#Capod’Orlando. Truffa da 67 milioni alla UE, denunciati in cinque
I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della guardia di finanza di Messina hanno concluso nei giorni scorsi, l'operazione Agrumi d'oro, che ha permesso di scoprire un complesso sistema di frode ai danni dell'Unione Europea messo in atto utilizzando il consorzio Agridea di Capo d'Orlando, operante nel settore della lavorazione della frutta. In particolare, le Fiamme Gialle, attraverso accurate indagini dirette dalla Procura della Repubblica di Patti, hanno ricostruito un vorticoso giro di fatture ritenute false, quantificato in oltre 67 milioni di euro, per il periodo che va dal 2011 al 2015, fondato sulla compravendita di prodotti agricoli, quali limoni, che, in realtà, non sarebbero mai stati né prodotti né acquistati.
Denunciati alla procura della Repubblica di Patti l'ex sindaco di Capo d'Orlando Enzo Sindoni, oltre a Giuseppe Micale, Basilio Scaffidi Chiarello, Santino Gori e Leuccio Tonarelli.
Le fatture considerate fittizie erano emesse in maniera circolare tra il consorzio e altri due analoghi enti, consorzio PAC e consorzio UPEA, anch'essi con sede nella città orlandina e facenti capo al medesimo gruppo societario, col preciso obiettivo di far lievitare solo sulla carta il volume della produzione di agrumi del consorzio Agridea al fine di consentire a quest'ultimo di acquisire le caratteristiche richieste dalla normativa vigente per poter accedere agli aiuti economici europei in agricoltura. La minuziosa attività investigativa dei finanzieri avrebbe, inoltre, permesso di accertare che le estese superfici dichiarate come coltivate ad agrumeto per ottenere i contributi e riconducibili al primo consorzio sarebbero sensibilmente inferiori al reale, circa il 62% in meno. Peraltro, alcuni di questi terreni sarebbero risultati addirittura incolti o destinati a usi diversi da quelli agricoli.
In aggiunta, gran parte degli agricoltori che il consorzio dichiarava come propri associati avrebbe negato l'esistenza con esso di rapporti di qualsiasi tipo. Nel corso dei minuziosi controlli sarebbe emerso, inoltre, che alcuni macchinari per smistare i prodotti utili per la successiva commercializzazione e in uso ai tre consorzi non erano mai entrati in funzione sin dalla data del loro acquisto. Analogamente, le celle frigorifere sono risultate costantemente vuote durante l'intero periodo di effettuazione delle operazioni di verifica svolte nei confronti dei consorzi UPEA e PAC.
Infine, è stato individuato un ulteriore sistema illecito utilizzato per cercare di lucrare indebitamente i contributi pubblici, pari in totale a due milioni e mezzo di euro. Nel dettaglio, tra la documentazione prodotta per certificare alcune spese poi rimborsate con i finanziamenti europei sono stati rinvenuti numerosi assegni bancari che gli investigatori ritengono abilmente falsificati. Tale analitica ricostruzione è stata resa possibile grazie all'analisi incrociata tra la documentazione esibita presso gli uffici competenti per ottenere i contributi comunitari, attestante i pagamenti e l'insieme delle movimentazioni bancarie e contabili della società.
Per Sindoni, Micale, Scaffidi Chiarello, Gori e Tonarelli le ipotesi di reato sono di truffa aggravata ai danni dello Stato, reato che prevede la reclusione fino a sei anni e per le violazioni penali tributarie per emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, segnalando altresì la responsabilità amministrativa del consorzio Agridea. Sulla base di tali elementi la Procura della Repubblica di Patti, ha chiesto e ottenuto dal GIP del Tribunale di Patti il sequestro preventivo per equivalente dei beni mobili e immobili di proprietà del consorzio Agridea e del suo rappresentante legale, Santino Gori residente a Capo d'Orlando, 50 anni, fino al controvalore dei contributi illegalmente percepiti, pari a circa un milione 900.000 euro.
La misura, eseguita dalle Fiamme Gialle nei giorni scorsi, ha riguardato disponibilità bancarie, partecipazioni azionarie e automezzi. Particolarmente importante la circostanza che le indagini hanno impedito che il consorzio indagato ottenesse un'ulteriore quota di finanziamento pari a 600.000 euro, in quanto l'intervento dei finanzieri ha consentito di bloccare i fondi per tempo, prima della loro erogazione. L'operazione di servizio conferma il costante impegno della Guardia di Finanza quale organo di polizia economico-finanziaria a tutela della spesa pubblica nazionale ed europea, nonché la capacità di svolgere investigazioni in maniera trasversale e contestuale nei diversi settori di competenza istituzionale.