Cronaca di una morte annunciata: 40 anni senza ponte a Palermo, Catania e Messina
SICILIA. Mentre l'Italia aumenta la popolazione, le tre città più importanti della Sicilia perdono abitanti. A fronte di un incremento della popolazione italiana di oltre 3 milioni di abitanti negli ultimi 40 anni (dai 56.479.287 del 1981 ai 59.641.488 del 2021), nello stesso arco di tempo i tre capoluoghi più importanti ne hanno persi 171.231: Palermo è passata da 701.782 residenti a 647.422, Catania da 380.328 a 296.266 e Messina da 260.233 a 227.424. “Questi numeri sono la logica conseguenza dell'assenza del ponte sullo Stretto e di altri investimenti infrastrutturali mirati. Negli ultimi 40 anni la Sicilia, da regione con il PIL più alto del Mezzogiorno è passata al penultimo posto e a breve sarà superata dalla Calabria, in questo momento fanalino di coda, perché ha un tasso di crescita più alto -commenta Giacomo Guglielmo, ingegnere esperto di mobilità, trasporti e fondi SIE. I suoi 3 comuni più grandi, all'Unità d'Italia erano le uniche città del Sud insieme a Napoli con servizi, industrie e università. Il resto del Meridione non aveva altre risorse oltre all'agricoltura. Negli ultimi 4 decenni, la velocità ferroviaria in Italia è triplicata, avvicinando le estremità della penisola e relegando la Sicilia alla stessa marginalità di lontane isole come la Sardegna, Corsica e Creta, obbligando i viaggiatori a costosi e inquinanti voli o viaggi in nave. Il ponte, che dovrebbe esistere proprio dall'inizio degli anni Ottanta, è ancora ritenuto oggetto, caso unico al mondo, di dibattito politico sulla sua utilità: una vera follia. L'accessibilità di un territorio garantisce di per sé l'incremento dei traffici e della ricchezza, l'insularità (il denaro che si spende in più rispetto ad altre zone del Paese per muovere uomini e merci) è un costo che, sottostimato, vale oltre 3 miliardi l'anno. In pratica, quasi un ponte l'anno. Non è un caso che da 20 anni gli studenti calabresi, che prima si iscrivevano in massa all'università di Messina, scelgano le università calabresi o quelle di Roma e Napoli, che ormai si raggiungono comodamente in treno, senza l'incubo del traghettamento. La gente si vuole muovere senza problemi, senza impazzire con ferryboat e aliscafi. Vuole salire su un treno nella propria città e scendere nella stazione di destinazione senza perdere 2 ore per percorrere 3 chilometri, come avviene a chi attraversa lo Stretto, o spostandosi con i bagagli dal treno all'aliscafo o alla nave in condizioni da Terzo Mondo”.