Authority: accorintiani e CUB richiamano all’ordine il Comune
Trenta miliardi di euro messi a disposizione da Bruxelles i trasporti, ma Messina è tagliata fuori. Una somma enorme da spendere tra il 2014 e il 2020 per potenziare i 9 corridoi europei che formeranno il tessuto della Core Network, la rete dei trasporti.
Messina però non ha avuto il riconoscimento di porto core e quindi non è stata inserita tra le città le cui infrastrutture portuali hanno un'utilità strategica e funzionale.
A ricordare questo passaggio fondamentale consumato tra ottobre e novembre 2013 i consiglieri comunali di Cambiamo Messina dal Basso Nina Lo Presti e Gino Sturniolo e il sindacalista Enzo Bertuccelli di CUB Messina.
Pur ritenendo “obbligatoria una sforbiciata agli enti”, Lo Presti, Sturniolo e Bertuccelli dichiarano che “a Messina stiamo assistendo alla narrazione di un futuro di rilancio e di riscatto e a una visione di sviluppo francamente poco credibile, viste le premesse”.
E qui inizia l'analisi. I tre sottolineano come siano proprio i futuri partner calabresi “ad aver denunciato negli anni la mancata attuazione delle programmazioni-quadro della Regione Calabria e il disimpegno da parte dei governi nazionali rispetto a finanziamenti strutturali. Fermo restando che dovranno essere le città a riappropriarsi dei propri porti, qualsiasi scelta non può prescindere da alcuni passaggi.
A partire da quello è definito “l'illegittimo dilatamento della competenza dell'Autorità Portuale di Messina, per cui tutte le aree prospicienti il mare anche fuori dal porto e non demaniali quali il Punto Franco, il bacino di carenaggio, i cantieri navali, la Passeggiata a mare, la cittadella fieristica, l'ex Gasometro, il Baby Park e la Villa Sabin sono ritenute di pertinenza del demanio statale e su di esse l'Authority impone il pagamento di canoni concessori in danno agli Enti Regionali e al Comune di Messina.
La fiscale applicazione dei canoni concessori imposti dall'AP ha comportato la chiusura di numerose attività della cantieristica navale, mentre la Fiera Campionaria (ente regionale) fu addirittura sfrattata per morosità”.
Secondo Lo Presti, Sturniolo e Bertuccelli, “il Comune ha ancora la possibilità di tutelare i propri diritti appellandosi contro la sentenza che gli ha sottratto la titolarità di queste aree . Il capitale di cui dispone oggi l'AP è frutto dell'incameramento dei canoni percepiti da imprenditori e amministrazioni messinesi. Entrate queste, che invece dovrebbero impinguare le casse comunali”.
Dito puntato anche sulla situazione del porto di Gioia Tauro, dove non è un mistero che le ‘ndrine spadroneggino. “Un porto che non riesce a decollare -puntualizzano- e che è in mano alle cosche della Piana di Gioia Tauro”.
Da rivedere infine anche il piano regolatore del Porto, nel quale “è programmato il destino futuro del litorale nord della città fino al torrente Annunziata e della Zona Falcata e in cui tutte le tradizionali attività cantieristiche sono fatte sparire o ridotte nell'impossibilità di continuare. Dietro il PRP –concludono Lo Presti, Sturniolo e Bertuccelli- si nasconde l'ennesima speculazione edilizia che per l'ennesima volta sottrarrà il mare alla città”.