Teatro. Ennio Fantastichini è “Re Lear” al Biondo di Palermo

Re Lear regia Giorgio Barberio Corsetti foto di Achille Le Pera Fantastichini.03
Foto di Achille Le Pera

PALERMO. Ennio Fantastichini è il protagonista del Re Lear di William Shakespeare nel nuovo allestimento prodotto dal Teatro Biondo di Palermo e dal Teatro di Roma con l'adattamento e la regia di Giorgio Barberio Corsetti, che debutta al Biondo venerdì 15 alle 21. Al fianco di Fantastichini recitano Michele Di Mauro (Gloucester), Roberto Rustioni (Kent), Francesco Villano (Edmund), Francesca Ciocchetti (Goneril), Sara Putignano (Regan), Alice Giroldini (Cordelia), Mariano Pirrello (Duca di Albany), Pierluigi Corallo (Duca di Cornovaglia), Gabriele Portoghese (Edgar), Andrea Di Casa (Il Matto e Re di Francia), Antonio Bannò (Oswald e Duca di Borgogna), Zoe Zolferino (un Servo del Duca di Cornovaglia). Le scene e i costumi sono di Francesco Esposito, le luci di Gianluca Cappelletti, le musiche eseguite dal vivo sono di Luca Nostro, mentre Igor Renzetti e Lorenzo Bruno hanno ideato e realizzato le immagini video. Repliche fino al 23 dicembre. Ennio Fantastichini incontrerà il pubblico alla Libreria Feltrinelli di Palermo giovedì 14 dicembre alle 18 per il ciclo Prima della prima.

La sera della prima vini offerti da Planeta.

Re Lear regia Giorgio Barberio Corsetti foto di Achille Le Pera Fantastichini.04
Foto di Achille Le Pera

Giorgio Barberio Corsetti affronta William Shakespeare nella tragedia del potere, tra vanità, adulazioni, perfidie e crudeltà, portando in scena temi di grande attualità in una combinazione inedita di linguaggi e visioni, un racconto epico dove i padri fraintendono i figli e i figli tradiscono i padri. Uno dei massimi innovatori del teatro contemporaneo si immerge nella scrittura skakespeariana per costruire, con un linguaggio attualissimo, un ponte tra presente e futuro in un'inedita, appassionata, visione per la scena. Seguendo il suo percorso di sperimentazione, che contempla l'impiego di nuove tecnologie e la drammaturgia itinerante, Corsetti compone una sinfonia infernale che ha principio nella prova d'amore che il Re pretende dalle sue tre figlie e che culmina, in un crescendo di caos, nella di­struzione di un regno in cui i pochi superstiti sono chiamati a confrontarsi con la possibili­tà di ricostruire un futuro possibile. Il tempo di questo Lear è adesso. Un tempo dove un Re si spoglia del potere nel tentativo disperato di vivere senza responsabilità. Un tradimento della fondamentale dimensione politica alla conquista di un'estasi individuale, mentre il mondo privato e pubblico intorno a sé implode: “Lear avviene adesso, nei nostri giorni, in un mondo fluttuante, dove l'economia e la finanza ci spingono da una crisi all'altra, portandoci con loro – spiega Barberio Corsetti – È la storia del potere della successione, di padri e figlie, figli e padri. Lear vuole ritrovare la giovinezza perduta, abbandonare le cure del regno, il peso delle responsabilità, poter vagare con i suoi cavalieri da un palazzo all'altro, fare bagordi e occuparsi solo del proprio piacere; per combattere la solitudine e l'approssimarsi della fine si porta dietro un seguito colorato e chiassoso, di dubbia moralità. Lear vuole essere amato, perché pensa che il sentimento delle figlie sia una garanzia, un investimento che gli permetterà di vivere spensierato una seconda giovinezza. Vuole essere amato perché sta dando via il potere, in realtà si sta alleggerendo per volar via libero, mentre il potere si diffonderà come una malattia contagiando tutti. È una favola ed è una tragedia di padri e figli: Lear e le sue figlie, Gloucester ed i suoi figli. I padri fraintendono i figli, i figli tradiscono i padri. Oppure li salvano fino ad arrivare alla follia (di Lear) e alla cecità (di Gloucester), il buio degli occhi e il buio della mente. Le situazioni, i luoghi sono simbolici, come arcani maggiori dei Tarocchi: la torre, la tempesta, la capanna. La superficie del racconto è tagliata a colpi netti, come una tela di ”.

Re Lear regia Giorgio Barberio Corsetti foto di Achille Le Pera Ciocchetti Villano e Putignano
Foto di Achille Le Pera
Re Lear regia Giorgio Barberio Corsetti foto di Achille Le Pera 16
Foto di Achille Le Pera

Composta tra la primavera del 1605 e l'autunno del 1606, Re Lear è un'opera intrisa da una cieca volontà di potere, in cui Shakespeare confida nella speranza che le nuove generazioni possano riscattare il mondo di corruzione e morte che hanno ereditato dai padri. Una tragedia di padri e figli, dove si scontrano paternità ed eredità, trasmissione e usurpazione, il passaggio del potere nei suoi più atroci termini essenziali: “Lear ha un carattere violento, rabbioso, che si sfracella contro le porte chiuse dalle figlie – aggiunge Corsetti – Cordelia è come il padre, non vuol dire fandonie, odia le smancerie, non capisce l'adulazione, diretta e ombrosa. I personaggi si stagliano contro un cielo fosco con tutti i loro difetti e le loro qualità, caratteri che possono solo essere tirati allo spasimo, alle estreme conseguenze. La fedeltà, la lealtà, oppure il tradimento, la doppiezza, sono scolpite nelle figure come la trama stessa della materia in cui sono forgiate. Ancora una volta è una scrittura materica”. Nel corso dello spettacolo il paesaggio si deforma, dalla favola si passa all'incubo, un viaggio verso le tenebre: “Chi non ha saputo vedere diventa cieco, chi non ha capito perde la mente, chi ha tradito sprofonda nel tradimento, chi è puro viene trucidato”. Così Barberio Corsetti immagina il suo spettacolo diviso in tre parti come il regno di Lear: il dramma delle due famiglie, Lear e Gloucester, fatto di interni in cui il pubblico avrà un ruolo attivo; la tempesta, la fuga, la follia, la natura che si confonde con la mente, tempeste e abissi sono momenti e luoghi fisici e interiori, reali e allucinati, qui la scena perde i contorni della realtà; la guerra, che arriva come una battaglia di soldatini, in cui un re dovrebbe essere salvato dalla figlia che ha cacciato, ma perde lasciando al potere la necessità di ricostituirsi intorno ad un nuovo personaggio, «una guerra persa, una disfatta della ragione e del diritto, fino alla morte del Re e della figlia, e la necessità del potere di trovare un nuovo personaggio intorno a cui raggrumarsi”.

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