Rometta, strage dimenticata

IncidenteRomettaRicorre in questi giorni il decennale della tragedia ferroviaria di Rometta in cui si contarono otto morti e una cinquantina di feriti a causa del deragliamento di un treno. Motivo dell'incidente il cedimento di un giunto provvisorio fra due rotaie. Carte alla mano, i accusarono subito RFI, la controllata del Gruppo FS che gestisce la rete ferroviaria, di essere responsabili dell'accaduto visto che i pesanti tagli al bilancio avevano inciso pesantemente sulla voce destinata alla manutenzione e, di riflesso, anche alla sicurezza di passeggeri e lavoratori. A dieci anni di distanza e dopo un processo che si è concluso con una quasi assoluzione (i 4 imputati sono stati condannati a tre anni ma la pena è stata condonata), la Messina-Patti è completamente nuova. Ma il ricordo degli 8 morti (il macchinista Saverio Nania di 43 anni, Stefano La Malfa di 51 anni, Placido Caruso di 76 anni, Giuseppina Mammana di 22 anni ed i marocchini Miloudi Abdelhakim di 75 anni e Alì Abdelhakim di 33 anni) non cancellerà la paura che una simile tragedia possa ripetersi.

“Si tratta di una mosca bianca all'interno delle infrastrutture siciliane perché è la più moderna tecnologicamente -spiega Michele Barresi, segretario provinciale della Fit Cisl di Messina. Sono stati rinnovati 60 chilometri ed è stato installato il doppio binario. I tempi di percorrenza che prima erano di cinquanta minuti adesso sono stati ridotti a trenta“.

L'allarme sicurezza scatenato dal terribile incidente di dieci anni fa può dirsi quindi scongiurato, almeno per quanto riguarda la tratta in questione. Tuttavia, il quadro complessivo in cui si inserisce questa piccola eccellenza non è dei migliori.

“In Sicilia -spiega ancora Barresi- su 1370 chilometri di strada ferrata solo 178 sono a doppio binario e ben 500 vanno ancora a diesel, cioè non sono elettrificati. Se si vuole arrivare a Palermo si passa dai 180 chilometri orari del doppio binario della Messina-Patti  agli 80 del binario unico che c'è da Patti a Cefalù. Se si rinnovasse tutto il tratto fino a Palermo, ci si potrebbe arrivare in meno di due ore, invece delle attuali tre ore e mezzo”.

Il caso della tratta Messina-Palermo, che pure è una delle maggiori, se non la più importante dell'Isola, è esemplificativa della condizione di arretratezza generale in cui versa il sistema ferroviario siciliano. Un sistema che utilizza ancora binari che risalgono alla fine dell'Ottocento. E anche nei casi in cui si è registrato un rinnovamento delle infrastrutture, come nella Messina-Patti, il servizio non è adeguatamente sfruttato. “Questa tratta, a 3 anni dalla inaugurazione del doppio binario, è utilizzata solo al 10% delle sue potenzialità -continua il segretario della Fit Cisl. Nonostante sia una delle poche zone ad alta frequentazione e Trenitalia riesca a coprire i costi con il solo dei biglietti. Dal 2006 non c'è Contratto di Servizio tra la Regione Siciliana e Trenitalia. Inoltre, la compagnia ferroviaria non ha i soldi per comprare le vetture e le ultime sono state acquistate nel 2005.  Il risultato di tutto questo, è che in pochi anni abbiamo perso più di un milione e mezzo di chilometri/treno per la scarsa utilizzazione delle infrastrutture”.

Un altro caso tutto messinese è quello della che da Messina dovrebbe raggiungere Catania, ma che invece si ferma a Giampilieri. “A dispetto delle nostre continue sollecitazioni e rivendicazioni per il completamento della rete ferroviaria siciliana -conclude Barresi- tra Messina e Catania c'è il “buco” costituito dalla Giampilieri- Fiumefreddo, che non è mai stata realizzata perché mai finanziata”.

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