Allarme son fascisti. Ma al corteo regionale sono in 38
Sono stata alla manifestazione di Forza Nuova. Di forza e di nuova c'era ben poco. Anche di manifestazione, a dire il vero. Questo è quello che posso resocontare, ché non sono una giornalista.
Una quarantina di partecipanti attivi per un'incredibile presenza delle forze dell'ordine, almeno il triplo dei manifestanti. Il centro della città è talmente blindato che sembra Messina-Catania degli anni '90. I forzanuovisti (no, non è un refuso, si autodefiniscono così) più ligi indossano una camicia bianca con il logo di FN incollato sul taschino sinistro (proprio come per le promesse degli scout, ci sarà stata una mamma amorevole che lo avrà cucito al rovescio, stirando bene colletto e polsini).
Il dirigente nazionale Bonanno Conti lamenta un boicottaggio da parte dei media e della polizia senza, tuttavia, fornire le motivazioni a supporto. Anche perché non si è visto l'ombra di un comunicato stampa che fosse uno. Con notevole ritardo, si sperava forse in una partecipazione più cospicua, la camminata ha inizio.
Un capo carismatico detta le postazioni al megafono: “Formate due file! Procediamo guardando avanti!”. I groupies di Forza Nuova obbediscono. Non essendo più pischella, di manifestazioni ne ho fatte ma, anche pensando agli scioperi del liceo (taluni suggeriti dagli insegnanti del Gilda), non ricordo di essere mai stata costretta a tenere un certo ritmo né tantomeno una posizione definita. Questa manifestazione è dunque una marcia, una parata, un'esibizione filocircense o meglio: un ossimoro concettuale. Gli sbandieratori provano a sincronizzarsi, senza tuttavia riuscire nell'intento.
Un giovanotto su venticinque anni distribuisce pizzini ai groupies: c'è il testo degli slogan che si devono urlare (“Ripetete tre volte!”). Perbacco, ma un minimo sforzo per imparare a memoria quattro, dico quattro, rime baciate si poteva pure fare. Ne deduco che questi fascisti sono pigri o non s'impegnano. La strategia sintattica e la creatività applicata dei mantra urlati, lasciano molto a desiderare.
“Scusa, ti è caduto il tappo” riprendo un ventenne del ventennio che sarà pure fascista, ma è maleducato e butta le cose in terra (non erano per l'ordine, la pulizia, il rigore?).
Ci sono anche i fumogeni, sì quelli da derby allo stadio (con le cromie del brand, ovviamente), che danno molto fastidio agli occhi e ai polmoni. Percorsi gli ottocento metri stabiliti, urto un forzanuovista con testa rasata tipo skin, camicia bianca come i camerati e kephia al collo. Delle due l'una: questi fascisti soffrono o di disturbo della personalità o di scarsa conoscenza della storia moderna.
Ci si ferma, lo sbandieramento continua che manco le cheersleaders alla finale del superbowl, qualcuno millanta un comizio. Avrei voluto prendere appunti tuttavia, ma a parte anatemi contro le banche, l'Ue e l'euro, non ci sono stati grandi concetti. Stiamo per congedarci (noi, quelli non forzanuovisti, che siamo lì per lavoro) quando un camerata, il più carino, mi avverte che a breve ci sarà un colpo di scena.
Eccolo, il colpo di scena: bruciare la bandiera azzurra dell'Unione Europea (quando uno dice la fantasia). Attonita, scatto comunque due foto ai piccoli fiammiferai orgogliosi. Il direttore decide che può lasciarmi sola (mi aveva accompagnata per un istinto protettivo in caso di tafferugli) e chiosa: “Il pezzo puoi anche farlo tu. Questa non è manco cronaca”. Hai ragione, direttore: questo è demagogico piccolo folklore. Mentre rimpiango Almirante, penso che ad agosto mi faccio il live per la Vara.