Andrea Gallo e l’Accademia dei Riparatori
Il nome di Caio Domenico Gallo suona certamente familiare a tutti coloro che, per studio o per passione, hanno indagato la storia della città di Messina. Il Gallo è, infatti, il celebre autore degli Annali della città di Messina capitale del Regno di Sicilia dal giorno di sua fondazione fino a tempi presenti, un testo ricco di preziose informazioni storiche, amalgamate a miti e fantasiose ricostruzioni. In pochi forse sanno, però, che ben più complessa e curiosa fu la vita del figlio di Caio Domenico Gallo, Andrea.
Appassionato protagonista della “lunga risalita” messinese (abbiamo preso in prestito questa definizione dal volume di Luigi Chiara e Salvatore Bottari, “La lunga rincorsa – Messina dalla rivolta antispagnola al terremoto del 1908”, Piero Lacaita Editore, Manduria-Bari-Roma, 2009), quel duro percorso di rinascita iniziato a seguito della rivolta antispagnola del 1674, Andrea Gallo, insieme ad altri intellettuali coevi, si adopera per risollevare le sorti di una città consegnata alla morte civile ed alla stagnazione economica dal suo atto di “insubordinazione”.
Nato nel 1734 e morto nel 1814, Gallo vive e si forma nella temperie illuminista, cosa che segna fortemente i suoi studi, improntati alla ricerca ed all'osservazione. Si interessa alla storia, all'archeologia ed alle scienze naturali. La scelta, non casuale, di dedicarsi anche all'attività divulgativa oltre che all'approfondimento scientifico, alla formazione etica e culturale di giovani allievi, si concretizza presto nell'apertura in casa sua dell'Accademia dei Riparatori, nella quale impartiva lo studio delle lettere e delle scienze:
«Tenevo io in casa mia una privata accademia di moltissimi giovani letterati, i quali due volte la settimana […] si radunavano in una mia camera decentemente grande ed ivi si recitava in ogni tornata una dotta dissertazione su delle differenti materie scientifiche […]. Or quest'accademia, alla quale avevamo apposto il nome dei Reparatori, non era serrata o proibita a chiunque altro avesse voluto intervenire […].»
L'esercizio del libero pensiero, però, incontra presto la rigida censura dei gesuiti, i quali detengono il monopolio dell'istruzione in città sin dalla chiusura dell'Università e delle storiche accademie peloritane. L'Accademia dei Riparatori subisce quasi un “sabotaggio” da parte dei religiosi:
«Fecero eglino apparire all'Inquisizione varie denuncie, nelle quali si asseriva che noi tutti che la formavamo, spacciavamo delle dottrine erronee, temerarie, ereticali; sostenevamo massime perniciose contro lo stato, contro i principi, contro la morale e contro il buon costume.»
In generale, tutti gli assembramenti di studiosi e allievi non “allineati” erano guardati con sospetto dai gesuiti, come fucine di teorie scomode per la morale e l'etica pubblica, ma soprattutto per l'ordine costituito. Questa “guerra fredda” tra i paladini del razionalismo ed i tutori del pensiero aristotelico e scolastico cessa finalmente nel 1767, quando i gesuiti sono espulsi da tutta la Sicilia ed i loro vasti beni incamerati, in ossequio al volere papale. Si ripristina una più libera circolazione delle idee, causa ed effetto anche della forza dirompente dell'illuminismo e del razionalismo sulla scena culturale europea.
Andrea Gallo muore nel 1814 quasi sconosciuto e negletto dalla stessa città per la quale tanto si è adoperato. Ma l'eco dell'impegno di questo e di tanti altri accademici a lui contemporanei si farà sentire prepotente negli anni successivi, in particolare per la comprensione delle matrici del riformismo e del pensiero democratico isolano.