Giochi pericolosi tra adolescenti

sedute
Alfabeto per l'evocazione
Si fanno per scherzo e spesso non hanno conseguenze. Un gruppo di adolescenti scrive l'alfabeto ed i numeri su un foglio di carta, qualcuno tira fuori una monetina e si inizia. A turno qualcuno fa domande e, se ci si riesce, uno spirito che vaga nell'aldilà si manifesta e risponde. Molto spesso lo “spirito” è solo il dito del buontempone che spinge la monetina e dà risposte volute. Inconsapevoli delle conseguenze che le sedute spiritiche gestite da inesperti possono avere, da sempre evocare defunti è uno dei passatempi preferiti dei ragazzi di Messina, città che quanto a fenomeni occulti tiene testa anche a Torino. Solo in pochi proseguono con questi giochi in età adulta, ma chi ha partecipato spesso resta segnato per sempre.

Come un gruppo di ultracinquantenni che si dedicava assiduamente a questo passatempo senza mai rivelare i dettagli e che da anni ne sconta le conseguenze: a parte uno di loro, che adesso è un neuropsichiatra, tutti gli altri hanno sviluppato disturbi psichici molto gravi e c'è anche chi ormai trascorre la propria vita in una casa di cura.

“Ho sempre avuto paura di queste cose e ne sono stata alla larga -racconta C. T., 47 anni. Quando ero ragazzina i miei amici lo facevano spesso. Una volta, eravamo ancora al liceo, lo fecero anche a scuola. Io mi allontanai, ma poco dopo uscirono urlando dall'aula dicendo che la sedia utilizzata come base si era mossa da sola. Non so se sia vero, ma ricordo bene che da quella volta nessuno lo fece più”.

“Non ci ho mai creduto -ricorda V.F., 34 anni- e quando una volta un gruppo di amici decise di farlo, me ne andai in un'altra stanza. A quanto pare riuscirono a mettersi in contatto perché dopo un paio di ore mi chiamarono pregandomi di raggiungerli perché non potevano chiudere la seduta se non avessi partecipato anch'io. Ovviamente rifiutai, ma dopo alcune ore dovetti cedere. Solo quando mi sedetti con loro e accettai quindi quello che stava succedendo lo spirito se ne andò. Continuo ad essere scettico, ma qualche dubbio sulla possibile veridicità di queste sedute me lo porto dietro”.

“Ero piccola -racconta A.P., 22 anni- e ancora frequentavo gli scout. La mia caposquadriglia, più grande mi me, era fissata con queste cose. Una volta, eravamo fuori casa per un pernottamento, volle farlo. Non so se davvero le cose che lei diceva erano dettate dallo spirito evocato. So solo che da quella volta ho sviluppato nei suoi confronti un astio istintivo per quell'esperienza che ho subito e che non ho mai più accettato di prendere parte a cose del genere”.

Complice anche il fatto che di solito questi episodi avvengono durante l'adolescenza, raramente i ragazzi ne parlano con i genitori. Se subiscono dei traumi non lo raccontano, ma le conseguenze sono inevitabili e la prima domanda da porsi è perché accettino di prendere parte alle sedute.

“A spingerli è soprattutto il desiderio di appartenere al gruppo -spiega Maria Trimarchi, psichiatra. Se gli altri lo fanno, allora devono farlo anche loro. Ma oltre al senso di appartenenza, prendere parte a queste sedute è anche un modo per esorcizzare la paura, confrontandosi con la morte e con gli spiriti. Probabilmente delegano al “medium” la relazione con l'ignoto e preferiscono entrarne in contatto tramite terzi. Non a caso Freud cita Mosè come mediatore tra Dio e gli uomini, quindi tra il divino e l'essere umano, ma da quell'esperienza Mosè ne uscì provato. Tra l'altro, sui ragazzi più fragili tutto ciò può avere anche un forte impatto, perché successivamente possono subire disturbi psichici anche gravi e dare origine a psicosi, visto che si è in presenza di una disgregazione della personalità. Farlo in gruppo dà garanzie, ma quando il gruppo non c'è più e si è soli, si accentuano le fragilità e si sviluppano disturbi psichiatrici”.

Ufficialmente rispetto allo spiritismo la Chiesa si mantiene sempre su posizioni dure ed intransigenti, anche se a livello individuale le posizioni dei sacerdoti spesso sono più comprensive. “E' un argomento molto pesante e difficile da trattare -spiega padre Massimo. In Sicilia ci sono molti casi che sono stati studiati e siamo consapevoli che fatti del genere sono all'ordine del giorno. Penso che le motivazioni siano tante e che la gente si rifugi in certe pratiche per tristezza, insoddisfazione o curiosità. Bisogna però studiare i singoli casi e rendersi conto delle mille sfaccettature che ha la mente umana”.

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