Se il voto è un diritto e non merce di scambio

Elezioni2I dati ufficiali dell'affluenza si avranno solo alle 15, ma quelli già registrati ieri non promettono nulla di buono. Non per i due candidati , entrambi validi anche se per motivi diversi e con i dovuti distinguo, ma perché danno un'idea chiara di come il messinese medio consideri il voto: merce di scambio e nulla di più.

E' inutile scaricare tutto sulla disillusione, sulla crisi della politica, sui pericoli dell'antipolitica. La verità è che non essendoci più l'effetto rimorchio dei candidati al Consiglio comunale (visto che voto il mio consigliere tanto vale mettere una croce in più sul sindaco), fino ad oggi solo a poco più di sessanta mila messinesi interessa davvero dare il proprio contributo per stabilire chi governerà la città nei prossimi 5 anni.

Con buona pace di acuti analisti che da mesi riempiono le pagine dei giornali con squisite dissertazioni sulla crisi della politica, bisogna prendere atto che una volta piazzato il comparello o la commarella di turno in Consiglio comunale, a pochi importa chi sarà il nuovo sindaco.

Ma il voto è un diritto che non si può mercificare trasformandolo in una cambiale in bianco. Comprendo il disgusto di chi non vota alle Politiche o alle Regionali anche se credo che sia un errore non farlo, ma ritengo inaccettabile scegliere di non scegliere. Delegare ad altri, quasi che il sindaco sia una figura di contorno (tanto il favore lo chiedo al mio amico o alla mia amica consigliere, che in campagna elettorale mi hanno promesso di tutto, anche se resta da vedere quanto poi ricorderanno di queste promesse), è da irresponsabili.

Che Messina sia un disastro è un dato evidente. Che i messinesi (non la classe politica ma i cittadini) abbiano ampiamente contribuito a renderla tale è altrettanto vero. Perché chi ci ha governato negli ultimi 20 anni sarà anche quello che è e molti in questi giorni dovrebbero avere la decenza di tacere, ma è altrettanto vero che a non pagare l'acqua, la spazzatura o i biglietti su bus e tram sono i cittadini.

A parcheggiare in doppia e tripla fila o negli angoli o sulle strisce pedonali sono i cittadini. A buttare l'immondizia dove capita prima sono i cittadini. Ad incendiare i cassonetti sprigionando pericolosissima diossina nell'aria come se fosse Chanel n° 5 e a distruggerli causando un danno di un paio di migliaia di euro alle casse pubbliche sono i cittadini.

Non basta? Andiamo avanti. A danneggiare panchine, lampioni e quei quattro elementi d'arredo sparsi per Messina sono i cittadini. A rubare le piante appena posate nelle aiuole sono i cittadini. A ridurre il Gran Camposanto un immondezzaio all'aria aperta sono i cittadini. A trasformare i mercati all'aperto in discariche piene di rifiuti di ogni genere sono i cittadini. A buttare per strada mobili vecchi ed elettrodomestici inservibili sono i cittadini. A non rispettare le file sono i cittadini.

A sporcare ogni oltre limite consentito dalla decenza nelle sere della fine settimana gli spazi antistanti i locali notturni sono i cittadini. Ad abbandonare l'eternit per strada invece di conferirlo in discarica sono i cittadini. A trasformare gli angoli del centro in vespasiani puzzolenti sono i cittadini.

Per il momento non mi viene in mente altro, ma in redazione ci piacerebbe ricevere i vostri contributi. Detto questo, visto che i politici al governo sono l'espressione di chi li vota, innanzitutto andate a votare altrimenti per i prossimi 5 anni non avrete alcun diritto di lamentarvi e poi provate ad iniziare a comportarvi da cittadini consapevoli dei propri diritti e non in sudditi che elemosinano favori. Potrebbe essere un buon punto di partenza per provare davvero a cambiare questa città prima che sia troppo tardi.

Un pensiero su “Se il voto è un diritto e non merce di scambio

  • 24 Giugno 2013 in 17:29
    Permalink

    Personalmente non butto mai in strada i mobili vecchi, né rubo le piante dalle aiuole. Ma rileggendo con attenzione l’appassionata requisitoria qui sopra devo ammettere di trovare queste parole sacrosante. Sì, è vero: se Messina è ridotta così è anche colpa mia. E non solo perché qualche volta ho parcheggiato in seconda fila, peccato apparentemente veniale…
    È colpa mia perché ho accettato, ho lasciato correre, ho scrollato le spalle, ho visto e non mi sono indignato. È colpa mia perché non ho reagito, perché ho permesso che tutto questo accadesse.
    Dovremmo tutti rimboccarci le maniche, ora. Da dove cominciamo?

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