Ponte, si torna in piazza per dire “no”

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Immagine virtuale del ponte

La parola d'ordine è “infrastrutture di prossimità”. Tradotto in soldoni, significa: basta con il ponte e realizziamo le opere delle quali Sicilia e Calabria hanno davvero bisogno. Ancora una volta la Rete No Ponte scende in piazza. Oggi alle 16 il corteo partirà da piazza Cairoli ed attraverserà la per ribadire il proprio “no” ad un'opera ritenuta da molti inutile e costosa. Con buona pace dei fautori della megastruttura, uno degli organizzatori della manifestazione, Luigi Sturniolo, smonta l'argomento numero uno, l'incremento dell'occupazione. 

Il ponte dovrebbe costare, il condizionale è d'obbligo, 6, 3 miliardi di euro. Nel momento di massima espansione dei cantieri, potrebbe dare lavoro a 4.500 addetti.  “Il rapporto investimento/occupazione è totalmente squilibrato -spiega Sturniolo- se si pensa che con 250 milioni di euro investiti nella riqualificazione urbana si darebbe lavoro ad oltre 3 mila operai. Per non parlare poi di tutte le emergenze della provincia. Un così ridotto ritorno in termini di occupazione è tipico delle grandi opere come questa. Inoltre, la carenza sul nostro territorio delle professionalità previste renderebbe molto bassa la creazione di posti di lavoro per manodopera locale. Un esempio? I sondaggi geognostici, per i quali sono stati impegnati 5 messinesi su 125 addetti. A tutto ciò si aggiunga che la sola prospettiva del Ponte sta già determinando la perdita di oltre mille posti di lavoro nel settore della navigazione”.

Per la Rete le somme destinare alla costruzione del ponte dovrebbero essere invece destinate ad incrementare la scarsa infrastrutturazione ferroviaria e stradale (in Sicilia una gran parte della rete non è elettrificata, poche tratte sono a doppio binario ed i tempi di percorrenza sono improponibili) mentre la  Salerno-Reggio Calabria è l'incompiuta per antonomasia. Un tragico capitolo è quello del dissesto del territorio, culminato nell'alluvione dell'1 ottobre 2009 che ha causato 37 morti.  Indispensabili quindi interventi di messa in sicurezza che diano garanzie almeno nell'immediato. Per altro, stando alle documentazione raccolta dalla Rete No Ponte, come già ha spiegato Sturniolo, questa tipologia d'interventi garantirebbe molti più posti di lavoro rispetto alla realizzazione della megaopera. Infatti, se con i 6,3 miliardi del ponte si potrebbe dare lavoro a 4.500 addetti, destinare 40 milioni alla messa in sicurezza nei centri già danneggiati dalle frane potrebbe creare oltre 250 posti.

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Luigi Sturniolo

E in una lettera aperta alle comunità colpite dall'alluvione del 2009, la Rete No Ponte sottolinea che “partecipare in massa alla manifestazione è la migliore risposta all'ennesimo indegno teatrino sull'indisponibilità dei già insufficienti fondi FAS. Non servono a nulla, come non sono serviti in passato, gli appelli alla deputazione locale (men che meno a sindaco e presidente della Provincia). Essa non è altro, infatti, che espressione terminale della politica delle emergenze e delle grandi opere che sottrae risorse pubbliche ai bisogni dei cittadini per consegnarle a pochi grandi gruppi che si spartiscono gli appalti pubblici. Serve, invece, lottare per un profondo cambiamento delle politiche ambientali, economiche e occupazionali. Mentre, infatti, viene negato l'utilizzo dei fondi FAS per la messa in sicurezza dei territori, gli stessi vengono impegnati per la costruzione del Ponte sullo Stretto. Serve, quindi, battersi affinché se ne cambi la destinazione”.

Tra gli altri interventi improcrastinabili, l'adeguamento degli edifici pubblici (a partire dalle scuole), il monitoraggio delle abitazioni, un piano d'informazione dei cittadini ed uno di emergenza adeguato, l'attivazione di spazi sociali ed investimenti in parchi e giardini, visto che Messina è una delle città meno “verdi” d'Italia.

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