Vendola a Messina sognando la “smart city”

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Nichi Vendola, leader di SEL

In questa strana campagna elettorale per le regionali c'è chi, per farsi notare, si dà alle gare di nuoto e  chi, invece, fa tradurre i propri interventi nella Lingua Italiana dei Segni per essere certo di farsi capire proprio da tutti.

Hanno voluto un'interprete nella LIS, ieri sera sul palco del Giardino Corallo, quelli di Sinistra Ecologia e Libertà perché nessuno si sentisse escluso mentre Claudio Fava spiegava per l'ennesima volta il senso di una parola  composta, LiberaSicilia.

Che è stata scelta per battezzare la lista di sinistra non per il suo suono, ma perché è “un'esortazione, una richiesta, una pretesa” rivolta al popolo siciliano affinché riprenda la parola e si riappropri della politica, colmando quell'abisso che oggi la separa dalla vita e dalla sofferenza di milioni di persone.

Non poteva esserci miglior introduzione di questa per Nichi Vendola, che ha preso la parola quando nel cinema all'aperto davanti allo Stretto non è rimasto libero neanche un posto in piedi.

Ha ricordato subito il proprio legame profondo con Messina il presidente pugliese e le vicende per cui si è appassionato da vice presidente della Commissione Antimafia quindici anni fa.

“Gli affari della ‘ndrangheta nel Policlinico, l'omicidio Bottari,  il narcotraffico, la compravendita di voti, le , la devastazione e la cementificazione”. Un intrico di affari,criminalità e politica che lui stesso definì “verminaio”. Espressione fortunata che costò a Vendola diverse querele e l'inimicizia dei potenti opinion leaders peloritani che lo accusarono di diffamare la città.

“Ma chi è che diffama davvero?” si è chiesto ancora una volta ieri sera il leader di SEL. “ Chi denuncia il verminaio o chi l'ha prodotto? Messina è offesa dalla sua classe dirigente -ha proseguito Vendola. Verminaio non era un giudizio sui cittadini, ma su quelle dieci famiglie che continuano ad occupare con impressionante continuità tutti i nodi vitali della città. Municipio, Palazzo di Giustizia, Università ed altro. Ma è un giudizio anche su un “centrosinistra opaco” che ha “sprecato occasioni” di cambiamento. L'ultima, quella di uscire dalla crisi in cui la Sicilia è sprofondata nel decennio dei governi Cuffaro-Lombardo.

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Claudio Fava.

“Rosario Crocetta -ha spiegato Vendola- non dice la verità perché propone un cambiamento superficiale che lascia inalterati i rapporti di forza che hanno generato tutto questo. La motivazione data dal Partito Democratico per l'alleanza con l'UDC è irrilevante. Perché -ha detto ancora il leader di SEL-  il partito di Casini non ha mai fatto una vera autocritica rispetto al cuffarismo. Non basta una presa di distanza personale, che neanche c'è stata, ma occorre un giudizio critico sulla selezione della classe dirigente, sulla gestione del potere”.

Ecco spiegato perché, mentre a livello nazionale Nichi Vendola -e con lui SEL- correrà alle primarie per la guida del centrosinistra, in Sicilia è stata scelta la formula dell'alleanza di sinistra con Giovanna Marano  e Claudio Fava rispettivamente candidati presidente e vicepresidente.

Ma Nichi Vendola non si  è limitato a parlare di Bersani  e Lombardo. Ha precisato -è vero- che il centrosinistra che ha in mente nasce “per seppellire Monti e la sua austerità”. Ciò che gli sta a cuore, però, è altro.

La visione della politica che incarna ha al centro l'acqua, gli sprechi che sono all'ordine del giorno, ma anche “le piogge che non sono più un normale evento da bollettino meteo, ma una catastrofe annunciata dalla Protezione Civile”. Il diritto alla salute dei bambini, prime vittime dei tagli e delle politiche di austerità, l'ambiente aggredito dalle fabbriche di morte, a Priolo come a Taranto, dove -per inciso- l'intervento della magistratura contro l'Ilva è stato reso possibile proprio dalle leggi, volute dall'amministrazione di centrosinistra, che hanno fissato limiti severissimi alle emissioni inquinanti.

Il presidente pugliese ha preso di mira una modernità che si presenta con il volto di Marchionne “che vuole fare i SUV senza uno straccio di piano industriale e in cambio pretende l'abbattimento di tutti i diritti dei lavoratori” e di uno Stato che rinuncia ad avere una politica industriale e a realizzare “autostrade del mare, ferrovie per i e fabbriche di autobus”. Mentre si tagliano gli insegnanti sostegno e non si rinuncia alla Tav e all'acquisto di cacciabombardieri. Le sue proposte sono tante e affascinanti, come la “smart city”, la città intelligente dove si recupera l'acqua e si produce energia pulita. O un governo che abbia fra le proprie priorità il rilancio della “prima industria italiana. Quella della memoria  e della cultura”.

Gli elenchi della spesa però sanno farli tutti. Il punto a favore di Vendola è il suo rovello per una politica “intorbidita” e guardata ormai con sospetto da un numero crescente di cittadini. “Crisi economica e crisi della democrazia sono state un tempo anticamera del fascismo -ha ricordato. Un'aria avvelenata che la quaresima della Merkel ha riportato alla luce. In Grecia come in Ungheria”.

Il suo “che fare” allude a una democrazia che non è solo “diritto di voto ogni cinque anni, ma è dovere di custodia della terra per le future generazioni”. Una politica come speranza che non è un sogno o un artificio retorico per strappare applausi ai comizi. In Sicilia tutto questo è storia, vita vissuta da quei contadini che alla fine della seconda guerra mondiale si ribellarono alla mafia e al latifondo e si riscattarono dal destino di “plebe senza storia”. Il legame fra nonni  e nipoti come antidoto efficace contro  l'antipolitica e i profeti urlanti del nulla.

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