Coronavirus arcipelago Eolie, l’appello dei residenti: “Isolateci o per noi sarà la fine”

MESSINA. L'emergenza coronavirus ha messo a terra l'Occidente. Il dilagare dell'epidemia ha fatto emergere le falle della sanità italiana e a soffrire di più, come sempre, sono le piccole comunità come quelle delle Isole Eolie. I tagli sconsiderati dell'ultimo ventennio hanno lasciato a Lipari un ospedale dove non solo non si può più partorire, ma con un solo posto di terapia intensiva. “Messina rischia di diventare un'altra Bergamo -spiega Daniele Corrieri, isolano doc e seguitissimo con la sua pagina Controcorrente Eoliana– senza considerare le altre province siciliane. Tutto questo comporta che al 99% i posti di rianimazione e per l'emergenza per coronavirus nei vari ospedali sarebbero tutti occupati nel caso in cui ci dovessimo trovare nelle stesse condizioni del Nord Italia. In caso di emergenze, alle Eolie rischieremmo di fare la fine dei topi”. A preoccupare, è soprattutto il contatto con il personale delle forze dell'ordine e sanitario che viene da fuori e che si ferma nell'arcipelago meno di due settimane. “Le forze dell'ordine, il personale del 118, la Croce Rossa e i medici, ai quali siamo estremamente grati, fanno quasi giornalmente avanti e indietro dalle nostre isole -spiega Corrieri- e purtroppo sono gli stessi che sono esposti in prima linea sul territorio del Messinese. Abbiamo chiesto che si fermino da noi con la giusta copertura fino al rientro dell'emergenza. A Lipari abbiamo un ospedale che ha stanze e sale operatorie attrezzate con nuove tecnologie ma senza medici nonostante istituzioni locali e cittadini rivendichino il diritto alla salute. Ci rendiamo conto di esser una piccola comunità, da sempre siamo isolati e spesso dimenticati dalle istituzioni regionali, ma oggi siamo noi a chiedere di isolarci e tutelarci, perché con un solo posto di terapia intensiva la nostra unica possibilità di salvezza è un isolamento totale”.

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