24 marzo 07.30 Messina ha celebrato a Palazzo Zanca le vittime della mafia
“Preghiamo i rappresentanti delle istituzioni qui presenti di spiegare lo striscione affisso sul tavolo con i nomi delle vittime che oggi commemoriamo”.
In questi termini, al di fuori di qualsiasi protocollo, il vice prefetto Filippo Romano, il questore dott. Carmelo Gugliotta, il colonnello dell'Arma dei Carabinieri Stefano Spagnol, il presidente dell'Associazione “Peppino Impastato” Sonny Foschino, assieme al testimone di giustizia Mario Caniglia, hanno dato inizio, sollecitati dai rappresentanti delle della Rete Aggregativa Studentesca R. A. S. Pasquale Calapso e Francesco Greco, alla mattinata organizzata al Salone delle Bandiere di Messina intitolata “Quando la cultura fa più paura della Giustizia”.
Un titolo emblematico che ha rappresentato l'epicentro focale delle tematiche discusse assieme ai 250 studenti accorsi in rappresentanza dei Liceo Maurolico e La Farina di Messina. Un evento che, si era preannunciato, sarebbe andato oltre gli schemi e la classica conferenza che, se non riesce a tramutarsi in proposte concrete, rimane fine a se stessa. E di presupposti, all'interno della manifestazioni, ne sono stati dati tanti. I giovani presenti hanno potuto ascoltare la testimonianza diretta di Mario Caniglia che, accorso con scorta al seguito da Scordia (CT) non ha mancato l'appuntamento per portare il suo messaggio.
“Io non ho pagato il pizzo e per questo sono un uomo libero. Contadino e ignorante, mi sono laureato con la zappa a 11 anni sotto il sole e la pioggia. Il frutto dei miei sacrifici non poteva andare in mano a Cosa Nostra. Li ho denunciati. Vivo sotto scorta da dieci anni, ma lo rifarei altre mille volte.” Ha continuato Caniglia: “Quando mi proposero di andar via e cambiare identità risposi: Io resto, sono loro che devono andarsene”.
Una storia che ha catturato l'attenzione di tutti i presenti in sala che non hanno voluto perdere nessuna parola di un monologo sentito, vissuto, coma la sceneggiatura di un film dove i protagonisti sono uomini di tutti i giorni. Perfettamente in linea con lo spirito della mattinata gli interventi degli alti vertici delle istituzioni che hanno presenziato e relazionato nel corso della mattinata. “I giovani sono fondamentali in questa lotta e in tutte le altre lotte che hanno come scopo il conseguimento della libertà e della giustizia sociale”.
Toccante l'intervento del Presidente dell'Associazione Peppino Impastato che, come in altre occasioni, ha abbandonato il tavolo dei relatori per svolgere l'intervento in mezzo al pubblico. “Spesso un tavolo rappresenta una barriera invalicabile; e qui dentro nessuno e diverso dall'altro”. Ha poi sottolineato l'importanza dell'umiltà, ricordando il prefetto Antonio Manganelli, capo della Polizia. In sala è scoppiato un forte applauso. L'intervento ha dato spunti rilevanti sull'importanza di una rinascita “tutta messinese” all'insegna della cultura e della giustizia sociale, partendo proprio dalle scuole.
Si è poi accennato ad un progetto che dovrebbe prender piede proprio nei mesi di Aprile e Maggio a Messina, in un'aula autogestita del Liceo Maurolico alla quale, si è dichiarato, hanno già aderito illustre personalità artistiche del panorama italiano e internazionale. Una Messina che si avvia, dunque, a dei segni forti di presa di coscienza che, tramutandosi in coscienza critica e militanza attiva, potrebbero portare dei frutti a breve termine.
Presenti in sala numerosi presidente delle associazioni antiracket che non hanno voluto mancare l'appuntamento. Antonio Parlato, Giuseppe Scaffidi e Giuseppe Ricciardo del direttivo della “Impastato” e il direttivo del neo circolo di Torrenova.