#Catania. Sbarco migranti del 5 marzo scorso: fermati due scafisti libici
La Procura Distrettuale della Repubblica di Catania ha coordinato le attività svolte dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza di Catania che hanno posto in stato di fermo Wasim al Morhaq (nato in Libia, classe 1992) e Zouhair Samida (nato in Libia, classe 1989). Entrambi sono gravemente indiziati dei reati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina per avere promosso e organizzato, in concorso con altre persone al momento ignote, dei viaggi dalle coste libiche a quelle italiane. La mattina del 5 marzo scorso è giunta nel porto di Catania la nave della Guardia Costiera norvegese Siem Pilot con a bordo 502 migranti di varie nazionalità e una salma.
Le indagini, avviate sotto il coordinamento della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania da personale della Squadra Mobile – Sezione Criminalità Straniera e Prostituzione – e da militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, hanno consentito di individuare i due cittadini libici quali organizzatori del viaggio e conducenti di un'imbarcazione in legno con al traino un altro natante di piccole dimensioni (con il quale i due trafficanti sarebbero dovuti tornare sulle coste libiche) su cui viaggiavano 32 migranti, prevalentemente di nazionalità siriana, soccorsi il 3 marzo dalla Siem Pilot. Nel corso delle indagini univoche e concordanti sono risultate le testimonianze rese da migranti di varia nazionalità e lingue diverse.
In particolare, un giovane cittadino siriano ha fornito uno spaccato del modus operandi delle organizzazioni libiche che si occupano del traffico di essere umani. Questi, dimorante in Libia da alcuni anni, ha riferito che per conto di un gruppo di connazionali di Zwara aveva contattato un soggetto conosciuto come Wasim, indicato come poliziotto libico, per organizzare un viaggio con un'imbarcazione di dimensioni ridotte ma ritenuta sicura. Con Wasim e altro libico indicato con il nome di Zoher, Zouhair Samida ha pattuito il pagamento della somma di 95.000,00 dinari libici (intorno ai 63mila euro per un importo pro capite di 3.300 dinari) consegnando a Wasim solo parte della somma, con l'impegno che la rimanente parte l'avrebbero lasciata a un intermediario in Libia, che l'avrebbe consegnata ai trafficanti solo dopo una telefonata di conferma del loro arrivo in Italia.
In realtà, si erano accordati per versare la somma di 75.000 dinari libici, 40.000 da versare subito e 35.000 dopo l'arrivo in Italia, tanto che gli organizzatori hanno inserito nel viaggio anche migranti di altre nazionalità. Trascorse un paio di settimane, alle prime ore del 2 marzo scorso, Wasim aveva condotto i migranti presso il porto di Sabratah. Sulla spiaggia di Sabratah, Wasim e Zoher, collaborati da altri 4 libici, hanno fatto salire i migranti su un'imbarcazione in legno sulla quale ha preso posto anche Wasim, che si è messo alla guida del natante. Zoher, dopo avere preso posto su un natante più piccolo, al traino dell'imbarcazione con i migranti, è salito su quest'ultima mettendosi alla guida. L'accordo di Wasim e Zoher con i migranti era quello di condurli in alto mare e, poco prima dell'arrivo dei soccorsi, rientrare con il barchino verso le coste libiche.
Nel corso della traversata, l'imbarcazione su cui viaggiavano i migranti ha fatto registrare un'avaria al motore e a quel punto i due libici sono saliti a bordo del barchino promettendo di avvisare i soccorsi. Il giovane siriano, temendo che li avrebbero abbandonati con la barca che andava alla deriva, si è tuffato in mare ed è salito a bordo del barchino per cercare di raggiungere insieme a Zoher una nave dei soccorsi, mentre Wasim è rimasto sull'imbarcazione con gli altri migranti.
L'avaria al motore del barchino ha impedito di andare a cercare soccorsi, che tuttavia non hanno tardato ad arrivare essendo stati loro avvistati da un elicottero che aveva dato l'allarme raccolto dalla Siem Pilot. Durante la permanenza a bordo della Siem Pilot, i due libici hanno raccomandato ai migranti di riferire alle autorità di essere dei pescatori che avendoli visti in difficoltà si erano fermati per aiutarli. Il loro tentativo di eludere le investigazioni però non è andato a buon fine grazie alle dichiarazioni, precise e concordanti, dei migranti, al report acquisito dalla nave della Guardia Costiera norvegese e ai filmati dai quali non è emerso alcun elemento che potesse far ritenere trattarsi di un'imbarcazione di pescatori. Espletate le formalità di rito, i due sono stati condotti nel carcere di Catania Piazza Lanza.