Nubi su Palazzo Zanca. Un documento della Corte dei Conti individuerebbe i responsabili del dissesto
La dichiarazione di dissesto diventa sempre più concreta e, a quanto pare avrà nomi e cognomi. Ieri mattina è arrivato a Palazzo Zanca un documento della Corte dei Conti di Palermo nel quale sembra siano stati individuati i responsabili della voragine finanziaria che sta per travolgere il Comune di Messina.
Bocche cucite, neanche a dirlo, ma i rumor sono sempre più insistenti. Così, mentre il Ragioniere Generale Ferdinando Coglitore smentisce seccamente che un tale documento sia stato inviato al Comune di Messina, il capo ufficio stampa Attilio Borda Bossana dichiara che “è arrivato un documento che il commissario straordinario Croce non ha ritenuto opportuno divulgare”.
Questa mattina Croce, accompagnato dal dirigente Nino Cama, andrà a Palermo per definire il futuro di 32 vigili urbani, i 20 che dovrebbero essere confermati per un altro anno ed i 12 che dovrebbero essere immessi in servizio. Per garantire loro contratti a tempo determinato si può attingere al 10% delle somme ricavate dalle contravvenzioni. Che inspiegabilmente, vista la ben nota mancanza di rispetto dei messinesi per il codice stradale, ammontano mediamente a poco più di mezzo milione di euro a trimestre.
Per garantire invece altri dodici mesi ai 20 vigili urbani già impegnati a tempo determinato e per consentire l'immissione degli altri 12 idonei, serve non meno di un milione di euro l'anno. Somma che il commissario Luigi Croce intende ottenere dal presidente della Regione Rosario Crocetta. Con Croce e Cama saranno a Palermo anche i responsabili sindacali di categoria ed una rappresentanza dei 32 vigili urbani.
Intanto, come già abbondantemente annunciato, venerdì scorso il Comune ha inviato al ministero degli Interni il chiarimenti richiesti per accedere al Fondo di Rotazione, che dovrebbe (ma è evidente che il condizionale è d'obbligo) far arrivare a Messina 50 milioni di euro.
Sull'argomento interviene con una nota il candidato sindaco Renato Accorinti, che sottolinea come “le recenti vicende del bilancio comunale obbligano tutti, innanzi tutto, ad un atto di responsabilità e di trasparente e totale verità verso i cittadini messinesi. A causa della scellerata gestione degli amministratori e dei partiti che si sono succeduti alla guida della città negli ultimi decenni, le finanze municipali versano in una crisi profonda, senza precedenti e, forse, di irrimediabile default”.
Disco rosso per il Piano di rientro elaborato dal Comune, che Accorinti definisce “fragile, incerto in alcuni elementi di entrata, incoerente con le rischiosità effettive in alcune voci di uscita e di accantonamento. Perché, a fronte di un debito potenziale di oltre 200 milioni ne sono accantonati solamente 70? Naturalmente, non tutto il debito potenziale si trasformerà in debito effettivo, ma resta da vedere se una decurtazione di circa due terzi abbia un fondamento nell'evoluzione storica del contenzioso o se non sia una scelta arbitraria, volta a far quadrare conti che in piedi non possono stare”.
Per Accorinti e il suo staff, il rischio di default non è scongiurato, “mentre sicuramente non ci sono le risorse per garantire la corresponsione delle spettanze già maturate nell'anno 2012 (il cosiddetto salario accessorio) per i dipendenti comunali.
Di fronte a questa situazione non interessa a nessuno sapere se il commissario abbia o meno chiarito responsabilità e competenze col Ragioniere Generale. Siamo certi che il commissario vorrà essere fedele al mandato che si era prefisso: una incisiva operazione di chiarezza sui conti del Comune. In base a questa operazione, non potremmo comprendere se, ricorrendone le condizioni, il Commissario non volesse dar corso alla dichiarazione di dissesto. Se il Comune è in dissesto, il dissesto va dichiarato.
Occorre avere il coraggio della verità. In assenza di questo coraggio, proseguendo con la politica della “polvere sotto il tappeto”, l'agonia di Messina potrebbe protrarsi all'infinito, addossando ai cittadini tutti i costi effettivi di un dissesto (tariffe al grado massimo, sospensione dei servizi, ulteriori gravi rischi per l'occupazione, ricorrenti crisi di liquidità), senza la possibilità di “ripartire da zero”. Se necessario, invece, -conclude Accorinti- il dissesto consentirebbe una sapiente gestione politica e negoziata del debito comunale e (entro i termini di una legislatura) di pianificare il rilancio dell'economia cittadina”.