Caporalato, misure cautelari e sequestri a Panarea. Indagini sullo sfruttamento lavorativo

Panarea Carabinieri SiciliansNella giornata del 12 dicembre 2024, i militari del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Messina, con il supporto della Compagnia dei Carabinieri di Milazzo, hanno dato esecuzione a un'ordinanza emessa dal GIP del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, su richiesta della locale Procura della Repubblica. La misura prevede il divieto di dimora e il sequestro penale preventivo a carico di un datore di lavoro italiano, operante nel settore edile, accusato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (caporalato).

L'indagine

Le indagini, avviate nel dicembre 2023, hanno preso le mosse da un grave infortunio sul lavoro avvenuto il 10 novembre 2023 sull'isola di Panarea, nel Comune di Lipari. La vittima, un cittadino magrebino irregolare, impiegato presso l'azienda dell'indagato, è rimasta coinvolta in un incidente mentre utilizzava un muletto su una strada di montagna. Il mezzo si è ribaltato, provocando al lavoratore la frattura del perone e una lesione al legamento di un ginocchio.

Secondo la denuncia presentata il 21 dicembre 2023, dopo l'incidente il lavoratore è stato abbandonato nei pressi di una strada. Soccorso da un passante, è stato portato alla guardia medica di Panarea e successivamente trasferito in all'Ospedale Cannizzaro di Catania, dove è rimasto ricoverato per diversi giorni.

Sfruttamento e condizioni degradanti

L'indagine, condotta dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Messina, con il supporto del Nucleo Operativo del Gruppo Tutela Lavoro di Palermo, ha rivelato un sistema di grave sfruttamento lavorativo ai danni di almeno sette cittadini marocchini, tutti in condizione di irregolarità sul territorio. Le violazioni riscontrate includono:

Orari di lavoro massacranti: turni di almeno 12 ore al giorno per sette giorni a settimana, senza riposi, ferie o permessi.

Salari irrisori: compensi di 5,70-7,00 euro al giorno, sproporzionati rispetto alla qualità e quantità di lavoro prestato.

Minacce e pressioni: i lavoratori venivano intimiditi per firmare dimissioni volontarie o accettare il mancato pagamento di parte del salario.

Condizioni abitative degradanti: gli operai vivevano in container fatiscenti, dotati di piccole stanze sovraffollate, una cucina inadeguata e un solo bagno condiviso in pessime condizioni.

Sicurezza inesistente: l'attività si svolgeva senza il rispetto delle norme in materia di salute e sicurezza.

Misure adottate

Nel corso dell'operazione, sono stati sequestrati:

i container utilizzati per alloggiare i lavoratori;

due mezzi impiegati per l'attività lavorativa.

Coordinamento e contrasto al caporalato

L'indagine è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, sotto la direzione del Procuratore Capo Giuseppe Verzera. Si inserisce in una più ampia azione di contrasto al fenomeno del caporalato, portata avanti in sinergia tra l' e le Forze dell'Ordine, con l'obiettivo di prevenire e reprimere lo sfruttamento lavorativo.

Si ricorda che la persona sottoposta a indagine gode della presunzione di innocenza e ha diritto di far valere la propria estraneità ai fatti contestati in ogni fase del procedimento.

 

Carmelo Amato

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