BluFerries e i carichi nocivi abbandonati in stazione

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Le cisterne contenenti materiali pericolosi ferme nella stazione di Messina (foto d'archivio)

Il 29 settembre si avvicina e quello di BluFerries potrebbe davvero non essere un bluff per alzare la posta. Ma se le navi del Gruppo FS lasceranno davvero il porto storico tra poco più di 15 giorni, chi si occuperà del trasporto delle merci nocive e radioattive attraverso lo Stretto?

Una domanda per ora senza risposta, ma per la quale si dovrà trovare una soluzione in meno di due settimane.

Dopo la tragedia di Viareggio del 29 giugno 2009, quando la fuoriuscita di gas nella stazione ferroviaria provocò un incendio spaventoso nel quale morirono 33 persone e 25 rimasero ferite, la Cisl lanciò l'allarme su quello che succedeva a Messina.

I vagoni che trasportavano sostanze nocive tra le due sponde restavano per giorni sotto il sole in attesa di essere trasferiti altrove.

L'ondata di protesta mise in riga le Ferrovie dello Stato e dopo un primo periodo di lento risveglio, nel 2010 ancora si verificava la permanenza di cisterne oltre il tempo consentito, non si segnalarono più casi del genere, pericolosissimi per l'incolumità pubblica. Adesso però il problema si ripropone, con l'aggravante che nessuno sembra avere pensato a una soluzione.

L'ultima ordinanza anti TIR del Renato Accorinti è di poche settimane fa e vieta il passaggio dei mezzi pesanti dalle 7 alle 21 in alcune zone della città, compresa la stazione marittima.

BluFerries, controllata del Gruppo Ferrovie dello Stato, fatti due conti, decide che in questo modo perderebbe non meno di 5 milioni di euro l'anno, visto che oltre l'80% delle sue entrate sulle tre navi destinate al trasporto mezzi e passeggeri dipende dall'imbarco dei TIR.

La società decide così di spostare la maggior parte della flotta a Tremestieri, nella zona sud della città. Dal 29 settembre tre navi (due in servizio e una di riserva) si sposteranno di  oltre 6 chilometri, lasciando per sempre il porto storico. Gli armatori privati non imbarcano i mezzi pesanti che trasportano le merci più pericolose perché la nave dovrebbe viaggiare senza passeggeri e sarebbe quindi anti economico e tra la stazione marittima e Tremestieri l'unico attrezzato dal punto di vista della sicurezza è il porto storico.

“Ci chiediamo -fa notare Michele Barresi, delegato regionale Orsa Trasporti- se non sia un problema di sicurezza, visto che quello a sud è definito ancora oggi un approdo di emergenza. Approfondiremo la questione nei prossimi giorni”.

Alla stazione marittima resteranno solo le navi che traghettano da e per la i treni a lunga percorrenza, che sono passati dai 28 del 2007 ai 10 attuali: 4 diurni fino a Roma e sei notturni (4 da e per la Capitale e 2 a Milano). E così il Palermo-Milano, tragitto che dura ben 22 ore, è soprannominato il viaggio della speranza.

Buio fitto anche per quanto riguarda la rotta ex Metromare, che collega con due mezzi veloci Messina con Villa San Giovanni. A causa delle ridottissime somme disponibili (poco più di 13 milioni di euro) lunedì scorso  il nuovo bando è andato deserto e sembra improbabile che BluFerries e Ustica Lines, che gestisce la rotta con Reggio Calabria, siano disponibili ad accettare un'altra proroga.

Non solo perché ancora non c'è traccia del pagamento da incassare a luglio, ma anche perché nessuno sa con chiarezza, a quanto pare neanche gli armatori, quando davvero scadrà la proroga decisa dal ministero dei Trasporti a fine giugno. Nel sito del dicastero non sembra esserci alcun riferimento alla scadenza (che si ipotizza sia il 31 dicembre prossimo) e il mistero si infittisce.

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