C’eraunavoltailcinema. L’omaggio della Cineteca Nazionale a Silvana Pampanini

Silvana PampaniniE' in iniziato male il 2016 per gli amanti del cinema e della musica. Se ne sono andate celeberrime icone come David Bowie e il regista Ettore Scola. Il 6 gennaio è toccato all'attrice Silvana Pampanini e la Cineteca Nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia, che vanta uno tra i maggiori archivi europei, ha voluto renderle omaggio proiettando al cinema Trevi di Roma dal 12 al 16 marzo alcune delle sue pellicole più importanti.

Tra le prime maggiorate del cinema italiano, la Pampanini è stata insieme a Gina Lollobrigida, Silvana Mangano e ad altre ben note, il simbolo dell'entrata in scena sullo schermo italiano di una nuova dirompente femminilità dalle forme prosperose e giunoniche.

Erano gli anni '50, l'Italia si apprestava al suo boom economico, apriva le porte agli idoli della società di massa, ansiosa di dimenticare le nefandezze e gli orrori della guerra che certo cinema neorealista tendeva ancora a rappresentare. Dotata di una carica sensuale e aggressiva, l'attrice romana consacra sin da giovane il suo successo a questa nuova tipologia di pubblico, ma i ruoli più impegnativi verranno dopo, quando il cinema d'autore si accorge di lei e registi quali Pietro Germi, Luigi Comencini, Dino Risi e Giuseppe De Santis la vogliono nei propri film.

Potente e dalle sfumature amare è il suo ruolo ne La strada lunga un anno (1958), proiettato la sera della prima giornata dell'evento, nel quale interpreta Giuseppina, una donna povera abbandonata dal marito e con a carico due figli, che sceglie di abbandonare la propria misera dimora per appoggiare la giusta causa di un gruppo di lavoratori decisi a costruire una strada contro il volere del sindaco. De Santis dirige un film di protesta sociale e la Pampanini accompagna bene il registro con il volto energico e passionale, disperato e triste di una addolorata.

Avvenente e sensuale è invece nel film Il gaucho (1964) di Dino Risi, ultima pellicola proiettata dalla Cineteca, dove interpreta una viziata attrice in trasferta in Argentina in occasione di un festival cinematografico. Qui la interprete si fa carico della sgraziata disinvoltura dell'attrice ricolma di effimere illusioni, dando timbro e ritmo, insieme a Vittorio Gasmann, a una all'italiana dalla comicità elettrizzante, permeata da una vena amara e critica.

Dopo questo film l'importanza di Silvana Pampanini sembra pian piano dissolversi. Il cinema si dimentica di lei, sostituita da altre icone femminili forse più influenti e furbe nel gestire la propria immagine, dotate di una diversa sensualità che più si confaceva al cambio di gusti degli anni '70. Silvana Pampanini rimane comunque un simbolo della nostra cinematografia, della nostra cultura, della nostra società.

Alessio Morello

Nato in Sicilia, adesso studente di cinema al DAMS di Roma. Divide le sue giornate fra introversione ed estroversione, vecchi film perduti, nuovi film sperduti, musica e lettura, il tutto rigorosamente mentre strimpella note discordanti alla chitarra. Si crede un esistenzialista con svariati dubbi universali in testa, che talvolta finisce per annegare nella baldoria di qualche pinta di troppo. Un pessimista pessimo. Vorrebbe differenziarsi e sfuggire dalla massa, ma forse è la massa che fugge da lui. Ponderato e istintivo al contempo, quando chiude gli occhi sogna fotogrammi in bianco e nero con un sottofondo rock 'n' roll.

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