Barcellona, decapitata la cupola mafiosa
La cupola mafiosa di Barcellona va in mille pezzi. Prosegue senza sosta l'attività della DDA e del ROS di Messina, che con il loro lavoro di investigazioni stanno attaccando i gangli nevralgici degli affiliati a “Cosa Nostra” della provincia di Messina. A poche settimane di distanza dal sequestro dei beni del mafioso Salvatore Ofria, la Procura ed i Carabinieri di Messina hanno messo a segno un altro importante risultato con l'operazione “Ghota III” andata a segno questa mattina. Il bilancio dell'operazione è il sequestro di società per un valore di 15 milioni di euro riconducibili ad alcuni tra i 15 arrestati. Tra questi l'avvocato Saro Cattafi. Personaggio molto discusso e assiduo frequentatore del circolo “Corda Fratres” di Barcellona, che tra i propri soci annovera anche il Procuratore Generale di Messina Franco Cassata e il sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca.
L'operazione, che ha impegnato un centinaio di uomini dei carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Messina, è scattata stamane all'alba, in esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare in carcere firmate dal G.I.P. del Tribunale di Messina Massimiliano Micali. Oltre che l'avvocato Cattafi, i carabinieri hanno arrestato anche Giovanni Bontempo, 35 anni, di Capo d'Orlando, Tindaro Calabrese, 39 anni, di Novara di Sicilia, Antonino Calderone, 37 anni, Carmelo Giambò, 41 anni, Giuseppe Isgrò, 47 anni, Giusi Lina Perdichizzi, 37 anni, tutti di Barcellona, Salvatore Campanino, 48 anni, e Agostino Campisi, 51 anni, e Carmelo Salvatore Trifirò, 40 anni, tutti e tre di Terme Vigliatore, Sergio D'Argenio, 52 anni di Messina, Giovanni Rao, 51 anni, e Giuseppe Triolo, 36 anni di Castroreale, Roberto Ravidà, 57 anni di Oliveri e Giuseppe Ruggeri, 47 anni, di Taormina. Ad alcuni l'ordinanza di custodia cautelare è stata notificata in carcere.
Pesanti le accuse. Dall'associazione mafiosa all'estorsione e all'omicidio, fino all'intestazione fittizia di beni ed ad altri reati, tutti aggravati dalle finalità mafiose. I provvedimenti, richiesti dal Procuratore Guido Lo Forte e dai sostituti della DDA, sono stati determinati dalla prolungata attività investigativa condotta dal Raggruppamento Operativo Speciale nei confronti dei sodalizi mafiosi attivi lungo la costa tirrenica della provincia. L'ultima tranche dell'indagine originaria “Gotha” si era conclusa nel giugno 2011 con l'arresto di 18 indagati per associazione mafiosa, omicidi, estorsioni, porto e detenzione abusiva d'arma da fuoco ed intestazione fittizia di beni.
L'indagine “Gotha III” si è ulteriormente concentrata sull'assetto organizzativo ed i numerosi interessi illeciti della famiglia mafiosa barcellonese, sodalizio operante nella provincia di Messina, già protagonista in primo e secondo grado nel processo “Mare Nostrum” fino al 1994 e poi coinvolto nelle inchieste Icaro, Eris, Vivaio e Torrente, tutti frutto delle attività investigative del R.O.S..
Le indagini dei carabinieri, supportate dalle dichiarazioni di alcuni pentiti, tra i quali Carmelo Bisognano, Santo Gullo, Teresa Truscello ed Alfio Giuseppe Castro e confermate dalle ammissioni di alcuni imprenditori edili in qualche modo legati alla cupola barcellonese, hanno permesso di definire le responsabilità penali di Giovanni Rao, Giuseppe Isgrò, Carmelo Salvatore Trifirò, Giuseppe Ruggeri e Salvatore Campanino in ordine a reati finalizzati al controllo degli appalti pubblici e di attività economiche nella provincia di Messina. Gli episodi estorsivi erano già stati oggetto di indagine del R.O.S. nel 2003, nell'operazione “Omega”, grazie alla quale alcuni degli odierni indagati erano finiti in carcere perchè ritenuti organi e componenti della “cupola” barcellonese.
L'operazione “Ghota III” ha permesso di fare luce anche sul triplice omicidio di Sergio Raimondi, Giuseppe Martino e Giuseppe Geraci avvenuto a Barcelllona nella notte tra il 3 ed il 4 settembre 1993, per il quale erano stati assolti con sentenza definitiva i noti esponenti mafiosi barcellonesi Carmelo D'Amico e Salvatore Micale. I nuovi riscontri info-investigativi raccolti, hanno consentito di chiarificare quella oscura vicenda e di ritenere gravemente indiziato anche il barcellonese Antonino Calderone.
Le intercettazioni ed i pedinamenti condotte dal R.O.S. hanno permesso inoltre di dimostrare l'appartenenza alla mafia del noto e chiacchierato avvocato barcellonese Saro Cattafi. Costui, fiore all'occhiello della Barcellona che conta e membro di circoli esclusivi quali il “Corda Fratres”, a dispetto dei completi impeccabili e del patrimonio di famiglia è ritenuto dagli inquirenti il capo della “famiglia” barcellonese ed il collettore di fiduzia dei guadagni illeciti dei vertici storici della mafia di Barcellona e di Catania, quest'ultima riconducibile a Nitto Santapaola. Rapporti, quelli tra Cattafi e il mafioso catanese, dei quali si è sussurrato per anni senza che si riuscisse a dimostrare in maniera certa il legame tra i due. Almeno, fino ad oggi.
Ma le indagini hanno permesso anche di appurare che la famiglia mafiosa di Barcellona e quella di Tortorici, entrambe riconducibile a Sebastiano Bontempo Scavo, sono state rappresentate, fino al momento dell'arresto, al referente provinciale di Cosa Nostra, Tindaro Calabrese, affiliato ai luogotenenti di Provenzano, Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Questo, diversamente dalle consuetudini della criminalità mafiosa barcellonese, che ha sempre visto i rappresentanti dei gruppi mafiosi messinesi confrontarsi con Cosa Nostra tramite la famiglia Santapaola di Catania o l'ormai defunto Sebastiano Rampulla.
Secomdo gli inquirenti, Tindaro Calabrese ha quindi continuato a reggere l'articolazione criminale dei mazzarroti del sodalizio barcellonese, controllando le attività criminali nell'ambito del proprio territorio (e a tal proposito sono state documentate le infiltrazioni nel Comune di Mazzarrà Sant'Andrea presso il quale ha prestato servizio il tecnico comunale Roberto Ravidà, anch'egli arrestato) ed ha rappresentato un punto di riferimento per Cosa Nostra nella Provincia di Messina, tanto da supportare logisticamente, con l'ausilio dell'imprenditore Giovanni Bontempo, la latitanza di Gaspare Pulizzi, uomo di fiducia dei Lo Piccolo.
L'imprenditore Giovanni Bontempo, anche lui arrestato, oltre a fornire appoggio per conto di Cosa Nostra, ha operato in sinergia con il sodalizio mafioso barcellonese e con quello tortoriciano mettendo a disposizione la propria attività professionale al servizio della criminalità organizzata durante il periodo della reggenza di Tindaro Calabrese ed in epoca successiva, anche grazie all'intervento di Tindaro Marino, altro imprenditore già tratto in arresto nel giugno del 2011 con l'operazione Pozzo II del R.O.S. Per tali ragioni Giovanni Bontempo è stato raggiunto altresì da una misura cautelare di tipo patrimoniale che ha interessato buona parte degli illeciti profitti accumulati nel corso degli anni grazie alla mafia ed alle connivenze di alcuni importanti funzionari di banca, tra i quali Sergio D'Argenio della Banca Popolare di Lodi, anch'egli arrestato.
La misura cautelare emessa dal G.I.P. Massimiliano Micali ha riguardato anche Carmelo Giambò, noto esponente mafioso già tratto in arresto con l'operazione Gotha in quanto ritenuto responsabile dell'omicidio di Antonio Ballarino (i cui resti erano stati rinvenuti sepolti in località Piano Gorne del Comune di Mazzarrà Sant'Andrea), la moglie di Giambò, Giusi Lina Perdichizzi, nonché Giuseppe Triolo, ritenuti responsabili di intestazione fittizia dei beni finalizzata all'elusione della normativa antimafia e per questo raggiunti da contestuale provvedimento di sequestro del patrimonio mobiliare ed immobiliare.
Presenti alla conferenza stampa il Procuratore Capo Guido Lo Forte, il capitano Enrico Pascal Di Cagno, il capitano Gabriele Ventura, R.O.S. di Messina, i sostituti procuratori Fabio D'Anna, Angelo Cavallo, Vito Di Giorgio e Giuseppe Verzera, il generale Mario Parente, comandante dei R.O.S., il Delegato Direzione Nazionale Antimafia Leonida Primiceri, il comandante provinciale dei Carabinieri Claudio Domizi, Comandante Provinciale dei Carabinieri, il comandante del Reparto Operativo dei Carabinieri Luigi Bruno ed il comandante della Compagnia dei Carabinieri di Barcellona Luciano De Gregori.