Umberto Bindi, la musica non è finita

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Umberto Bindi

Ci è capitato di leggere alcuni giorni fa, sul forum di Fegiz, una pagina toccante dedicata a Umberto Bindi. Esiste un mega archivio di incisioni, alcune anche molto “casalinghe”, effettuate da Bindi negli ultimi anni e fino alla sua morte, avvenuta nel maggio di 10 anni fa. Un archivio immenso, con alcune perle che son rimaste nascoste per un decennio e anche più.

Bindi è uno dei cantautori più importanti della canzone italiana che, purtroppo, non ha conseguito la giusta riconoscenza. Esiliato e marchiato come elemento da evitare dagli addetti ai lavori e discografici  negli anni '60 a causa della sua omosessualità (confessata in lacrime in un lontano Maurizio Costanzo show del 1988), dovrebbe oggi perlomeno trovare sufficiente spazio in qualsiasi campagna contro l'omofobia.

E neanche le generazioni di oggi sanno chi sia Bindi. Un nome che rischia di cadere nell'anonimato e nell'oblio. Ma pur non conoscendo il nome, molti, moltissimi si saranno ritrovati a cantare le sue canzoni. Qualche titolo ? “Il nostro concerto”, “Arrivederci”, “La musica è finita”, “Il mio mondo”. Da Baglioni a Zero, da Mina alla Vanoni. In tanti si sono cimentati con il repertorio di Bindi.

Un personaggio schivo, delicato e sicuramente debole, che poco ha potuto fare contro la gigante macchina del mondo dello , che sa essere crudele e spietato. Mia Martini ed Enzo Tortora, per citarne due, han pagato alto il prezzo dell'ignoranza e della violenza mediatica.

Da alcuni anni il repertorio “segreto” di Bindi è oggetto di studio del cantautore genovese GianPiero Alloisio, che nel suo nuovo album “Ogni vita è grande” ha pubblicato ben quattro inediti scritti da Bindi. Un modo per dar voce a brani che rimarrebbero nel silenzio di uno scrigno impolverato.

Umberto Bindi ha pagato caro il prezzo della sua “diversità”.

L'ultima grande apparizione è nel 1996 a , insieme ai New Trolls con un bel brano, “Letti”, scritto da Renato Zero, che si prodigò molto per aiutare Bindi.

Oggi di Umberto Bindi rimane un'immagine tristemente sbiadita, che con il tempo rischia di rendersi totalmente invisibile. Chi si occupa di preservare il patrimonio artistico italiano tenga in mente anche il grande Umberto Bindi.

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