Il sindaco Accorinti, la banda e il cero votivo
Niente banda per la processione del Vascelluzzo il giorno del Corpus Domini né cero votivo alla Madonna di Montalto il 12 giugno.
L'amministrazione comunale prende atto della tirata d'orecchie della Corte dei Conti, che nell'ultima relazione ricorda ai dirigenti di Palazzo Zanca il pieno rispetto dell'articolo 191 delD.L. 267 del 2000, che vieta “di assumere impegni e pagare spese per servizi non espressamente previsti per legge”, e tira i cordoni della borsa del Comune di Messina.
Come da copione, il web si scatena. A dare fuoco alle polveri il consigliere comunale UDC Libero Gioveni, che in una nota inviata alla stampa parla di “un atto irriverente verso le più antiche e importanti tradizioni messinesi” e si augura che “il buon Renato possa trovare le opportune soluzioni che consentano di far vivere con le stesse emozioni di sempre ai cittadini queste grandi manifestazioni di fede e di cultura”.
Per il momento l'amministrazione Accorinti non replica. In attesa di dichiarazioni ufficiali, se mai ce ne saranno, vale la pena soffermarsi sulla questione, partendo da un dato fondamentale: la Repubblica Italiana è uno Stato laico. Per chi a scuola si fosse distratto durante l'ora di storia, il cattolicesimo non è religione di Stato dal 1946.
Quindi, chi vuole andare dietro a simulacri religiosi cantando inni sacri è liberissimo di farlo, ma a proprie spese. Almeno in teoria. Ché purtroppo la sudditanza senza precedenti della classe politica italiana (sinistra compresa) nei confronti del Vaticano e della sua longa manus costituita da arcidiocesi, diocesi, parrocchie e simili è la conferma che a distanza di centinaia di anni la Controriforma è ancora vincente.
Non ci sono più i roghi di chi non è omologato al pensiero cattolico, ma la paura della perdita del consenso elettorale fa più danni di un autodafè di torquemadiana memoria.
Vero è che si tratta di poche centinaia di euro tra banda e cero. Ma è anche vero che in questa città vivono anche atei, agnostici o credenti di altre confessioni religiose cui scoccia profondamente vedere spendere il denaro pubblico per feste religiose che, quando va bene, non interessano.
Il rispetto ci vuole per tutti, anche per chi non ama processioni e simili. Questo è tempo di prime comunioni. Provate un po' a chiedere ai genitori coinvolti quanto pretendono (verbo utilizzato non a caso) i parroci per la cerimonia tra fiori per l'altare, regali a catechisti e, spesso, per un fotografo che ha l'esclusiva dell'evento e che non si può non pagare, oltre ovviamente al corollario di vestiti, pranzi o feste vere e proprie e persino, pare, bomboniere.
Se si accetta di buon grado di spendere per una prima comunione allora i cattolici ferventi sono pregati di pagare di tasca propria anche tutto il resto, possibilmente anche la Vara, così chiudiamo la questione una volta per tutte.
Ferma restando la buona fede del consigliere Gioveni nel sollevare il problema, resta comunque il dato che le tradizioni religiose sono sì una bella cosa, ma troppo spesso basate su credenze popolari che si poggiano sul nulla o, nella migliore delle ipotesi, su allucinazioni collettive (vascelli fantasma che arrivano in città carichi di grano, Madonne che salvano dalla peste, dal colera o da altre malattie infettive il cui contagio presumibilmente diminuì inevitabilmente dopo l'acme).
Ne Il nome della rosa frate Guglielmo dichiara, citiamo a memoria, di avere visto talmente tante schegge e chiodi della croce di Cristo da ricoprire un'intera foresta o da riempire una miniera.
Ecco, attaccare l'amministrazione Accorinti su una banda o un cero può anche distrarre dai problemi reali sui quali a distanza di un anno dalle amministrative la città aspetta ancora segnali concreti di inversione di rotta (rifiuti, mobilità urbana, trasporti, opere pubbliche bloccate, rischio dissesto, giusto per citarne qualcuno), ma il corpo elettorale è costituito anche da chi preferirebbe che la classe politica locale e chi ci governa spendessero le proprie energie solo per questioni davvero importanti e non per le nugae.
Per quelle la Curia, che ha dichiarato per bocca del proprio arcivescovo di non avere posto per ospitare i migranti, può sempre aprire delle sottoscrizioni senza pretendere ulteriori sprechi di denaro pubblico.