Cinema. L’America ai tempi del proibizionismo da Leone a De Palma
Tra il 1919 e il 1933 negli Stati Uniti fu in vigore il proibizionismo, che vietava la fabbricazione, la vendita, il trasporto l'importazione di alcolici. Il decreto fu fortemente voluto e incoraggiato dalle cosiddette Società di Temperanza, gruppi religiosi e politici nitevolmente conservatrici. La figura più conosciuta ed emblematica del periodo è sicuramente Al Capone, gangster, o uomo d'affari come lui stesso amava definirsi, che grazie alla vendita illegale di alcool riuscì a creare un impero di migliaia di dollari, divenendo influente anche al livello sociale e politico. Il cinema ha più volte raccontato questo controverso periodo e il più famoso fra questi è sicuramente “Gli Intoccabili”, film del 1987 di Brian De Palma. Nella Chicago del 1930 Capone (Robert De Niro) è il leader indiscusso dello spaccio di alcolici in città, protetto da parecchi uomini fidati e spalleggiato da polizia e stampa. Solo 4 agenti di polizia, al cui comando vi è Eliot Ness (Kevin Costner), decidono di ribellarsi alla situazione e porre fine all'impero del gangster. Sono, appunto, “gli intoccabili”, cioè gli incorruttibili difensori della vera legalità.
Il film, magistralmente diretto da De Palma, ci regala con linearità e qualche colpo d'occhio d'autore un poliziesco che poggia sugli stili classici del genere, dove un istrionico De Niro con la sua interpretazione riesce meravigliosamente a comunicare la negatività e la pericolosità del celebre malavitoso. Altro film che si inserisce in tale contesto storico è il capolavoro “C'era una volta in America” del 1984 di Sergio Leone. Considerato da molti critici uno dei film più belli di sempre ci racconta i vari periodi della vita del criminale David “Noodles” Aaronson (Robert De Niro) e dei suoi amici, dall'infanzia all'età adulta, dal proibizionismo fino agli anni '60, con un'articolata sceneggiatura che spazia alternativamente su diversi archi temporali e per la quale Leone dovette avvalersi di altri 5 sceneggiatori. Il film è un viaggio nell'America metropolitana di quel tempo, tra realtà e fantasia, antropologia e pura fascinazione poetica, storia e favola, un viaggio nel cuore dei grandi sentimenti umani dove amore, gelosia, odio, paura, violenza e amicizia sono trattati in maniera unica e inarrivabile. Nel viaggio nei ricordi del protagonista David il tempo dilatato e frammentato della memoria permea l'intera opera e ne dà il senso, universale ed individuale, enigmatico e sincero, come il sorriso finale di De Niro.
Un'epoca controversa, quella del proibizionismo, che si concluse il 5 dicembre 1933 quando lo Utah fu il 36º stato americano a decidere di abolire il XVIII emendamento e il Volstead Act, decretandone così la fine.