dei capitali nel territorio nazionale di partecipazioni societarie allocate in precedenza all'estero in Lussemburgo e in seguito artatamente regolarizzate.

L'attività di polizia economico-finanziaria, risalendo la china dei flussi finanziari intercettati ed esportati in precedenza in territorio svizzero, ha permesso di appurare come alcuni degli indagati cui l'Immobiliare Cappellani Srl è direttamente riferibile, interessati da tempo al particolare settore, siano riusciti, sfruttando la parvenza di legalità del cosiddetto scudo fiscale Ter a regolarizzare già dal 2009 le posizioni societarie prima attestate con società anonima in territorio lussemburghese.

Tutta l'operazione sarebbe stata posta in essere per acquisire o comunque reimpiegare (con provviste illecite precedentemente esportate e facendo intervenire negli atti societari dei fidati prestanome) un consistente complesso immobiliare da destinarsi all'esercizio di professioni sanitarie, la clinica Cappellani di Messina, appunto, nota casa di cura messinese che fa parte del Gruppo Giomi, leader nazionale degli ospedali accreditati, quest'ultimo estraneo alle ipotesi delittuose contestate.

Intanto l'avvocato Bonaventura Candido, difensore di Dino e Aldo Cuzzocrea, a commento delle notizie relative al “sequestro operato ai danni della società proprietaria dei muri della Clinica Cappellani, prima ancora della celebranda conferenza stampa già ampiamente pubblicizzata sui social si limita a rendere noto che i capitali oggetto del procedimento in questione sono stati scudati in data 11 dicembre 2009 versando allo Stato (con modello F24 già in possesso degli inquirenti) la non irrilevante somma di 55.000 euro. Tanto è da solo sufficiente a rendere del tutto infondata ogni ipotesi di reato ed errato il sequestro oggi disposto, che sarà oggetto di immediata impugnazione”.

Chiarimenti anche dal Gruppo Giomi, che in una nota puntualizza di essere “del tutto estraneo alla vicenda che riguarda la proprietà dell'immobile che Giomi ha in affitto da diversi anni e che i rapporti con Sistema Sanitario Regionale non sono cambiati e proseguono regolarmente”.

 

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