Tagli ai servizi sociali. Le famiglie: non lasciateci soli
Se è vero che la civiltà di una comunità si esprime attraverso l'attenzione che questa rivolge alle fasce più deboli, di certo messina non può essere annoverata tra le città portabandiera di benessere civile e sociale.
Nel calderone degli scontenti ci sono i lavoratori precari, quelli in cassa integrazione, quelli che lavorano ma non sono retribuiti. Gente comune, lontana dagli interessi di palazzo, ma che finora ha trovato energia e coraggio per dissentire dalle politiche di Palazzo Zanca, ribadendo il proprio diritto al lavoro e all'indipendenza economica.
Ad unirsi a questa schiera, ci sono tutte quelle persone che rivendicano diritti basilari e ineludibili come l'assistenza sanitaria. Cittadini, che pur non avendo voce per la debolezza della posizione sociale e la solitudine della propria condizione, vogliono tenersi stretto quel poco che ancora è loro dato. Si tratta degli anziani, dei disabili, dei giovani che frequentano i centri di aggregazione.
Affidati alle cure degli operatori delle cooperative sociali, sono utenti che non possono rinunciare anche al minimo servizio che la comunità può offrire. Come gli anziani di Casa Serena, che dalla loro “casa” non vogliono andarsene o come quei disabili che devono recarsi ai centri riabilitativi e non hanno mezzi per muoversi.
Le casse comunali, si sa, sono vuote. I tagli lineari che potrebbero verificarsi su servizi preoccupano le famiglie che dovrebbero affrontare disagi enormi per supplire a queste mancanze.
Come lamenta la signora Francesca S., mamma di Simona: “Non voglio che sia cancellato il servizio di trasporto perché altrimenti non saprei come portare mia figlia al centro riabilitativo. Ha una patologia che comporta la perdita dell'equilibrio e ha un bisogno costante di essere accudita. Ma io ho altre due figlie, come posso avere anche quest'altra incombenza e portarla io a fare riabilitazione?”.
Situazioni ben note a chi ha a che fare con disabili. Interrompere il servizio di trasporto verso i centri riabilitativi ha effetti drammatici perché le famiglie, non riuscendo a farsi carico anche di questo, interrompono la riabilitazione, con evidenti conseguenze per la salute dei pazienti.
“Non so veramente come fare -racconta Maria D.B., mamma di Chiara. Mia figlia è affetta da tetraplegia spastica, è sotto tossina da dieci giorni e non posso interrompere la fisioterapia per nessun motivo, ci sarebbero gravi danni al sistema motorio. Questa settimana, la cooperativa che l'accompagna tutti i giorni al Mandalari ha sospeso il servizio e ho dovuto chiedere aiuto perché io da sola non posso accompagnarla, devo lavorare. E' veramente drammatico, perché se il servizio continuasse ad essere sospeso o fosse addirittura rimosso, come farò? Non ho né il tempo né le possibilità di portare mia figlia tutti i giorni a fare fisioterapia. Sono disperata”.
“C'è una legge chiarissima e bellissima, la legge 104, che parla dei diritti e dell'inserimento di questi piccoli angeli -dichiara Francesco Gugliandolo, padre di Chiara. Sono 12 anni che combatto contro i mulini a vento. Per ottenere l'assistente domiciliare a casa ho dovuto protestare davanti al Comune, adesso cosa devo fare affinché non mi tolgano il servizio del trasporto? Mia figlia ha un ritardo mentale grave con lieve autismo, ma le assicuro che da quando va al centro riabilitativo i risultati sono evidenti e meravigliosi. Io non credo ai miei occhi quando vedo mia figlia fare cose che non avrei mai pensato potesse fare. E adesso mi vogliono togliere anche questa possibilità. La sanità non si tocca. Chiara, alla scuola “Castronovo”, ha avuto delle persone fantastiche ad aiutarla, dalla professoressa all'operatore igienico-sanitario. I politici vogliono distruggere il pubblico e questo si ripercuoterà anche sul privato. Tutti i soldi che sono arrivati per la sanità e per il sociale dove sono finiti? L'anno scorso al momento degli appalti dicevano che c'erano tutti i soldi per il 2012, arrivati a marzo erano già finiti. Ma com'è possibile? Sono dei vigliacchi, non hanno la minima idea della bellezza di questi piccoli angeli”.
Oltre ai disabili ci sono gli anziani. Sono tanti quelli che non usufruiscono di alcun servizio, altrettanti quelli che avendo ancora capacità di muoversi, sono rimasti a piedi grazie ai disservizi dell'ATM. Tanti altri sono gli anziani che sono accuditi, ma potrebbero perdere questo piccolo, prezioso privilegio. E' il caso degli ospiti di Casa Serena, che non vogliono spostarsi perché temono, una volta abbandonata la struttura, di non trovare posto altrove.
Esemplari le parole della signora Flavia S., 80 anni, che sintetizza così la paura per la chiusura di Casa Serena: “ E' necessario, vitale e giusto che Casa Serena sia ristrutturata. Mi creda non lo dico per me, io ho avuto una vita travagliata e mi faccio coraggio. Lo dico per gli altri anziani che sono qui da dieci, quindici anni e sono totalmente soli. Siamo una grande famiglia, qui gli anziani invecchiano con gli operatori. C'è una grande tristezza soprattutto per tutti gli operatori, fra cui ci sono mio figlio e mia nuora che lavorano qui e hanno un figlio di 5 anni. Cosa faranno se il servizio chiude? Il dottor Croce avrà pure le sue ragioni, ma qualcuno dovrà pur passarsi la mano sulla coscienza e trovare la soluzione che hanno sempre rinviato. Oggi faremo una messa, anziani e operatori, con l'appoggio della comunità di Sant'Egidio, sperando che il messaggio di Dio entri nelle teste di tutti. Aiutateci”.