Trasporti sullo Stretto, i 5 Stelle: “No alla soppressione dei treni a lunga percorrenza”
“Nello Stretto manca una qualsivoglia pianificazione o strategia che garantisca il potenziamento del sistema trasporto passeggeri e di quello ferroviario”.
Contro la soppressione dei treni a lunga percorrenza da e per la Sicilia si muove anche il Movimento 5 Stelle. Che mette nero su bianco i dati sugli ultimi investimenti.
A partire dai 40 milioni inutilmente spesi per la metroferrovia, i 50 per la costruzione della nave traghetto Messina, diversi milioni per il rifacimento della Logudoro, precedentemente in servizio a Civitavecchia.
“I risultati? -commentano i portavoce del Movimento 5 Stelle all'ARS Valentina Zafarana e e alla Camera Francesco D'Uva al termine di un incontro con il sindacato Orsa. Metroferrovia ferma a due corse al giorno, Logudoro in disuso e bloccata nel porto di Villa San Giovanni, la nave Messina prossima all'inutilità, considerando anche la decisione di cancellare i treni a lunga percorrenza e dirottare il sistema dei trasporti da ferrovia a gommato”.
D'Uva ha depositato un'interrogazione al ministero dei Trasporti nella quale ha ricostruito il percorso e il legame esistente tra RFI, controllata del Gruppo Ferrovie dello Stato, e il dicastero.
“Il collegamento ferroviario via mare tra la penisola e la Sicilia risulta affidato per concessione alla società Rete Ferroviaria Italiana Spa attraverso contratti di 5 anni, aggiornabili anche annualmente -spiega D'Uva. Nel 2013 RFI ha speso quasi 50 milioni di euro per acquistare due navi moderne, la Messina e la Bluvia, con l'obiettivo di ammodernare e ottimizzare l'attuale sistema di trasporto ferroviario tra le sponde”.
Ma il 2 gennaio scorso si inizia a parlare della cancellazione dei treni a lunga percorrenza, con la soppressione delle navi a 4 binari e la sospensione delle sovvenzioni pubbliche. Il 25 gennaio è prima annunciata e poi confermata la cancellazione di 5 treni a lunga percorrenza.
“In tutto questo -commenta D'Uva- c'è un'incoerenza di base. Perché investire 50 milioni di denaro pubblico se poi si mira alla completa cancellazione del servizio trasporti? Altro punto da analizzare è il nuovo contratto tra il ministero e RFI. In particolare quello relativo alla Parte Servizi, che recava come scadenza il 31 dicembre 2014. Siamo andati a controllare tutti i documenti che dovrebbero prevedere finanziamenti e progettualità per il nuovo contratto,e sapete cosa abbiamo trovato? Niente. Nessuno stanziamento di fondi, nessun progetto depositato, nessuna firma. Insomma, niente di niente”.
A livello regionale, la Zafarana ha già portato la questione sul tavolo palermitano. “Altrettanto è stato fatto a Palermo -aggiunge la Zafarana- per far emergere la contraddizione insita nella visione dell'assessorato regionale delle Infrastrutture. Alle promesse abbiamo smesso di credere da un pezzo: ad oggi il sistema ferroviario regionale non consente di superare in molti tratti gli 80 chilometri orari con mezzi spesso obsoleti. In alcune zone il raddoppio del binario (gli 86 chilometri della Patti-Castelbuono, per i quali esistono solo uno studio di fattibilità, ndr) non è stato neanche progettato. Se a questo sommiamo la fine del traghettamento dei treni nello Stretto sembra profilarsi più una strategia d'isolamento che di ammodernamento“.
Per la Sicilia il Movimento 5 Stelle chiede gli investimenti strutturali che le ultime leggi di bilancio prevedono per il Centro Nord Italia. “E forse qualcuno dimentica o fa finita di dimenticare -dice ancora D'Uva- che le navi traghetto non sono altro che il prolungamento dei binari a terra e per tali motivi devono considerarsi a tutti gli effetti come il sistema binario a terra.
Lo Stato deve prevedere annualmente una voce di bilancio per consentire alla società che vorrà erogare il servizio (meglio se statale visti i già noti profitti delle compagnie private) di ottenere il finanziamento per il trasporto veloce di passeggeri”.
I grillini pretendono anche la rinuncia di RFI alla cancellazione unilaterale dei treni a lunga percorrenza. “E se mai un giorno questa dovrà avvenire, che sia dopo il reale ammodernamento di rete ferroviaria e relativi convogli in tutta la Regione -conclude D'Uva. Solo allora potremmo considerare che questo non sia l'ennesimo scippo ai cittadini siciliani”.