Antenne 5G a Palermo, 70 cittadini reclamano trasparenza in nome della Democrazia sovrana

PALERMO. C'è chi la difende ritenendo si tratti di un'infrastruttura che porterà sviluppo al territorio. C'è invece chi la identifica come un possibile nuovo nemico della salute pubblica. Recita il detto che “tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare”, ma a Palermo le prime antenne 5 G, anche se non attivate, sono già state installate in via Lombardia, via Veneto, via Lo Jacono, via Principe di Belmonte, piazza Politeama e nella zona del Mercato del Capo. Il tutto in piena Fase 1 dell'emergenza COVID. Circa un anno fa l'Amministrazione comunale non escludeva l'ipotesi di realizzare la nuova telefonia mobile nell'area metropolitana. D'altra parte, però, il capoluogo regionale siciliano non risulterebbe nell'elenco delle città in cui il ministero dello Sviluppo economico ha avviato la sperimentazione. Apparenti contraddizioni da un lato, notizie poco chiare dall'altro. E mentre il sindaco Leoluca dichiara che il Comune è interessato a capire prima di agire, in nome della democrazia sovrana circa 70 cittadini presentano una richiesta di accesso agli atti per saperne di più su come si stia svolgendo la faccenda. Oltre che al primo cittadino la richiesta è stata inviata al Consiglio comunale, all'assessore alla Sanità Leopoldo Piampiano e alla VII Commissione consiliare, che nel frattempo ha già convocato l'avvocato Giuseppe Giannizzo, rappresentante dei 70 firmatari. La missiva è giunta per conoscenza anche al prefetto Antonella De Miro e all'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (ARPA), che sembra abbia già rilasciato dei nulla osta sperimentali alla Vodafone affinché si possa procedere alla modifica degli impianti preesistenti. Nella sua ricerca della verità il gruppo degli anti-5G non è solo. Anche l'ex consigliere comunale Natalia Spallitta, avvocato ed esponente di Europa Verde, scende in campo e si appella, come il collega Giannizzo, al “principio di precauzione” che appare nero su bianco sia all' delle normative comunitarie sia nel testo unico sull'Ambiente datato 2006. Si aggiunge inoltre l'interrogazione dei consiglieri comunali Fabrizio Ferrandelli e Sabrina Fuguccia di + Europa, mentre il consigliere di OSO Giulia Argiroffi dichiara di aver tentato anche lei di saperne di più ma fino a ora senza troppi risultati. Tra i quesiti sui quali l'avvocato Cannizzo chiede di avere risposta per conto dei suoi assistiti ci sono quelli sulle aree in cui andrebbero installate le antenne della discordia, sul rilascio delle necessarie concessioni e sui pareri relativi alle norme a tutela della salute dei cittadini. Facendo riferimento all'articolo 22 della legge 241/90, i 70 firmatari chiedono infatti “correttezza del procedimento istruttorio condotto dalla Pubblica amministrazione sul Progetto di sviluppo di una infrastruttura di rete e servizi 5G per la città metropolitana di Palermo e degli atti che ne sono conseguiti” anche alla luce del diritto alla salute garantito all'articolo 32 della Costituzione e del già citato principio di precauzione. I firmatari si dichiarano poi determinati “a tutelare i propri diritti e interessi nelle opportune sedi giudiziarie” per ottenere eventualmente “il risarcimento di tutti i danni biologici”. E “nelle more di ogni necessaria e opportuna verifica scientifica che valuti l'impatto e i rischi di tale tecnologia 5G sulla salute umana e sull'ambiente” si diffida il Comune a “sospendere e interrompere immediatamente ogni sperimentazione e utilizzo della suddetta tecnologia 5G nell'area della città metropolitana di Palermo, nonché a revocare ogni autorizzazione eventualmente concessa per l'implementazione della tecnologia del 5G, e ciò in ossequio ai principi giuridici sopra menzionati e in conformità ai provvedimenti adottati dagli altri Comuni (oltre 200) a tutela della salute e della sicurezza dei cittadini”. Ora tutto rimane sospeso fino al 7 giugno, data di scadenza dei 30 giorni previsti dalla legge entro i quali l'amministrazione comunale è tenuta a dare risposte esaustive.

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