Cronaca. Bancarotta fraudolenta e falso in bilancio, un arresto e 3 misure cautelari a Messina

Messina Guardia di Finanza SiciliansMESSINA. I finanzieri del Comando Provinciale hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare che prevede gli arresti domiciliari per una persona e l'obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria per altre tre, tutte responsabili dei reati di bancarotta fraudolenta, falso in bilancio e frode fiscale. L'Autorità Giudiziaria ha inoltre disposto il sequestro preventivo finalizzato alla  per equivalente dei conti correnti, dei beni aziendali, delle quote di capitale e delle azioni intestate all'ultima delle società creata dagli indagati. Il provvedimento è stato emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Messina Tiziana Leanza a conclusione di complesse e articolate indagini di polizia economico-finanziaria dirette dalla Procura della Repubblica di Messina e svolte dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della della città dello Stretto.

Stando alle indagini gli indagati (tutti soci, amministratori e dipendenti di 8 società operanti nel settore dell'editoria create nell'ultimo decennio) si sarebbero resi autori di ripetute irregolarità nella redazione dei bilanci per occultarne lo stato di crisi, simulando una solidità patrimoniale inesistente che consentiva loro di beneficiare di ulteriori finanziamenti che poi non erano saldati.

Il modus operandi che secondo l'accusa sarebbe stato elaborato e gestito da Enzo Basso, editore e direttore dello storico settimanale Centonove, consisteva nel creare società ad hoc che poi erano gravate di oneri connessi alla titolarità di importanti testate giornalistiche edite nella provincia di Messina indebitate con l'erario e con gli istituti previdenziali e successivamente messe in liquidazione, con il contestuale spostamento della gestione della testata ad altre imprese momentaneamente in bonis. Altro elemento rilevato nel corso delle indagini riguarda il ricorso alla forma delle società  per tutte le imprese gestite dagli indagati, funzionale a garantire il godimento di rilevanti agevolazioni fiscali previste per tale forma societaria.

Sempre secondo gli inquirenti, attorno a queste società ruotava l'apparato che Basso avrebbe creato e gestito con l'ausilio di una serie di persone a lui collegate nell'ambito delle cooperative, che tra l'altro condividevano tutte la stessa sede o comunque i luoghi nei quali si svolgevano le principali attività. Sistematica, infine, sempre secondo le indagini, la ripetizione delle operazioni economiche poste in essere per trasferire verso le nuove società di volta in volta costituite la parte più rilevante del patrimonio aziendale.

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