Giustizia malata, il caso dell’imprenditore barcellonese Francesco Munafò
Il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, presieduto dalla Dott.ssa Anna Elisa Murabito, ha emesso una sentenza di assoluzione a favore dell'imprenditore Francesco Munafò, difeso dall'avvocato Alfio Chirafisi, dalle accuse di calunnia. Le accuse mosse nei confronti di Munafò, originate dall'iniziativa del Gip di Barcellona, Dottore Pugliese, riguardavano presunte false accuse per fatti penali.
La vicenda risale al 2016, quando Munafò è stato coinvolto in una procedura esecutiva illegittima promossa dall'amministratore giudiziario rappresentante della società Carot, sotto amministrazione giudiziaria per presunti legami con ambienti mafiosi. Munafò, estraneo a qualsiasi coinvolgimento criminale, aveva semplicemente acquistato materiale edile dalla società, successivamente posta sotto sequestro.
Le controversie sull'illegittimità della procedura intrapresa nei confronti di Munafò hanno portato quest'ultimo a denunciare gli abusi subiti, compreso un pignoramento sproporzionato e altre azioni illecite, al procuratore della Repubblica. Tuttavia, anziché indagare ulteriormente sull'amministratore giudiziario, il Gip ha accusato Munafò di aver mosso false accuse.
La difesa di Munafò, affidata all'avvocato Alfio Chiarafisi, è riuscita a dimostrare la veridicità delle accuse mosse dal suo cliente e ha criticato duramente l'impianto accusatorio, evidenziando il fatto che Munafò fosse, in realtà, una vittima delle ingiustizie subite.
È emerso che l'amministratore giudiziario non aveva alcun potere di agire per conto del tribunale nelle misure di prevenzione antimafia dal 2014, eppure aveva avviato azioni esecutive nei confronti di Munafò nel 2016, quando non gli era più consentito farlo.
L'avvocato Chirafisi ha ottenuto l'assoluzione di Munafò e ha chiesto un'indagine approfondita sulle azioni dell'amministratore giudiziario. Questa vicenda mette in luce le potenziali deviazioni del sistema giudiziario e sottolinea l'importanza di una valutazione equa e accurata delle accuse, nonché della responsabilità dei funzionari pubblici nell'applicazione delle leggi.