Ciao, sai cosa vuol dire ciao?
Ciao, sai cosa vuol dire ciao? Canzone che Vasco Rossi cantò alla fine degli anni '80. Ma questa domanda oggi me la pongo io: cosa vuol dire ciao? Ciao ha origini veneziane, per l'esattezza deriva da s'ciavo che significa schiavo. Salutare con un ciao corrisponderebbe quindi a “Servo Vostro”.
Parola che giornalmente utilizziamo parecchio, anche se per salutare ne esistono tantissime.
Utilizzare ciao è però segno di confidenza, ovvio quindi che i due o più interlocutori si diano del tu. Non esiste un ciao Lei, non esiste un ciao in terza persona, esistono però delle espressioni che hanno lo stesso fine, il saluto.
Buongiorno. Se dovessimo analizzare il buongiorno scopriremmo che più che un saluto si tratta di un augurio, quindi se si è scaramantici a ogni buongiorno si dovrebbero fare degli scongiuri, a ogni buongiorno dovremmo avere un amuleto a portata di mano o magari lo si dovrebbe augurare solo agli uomini.
A meno che il buongiorno, non essendo dei veggenti quindi non vedendolo dal mattino, si usi come se fosse una domanda: sarà un buon giorno? È un buongiorno? Buongiorno? apponendo quindi il punto interrogativo dopo. La risposta la scopriremo solo vivendo.
Stessa cosa vale per i gli auspicii delle diverse fasce orarie: buon pomeriggio, buonasera, buona serata e buona notte (farei eccezione per il sogni d'oro, al quale personalmente risponderei con un grazie anche a te) non ci resta che incrociare le dita.
Poi ci sono i saluti impersonali, quelli scialbi, privi di colore, asettici, non macchiano né ungono: salve, salutiamo, un saluto.
Salve: in quanto? Salutiamo: chi siete, da dove venite, cosa portate? Un saluto: quale? Posso decidere io o mi avvalgo dell'aiutino da casa?.
Certo che se ognuno prima di decidere quale sia il saluto più adatto all'esigenza del momento e alla persona che si intende ossequiare ci si mettesse a riflettere su etimologia e reazioni del termine scelto, preferirebbe andar dritto per la propria strada e accennare giusto un gesto con la mano piuttosto che con il capo.
Però io oggi ci pensavo, e sapete cosa vi dico? Che personalmente preferisco salutare in uscita e non in entrata. Quant'è bello un arrivederci, che sta a significare che si spera di rivivere quella persona e quella situazione.
Meravigliosi a risentirci o ci sentiamo, che sono il desiderio che quanto avvenuto riaccada. Vale lo stesso per A presto. Pur salutando, sia in radio che quando scrivo, con i miei baci a pioggia (che altro non sono che una sorta di caratteristica con cui mi identifico come personaggio) la mia riflessione ha portato a una conclusione: preferisco i saluti con la A…… ‘Aciao!