Cronaca. Messina, omicidio Cutè: la Polizia ha individuato i responsabili
MESSINA. Ieri la Squadra Mobile ha dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico dei fratelli ergastolani Giuseppe Minardi (detto Peppe u Tarantinu) e Giovanni Minardi (detto Giampiero), ritenuti i responsabili dell'omicidio di Domenico Cutè (del '58, detto u sauru), commesso a Messina il 25 gennaio 2000. L'ordinanza costituisce l'esito di attività investigativa, espletata dalla Squadra Mobile di Messina, sotto la direzione della Procura Distrettuale della Repubblica, diretta dal Procuratore Dott. Maurizio de Lucia, attraverso il riscontro delle dichiarazioni rese da plurimi collaboratori di giustizia, che ha condotto al deferimento all'A.G. di fratelli, siccome ritenuti responsabili di avere ordinato ed eseguito materialmente, nel rione Giostra di Messina, il 25 gennaio 2000, l'omicidio sopra rievocato, mediante l'esplosione di tre colpi d'arma da fuoco, sparati con un fucile da caccia: fatto aggravato dal metodo mafioso.
L'assassinio di CUTE' Domenico – soggetto radicato negli ambienti del rione Giostra e legato da vincoli parentali diretti con GATTO Giuseppe (detto Puccio), al tempo reggente della congrega mafiosa operante in quel rione cittadino, nonché luogotenente del boss ergastolano irriducibile GALLI Luigi (l'unico dei vecchi capi mafia di Messina a non intraprendere la collaborazione con la Giustizia) – risulta eseguito materialmente da MINARDI Giovanni (detto Giampiero), su ordine del fratello MINARDI Giuseppe, in conseguenza di pretese delazioni che la vittima avrebbe reso alla Polizia di Stato, a carico di MARCHESE Stefano (nato a Messina il 4.10.1977), esponente della locale criminalità organizzata legato a MINARDI Giuseppe, oltre che da vincoli criminali, da un rapporto di amicizia personale, rafforzatasi anche all'interno delle mura carcerarie in periodi di codetenzione (egli venne poi ucciso da BARBERA Gaetano e IRRERA Salvatore il 18 febbraio 2005, a seguito dei contrasti sorti proprio fra MINARDI e BARBERA, come emerso nelle attività investigative esperite sull'omicidio.
Le dichiarazioni accusatorie del CUTE' Domenico riguardavano l'autore di altro omicidio (quello del salumiere POSTORINO Giovanni, ucciso nel corso di una rapina commessa in questo centro il 24 gennaio 1994) ed erano finalizzate a scagionare il proprio figlio CUTE' Antonino Natale, fermato nell'immediatezza del delitto e poi effettivamente rilasciato. [1]
Un quartiere complicato quello nel quale si consumava l'omicidio, oggetto da tempo di efferati delitti da parte di soggetti legati alla criminalità organizzata desiderosi di affermare la propria supremazia ed il proprio controllo sul territorio.
Oggi, grazie al lavoro d'indagine dei poliziotti della Squadra Mobile, coordinati dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Messina, i responsabili dell'omicidio Cutè hanno un nome e un cognome. Un'azione, quella dei germani, programmata accuratamente e perseguita nel tempo nonostante i vari tentativi fatti non fossero andati a buon fine. Le ragioni dell'omicidio sono da ricercarsi nella violazione, da parte della vittima, del codice mafioso che imponeva l'omertà.
Una storia criminale degna della caratura e dello spessore acquisito nel tempo dai due fratelli Minardi conseguentemente ai numerosi e gravi reati consumati alla quale gli investigatori hanno aggiunto un ulteriore ed importante tassello.
L'ordinanza di custodia è stata notificata al MINARDI Giuseppe presso il carcere di Sulmona (Aq), mentre al MINARDI Giovanni è stata notificata presso il carcere di Spoleto (Pg), ove si trovavano ristretti.
MINARDI Giuseppe (inteso “Peppe u Tarantinu”), nato a Messina il 14.3.1976, attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Sulmona, annovera vari precedenti per omicidio doloso, associazione mafiosa, estorsione, rapina, furto, cessione di stupefacenti, ricettazione, detenzione abusiva di armi, favoreggiamento personale ed altre fattispecie delittuose. Prima del suo arresto, avvenuto in data 07.01.2003, era inserito, con un ruolo di primo piano, nell'associazione di stampo mafioso capeggiata dal boss GALLI Luigi, inteso “Scarpuzza”, operante nella zona Nord di questo centro e, in particolare, nel quartiere popolare di “Giostra”.
Personaggio dall'elevatissima caratura criminale, si eleva per la spiccata e proclive personalità violenta e decisionista, largamente assurto alle cronache giudiziarie per fatti omicidiari, essendosi macchiato del reato d'omicidio, ancora minore degli anni 18.
Ancora giovanissimo – come acclarato nel corso delle investigazioni confluite nell'operazione Arcipelago – MINARDI Giuseppe riuscì a scalare i vertici della consorteria mafiosa di Giostra, divenendo un parigrado di Giuseppe Puccio GATTO che, suo malgrado dovette fargli spazio nella direzione del clan, per evitare inevitabili quanto cruenti scontri, proprio virtù della sua notoria pericolosità e risolutezza nel definire le questioni.
Nel breve lasso di tempo durante il quale MINARDI Giuseppe è rimasto in libertà (dall'11.03.2000 al 07.01.2003), dopo quasi un decennio di ininterrotta detenzione, ammesso alla liberazione condizionale della pena ed alla contestuale imposizione della misura di sicurezza della libertà vigilata, a seguito della condanna ad anni 18 di reclusione, irrogatagli dalla Corte d'Appello di Messina in data 02.12.1994, per l'uccisione di MENTO Maurizio, perpetrata il 17.10.1992 ed altro egli formò un proprio team di uomini fedelissimi, a partire dal fratello Giovanni detto Giampiero (indagato nelle riferite operazioni antimafia Alba Chiara ed Arcipelago), CAMPO Giuseppe, CAVÒ Domenico ed altri, organizzando e dirigendo le strategie delittuose del gruppo.
MINARDI Giuseppe ha contribuito a dare vita a quella forma di collaborazionismo fra uomini emergenti e non delle cosche messinesi (c.d. pax mafiosa tra “GATTO-MINARDI-SPARTA'-VENTURA-GUARNERA”), emersa nelle fasi delle operazioni AlbaChiara, Arcipelago, omicidio di MARCHESE Stefano ed altre investigazioni e che perdura a tutt'oggi.
Il fratello MINARDI Giovanni (inteso “Giampiero”), nato a Messina il 29.11.1982, attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Spoleto, annovera condanne definitive per omicidio in concorso, associazione a delinquere di stampo mafioso, detenzione e porto illegale di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, tentata rapina, estorsione, danneggiamento ed altro. È soggetto di grande spessore criminale ed elevatissima pericolosità sociale; insieme al fratello Giuseppe, è elemento di spicco, inserito nell'ambito della criminalità organizzata messinese e segnatamente nell'organizzazione criminale riconducibile al rione “Giostra” capeggiata dal noto boss detenuto GALLI Luigi e retta, sino alla relativa detenzione, da GATTO Giuseppe.
In quel contesto, si rivelò killer spietato, rendendosi autore – insieme a CAVO' Domenico (nato a Messina il 03.08.1979) e su mandato del fratello MINARDI Giuseppe e di GATTO Puccio – dell'assassinio di un personaggio storico della malavita di Giostra come MAURO Carmelo, già vicinissimo a GALLI Luigi, ucciso a Messina il 22.5.2001.
[1] Per il delitto POSTORINO, MARCHESE Stefano venne tratto in arresto in esecuzione dell'O.c.c. in carcere n°30/94 R.G.n.r. e n°36/94 R.G. Gip, in data 16.02.1994 e condannato alla pena di anni 16 di reclusione.