Noi siamo infinito

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Paese: U.S.A.

Genere: Drammatico

Durata: 103 minuti

Regia: Stephen Chbosky

Dopo lo spettacolare successo del suo romanzo “Ragazzo da parete”, Stephen Chbosky riesce ad adattarlo e a portarlo sullo schermo, uno dei pochi casi in cui uno scrittore esordiente riesce non solo a pubblicare un best seller, ma ne fa egli stesso un film per il grande schermo.

Charlie, giovane timido ed insicuro rimane ai margini del mondo, osservandolo senza cercare nessun particolare contatto, almeno fin quando non incontra i due fratellastri Sam e Patrick, che lo aiutano a venire fuori dal guscio facendogli trovare nuove amicizie, un amore, la passione per la vita insomma.

Contemporaneamente il suo professore d'inglese lo inizia all'amore per la letteratura e nel giovane Charlie comincia a spuntare il sogno di diventare uno scrittore. Purtroppo però i ricordi del passato lo tormentano, in particolare l'incidente occorso a sua zia e il suicidio di Michael, il suo migliore amico. Verrà tutto alla luce poco prima della partenza per il college, quando l'armatura di Charlie inizierà a perdere pezzi per mettere alla luce tutto il dolore che si tiene dentro.

Il soggetto della storia non è originalissimo, il concetto del ragazzo da parete, come viene molto ben definito nel titolo originale del libro di Chbosky, è già stato adoperato (i due fratelli che trovano un amico nell'introverso nuovo arrivato ricorda un po' “The dreamers”), anche se nella maggior parte delle volte solo da un cinema di genere troppo leggero e ridanciano. Qui invece si cerca di mantenere una serietà che conferisce al film la capacità di rendere partecipe lo spettatore, di farlo (ri)avvicinare a quel periodo dell'adolescenza in cui ognuno di noi è stato, almeno una volta, almeno per un po', un ragazzo da parete.

La serietà non è mai eccessiva, non si cade mai nel mèlo che snaturerebbe tutto, ma si riesce a dare il trasporto necessario. Viene da pensare che in effetti solo l'autore della storia originale poteva dare questo equilibrio così perfetto, andando a toccare i temi tipici dell'adolescenza quali il sesso, la , i primi traumi ma senza esagerare e poi bilancia l'equazione condendo di divertito affetto i primi timidi approcci di Charlie verso il resto del mondo. Non c'è una storia eccezionale, non ci sono personaggi straordinari, non avviene nulla di rivoluzionario: viene messa in scena la verità, davvero ben raccontata. Consigliato. Punto.

Paolo Failla

Sano di mente nonostante un'infanzia con classici Disney e cartoni animati giapponesi, il battesimo del fuoco arriva con i film di Bud Spencer e Terence Hill, le cui opere sono tutt'ora alla base della sua visione sull'ordine del cosmo. Durante l'adolescenza conosce le opere di Coppola, i due Scott, Scorsese, Cameron, Zemeckis, De Palma, Fellini, Monicelli, Avati, Steno e altri ancora. Su tutti Lucas e Spielberg . Si vocifera che sia in grado di parlare di qualsiasi argomento esprimendosi solo con citazioni varie. Ha conosciuto le vie della Forza con una maratona di Star Wars di oltre 13 ore.

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