Alla Sala Laudamo Pinocchio, Angelo Campolo e l’istinto

Pinocchio 15-11-2014È uno spettacolo sull'istinto il “Pinocchio” di Angelo Campolo. Di quello di Collodi è rimasta la cornice, riempita dalle emozioni dei 30 ragazzi che hanno partecipato al laboratorio sul romanzo dello scrittore toscano e che da ieri sono in scena alla Sala Laudamo a Messina.

Seguendo la lezione di Brecht, che invitava a destrutturare i classici e a ricomporli calandoli nella contemporaneità, in “Istinto” Angelo Campolo parte dalla solitudine di Mastro Geppetto per rivisitare un caposaldo della letteratura per ragazzi e trasformarlo in un atto d'accusa verso una società sempre più omologata e plastificata, dove ci si mette in vendita con tanta, troppa facilità.

“È una riflessione sull'apparire -conferma Angelo Campolo subito dopo lo spettacolo, in scena fino al 23 novembre e poi di nuovo dal 27 al 30 novembre- sul mercato dell'essere umano. Ho scritto questo testo basandomi molto su quello che è venuto fuori durante le 200 ore di laboratorio con questi 30 ragazzi e c'è un po' di ciascuno di loro in tutto quello che c'è sul palco. Pinocchio è il burattino che consente di bypassare il ruolo di padre per comprare un finto figlio che corrisponda a ciò che vogliamo e non a ciò che è .

La bottega di Mastro Ciliegia diventa un centro benessere dove, come in una sorta di supermarket, si sceglie ciò che si vuole. Ogni ragazzo sul palco rappresenta una sfaccettatura di Pinocchio e quindi dell'essere umano, ma in realtà il vero protagonista dello spettacolo è l'istinto, come indica il titolo: la parte più pura di noi che la società blocca dentro e che solo a fatica riesce a venire fuori”.

Il regista Angelo Campolo
Il regista Angelo Campolo

A produrre lo spettacolo, primo capitolo del lavoro di rilettura di “Pinocchio” che dopo “Istinto” proseguirà il 20 febbraio con “Solitudine” di Annibale Pavone, il 17 con “Inganno” di Paride Acacia e il 29 maggio con “Amore” di Giacomo Ferraù, la compagnia DAF – teatro dell'esatta fantasia  di Giuseppe Ministeri.

Sul palco i 30 ragazzi che hanno frequentato il laboratorio e che sono riusciti a dare vita a un solo, unico  Pinocchio. Campolo ha lavorato molto sulla loro fisicità e si vede.

I loro corpi si muovo all'unisono e trasmettono il desiderio di essere scelti prima, la frustrazione del rifiuto poi.

In mezzo, uno spaccato di società italiana contemporanea (i corpi in vendita senza pudore, le menzogne, le promesse non mantenute, il futuro privo di speranza, l'istinto tenuto nascosto in una stanza, appunto) che dà molto da pensare e su cui riflettere. In ogni caso, uno spettacolo da non perdere, aspettando con impazienza i prossimi appuntamenti.

Sul palcoscenico, è giusto citarli tutti, Patrizia Ajello, Giulia Sara Arcovito, Luigi Amoroso, Mario Aversa, Roberta Catanese, Simone Corso, Roberta Costanzo, Dario Delfino, Diego Delfino, Adele Di Bella, Luca D'Arrigo, Carmelo Crisafuli, Gabriele Cisafuli, Antonella De Francesco, Alessandro Fazio, Enza Filoramo, Gabriele Furnari Falanga, Laura Giannone, Francesco Grasso, Adriana Mangano, Daniela Milici, Lelio Naccari, Lorenzo Pizzurro, Rosario Popolo, Sara Quartarone, Alessandro Santoro, Giada Tarantello, Antonio Vitarelli, Damiano Venuto, Luigi Venuto.

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Elisabetta Raffa

Giornalista professionista dal secolo scorso, si divide equamente tra articoli di economia e politica, la cucina vegana, i propri cani, i libri, la musica, il teatro e le serate con gli amici, non necessariamente in quest’ordine. Allergica ai punti e virgola e all’abuso dei due punti, crede fermamente nel congiuntivo e ripete continuamente che gli unici due ausiliari concessi sono essere e avere. La sua frase preferita è: “Se rinasco voglio essere la moglie dell’ispettore Barnaby”.

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