Cronaca. Catania, estorsione con metodo mafioso: in manette esponenti del clan Santapaola-Ercolano

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CATANIA. Su disposizione di questa Procura, i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare personale, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale etneo, su richiesta di questo Ufficio, nei confronti di 4 persone (3 destinatari di arresti in carcere e 1 ai domiciliari) responsabili di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Le condotte accertate dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catania, in collaborazione con personale del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata di Roma, attengono al forzato recupero di crediti posto in essere dagli indagati in danno di un'impresa con sede a Scordia, in provincia di Catania, a favore dell'impresa Sicilsole S.R.L. con sede a Mazzarrone, sempre nel comprensorio etneo, operante nel settore dei . Destinatari della misura cautelare in carcere sono tre esponenti di vertice della famiglia di cosa nostra catanese Santapaola-Ercolano:
Aldo Ercolano (classe 1974), figlio del defunto Sebastiano (classe 1944) e fratello di Mario (classe 1976, attualmente recluso). Per  l' l'odierna misura cautelare è stata eseguita nel carcere di L'Aquila, dove si trova recluso per effetto di altro provvedimento restrittivo eseguito il 14 giugno 2016 nell'ambito della famosa operazione “Brotherhood”, condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catania e che ha portato alla luce i rapporti illeciti esistenti nel capoluogo etneo tra esponenti della massoneria, imprenditoria catanese e appartenenti alla criminalità organizzata.
Antonio Tomaselli (classe 1966), inteso “penna bianca”, reggente della famiglia Ercolano dopo l'arresto di Ercolano, anch'egli recluso in carcere dal novembre del 2017;
Rocco Biancoviso (classe 1967), alter ego di Tomaselli nel territorio di Scordia, già colpito da misura cautelare personale in carcere nel novembre del 2017. L'attività investigativa è stata sviluppata dalle Fiamme Gialle etnee a seguito della perquisizione domiciliare eseguita all'interno dell'abitazione di Ercolano all'atto dell'applicazione della misura in carcere disposta per l'operazione “Brotherhood”, nel corso della quale furono ritrovati degli interessanti messaggi scritti a penna su fogli di carta (cosìdetti pizzini) sui quali vi erano annotati importi e nominativi di persone fisiche e di aziende, nonché fotocopie di documentazione riferibili a pratiche di recupero crediti affidate a Ercolano, in teoria privo di titoli ufficiali per occuparsene.  L'approfondimento di tali elementi indiziari, supportato dall'esecuzione di intercettazioni telefoniche e ambientali nonché dall'analisi di copiosa documentazione bancaria, ha fatto emergere che alcuni di tali documenti erano rappresentativi di somme che dovevano essere riscosse da parte degli esponenti apicali del clan per conto di un imprenditore che si era a loro rivolto per ottenere illecita soddisfazione degli insoluti debiti di un suo cliente commerciale. Le predette risultanze investigative, che hanno trovato riscontro anche nelle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, hanno comprovato che in tale modo Salvatore Sinatra (classe 1964), socio della predetta  società e sottoposto agli arresti domiciliari nell'ambito dell'odierno provvedimento cautelare personale, grazie all' del clan era riuscito a ottenere da un imprenditore suo cliente la forzata restituzione di somme dovute a titolo di debiti commerciali. In particolare, è stato accertato che in più occasioni i tre citati appartenenti al clan, con minacce consistite nel far valere la loro appartenenza all'associazione di stampo mafioso e paventando al debitore che avrebbe subito danni all'azienda e che si sarebbero impadroniti dei macchinari e beni strumentali della stessa qualora non avesse corrisposto direttamente a loro la somma di 20.000 euro relativa a un residuo di credito vantato dalla Sicilisole S.R.L.”, hanno costretto la vittima a corrispondere a quest'ultima impresa, mediante bonifico, una prima rata di 2.000 euro per l'importo dovuto.

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