Cinema e parole, la magia del Centro Camelot

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“Il miracolo è dentro noi, se riusciremo a cambiare”. “Devi stare attento a quello che chiedi a Dio, perché lo puoi ottenere”. “L'importante è desiderare qualcosa senza troppa sofferenza”. Sono solo alcune delle frasi colte al volo durante la proiezione del film “Una settimana da Dio” al Centro Camelot. Un appuntamento ormai consolidato quello della cinematerapia che dura da 4 anni e che contribuisce allo sforzo iniziato molti anni fa di umanizzare un luogo come l'ex manicomio Mandalari, per oltre un secolo simbolo di dolori e sofferenze inimmaginabili. 

A credere nelle possibilità terapeutiche del cinema lo psichiatra Matteo Allone, responsabile del Centro Camelot, fiore all'occhiello delle strutture diurne del di Salute Mentale dell'ASP5 che, incurante dello scetticismo che lo circondava, alcuni anni fa ha iniziato un percorso di cinematerapia unico in Sicilia ed uno dei pochissimi in Italia. 

L'idea che anima il progetto è semplicissima. Guardare un film, immedesimarsi in uno dei personaggi, immergersi nella storia consente al paziente di guardarsi dentro e di tirare fuori emozioni e sentimenti che non pensava di avere o che se ne stavano ben impacchettati dentro di sé. 

“Il cinema è fondamentale da questo punto di vista -spiega Allone. Ogni volta che guardiamo un film, questo ci suscita emozioni e sentimenti sempre diversi a seconda del periodo che stiamo vivendo. Consentire a tutto ciò che ci portiamo dentro di venire fuori, dà un'ulteriore chiave di lettura di noi stessi ed è fondamentale nel percorso di guarigione dei pazienti che seguiamo. Il successo riscosso da questo progetto è la conferma della sua validità. Quando abbiamo iniziato c'erano solo una decina di persone, adesso sono più di 40”. 

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Matteo Allone, responsabile del Centro Camelot

Dopo la proiezione i pazienti si fermano per un paio d'ore e sollecitati e incoraggiati dal dottor Allone e da un'altra psichiatra del Centro Camelot, Maria Grazia Saia, parlano delle impressioni suscitate dalla visione del film, analizzano i propri sentimenti o, più semplicemente, ascoltano gli altri facendo tesoro di ciò che sentono. 

Ogni anno c'è un filo conduttore e quello della quarta edizione è “Un chiamato vita”. A selezionare i film la dottoressa Saia. “Tutti i film che proporremo quest'anno hanno come denominatore comune la vita in tutti i suoi aspetti ed in tutte le sue contraddizioni -puntualizza la psichiatra. Non sono scelte casuali, perché tutti i film in programma aiuteranno i nostri pazienti a guardare dentro di sé, a porsi delle domande e a relazionarsi con gli altri”.

 L'appuntamento con “Un viaggio chiamato vita” , iniziato il 25 ottobre scorso e la cui conclusione è prevista il 31 luglio, è il martedì, due volte al mese, al Centro Camelot della cittadella sanitaria di viale Giostra.

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