Teatro. Messina, “Kean” in scena al Clan Off

alessio bonaffini

MESSINA. Terzo appuntamento fuori cartellone per la rassegna organizzata dal Clan degli Attori. Questa settimana è il turno di Kean. Lo spettacolo, presentato in anteprima nazionale, è diretto da Adriana Mangano, giovane ma talentuosa regista messinese.

Il sipario di Via Trento si aprirà sabato 28 (18.30 e 21.30) e domenica 29 aprile (18.30). Kean è ispirato da un testo di Raymund FitzSimons, dedicato all'attore inglese Edmund Kean, interpretato da Alessio Bonaffini, uno tra i più importanti attori inglesi di inizio ottocento.

Nato da un'attrice, cresciuto da uno zio drammaturgo, entrò presto in contatto con quel surreale luogo chiamato teatro, esordendo in palcoscenico a soli quattro anni. A ventisette sostituiva gli attori più famosi d'Inghilterra e si apprestava a raggiungere l'apice del successo. La sua vita, segnata da una condotta sregolata e piena di eccessi, fu vissuta al perseguimento di un obiettivo, al compimento della missione alla quale si era consacrato sin da ragazzo.

“Abbiamo provato ad individuare cosa, di Kean, ci interessasse raccontare ancora oggi – ha spiegato la regista, Adriana Mangano – e ci siamo imbattuti in quel conflitto che imperversa sulla vita di noi uomini contemporanei, figli di questi tempi: da un lato l'ambizione, il desiderio di raggiungere quel qualcosa che ci fa battere il cuore per il quale crediamo di essere trionfalmente predestinati, dall'altro la necessità di dover far fronte a quei reclami della vita quotidiana, alle incombenze che la società ci chiede di ottemperare per essere in qualche modo “giusti” per questo mondo: un lavoro stabile, una famiglia da accudire, da pagare, case da comprare.”

“Abbiamo lavorato – prosegue ancora la Mangano – sul modo in cui questo conflitto interferisce su chi si trova a doverlo affrontare adoperando delle scelte, arrivando a quelle persone che, loro malgrado, si ritrovano a subire gli effetti di questa intima lotta (congiunti, amici), schiacciate tra speranza e rassegnazione. Certo, il percorso che porta alla risoluzione può essere lungo, dannatamente deprimente e oppressivo, ma quando se ne viene a capo, raggiungendo il proprio obiettivo, il soddisfacimento dei piaceri primordiali, la vita ha tutto un altro sapore. Sacrificare il proprio talento sull'altare del bisogno o reclamare in tutti i modi ciò che ci spetta? Questa la domanda che vogliamo lasciare al pubblico”.

 

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