RFI abbandona lo Stretto di Messina e vende BluFerries

Nave FS
Una nave del Gruppo FS

L'ultimo tocco all'abbandono dell'area dello Stretto da parte del Gruppo Ferrovie dello Stato è arrivato con l'annuncio dell'amministratore delegato Mauro Moretti.

Che dopo avere negato la volontà di chiudere la partita con la Sicilia e con Messina in particolare per dedicarsi a tratte più remunerative, alla fine ha lasciato scivolare la dichiarazione che si sta lavorando alla vendita di BluFerries e della Rete Grandi Stazioni.

Un annuncio arrivato a margine del forum Italia-Svizzera, che fa cadere l'ultimo velo su un piano di dismissione avviato a metà degli anni Novanta, che pezzo dopo pezzo ha scardinato quanto si era costruito in un centinaio di anni.

“La flotta di Stato ormai conta solo quattro navi per il trasporto dei mezzi ferroviari -spiegano il segretario generale di Orsa Sicilia Mariano Massaro e i responsabili nazionale e regionale Antonino D'Orazio e Michele Barresi. Di queste ne sono utilizzate solo tre, con corse ed equipaggi  ridotti di almeno il 50% rispetto ai livelli di produzione concordati con il sindacato. Con l'annuncio di vendita di BluFerries i vertici ferroviari hanno dichiarato il fallimento nel mercato in cui altre realtà imprenditoriali hanno fondato le proprie fortune, la timida e breve concorrenza con i privati si è consumata unicamente attraverso la compressione di salari e livelli occupazionali.

I tagli inferti periodicamente al costo del lavoro dalla monopolista Caronte&Tourist sono stati presto ereditati dall' del Gruppo FS, che nonostante la parità di condizioni non è riuscita a reggere il confronto e si appresta a sbaraccare. Siamo di fronte all'ennesimo fallimento delle privatizzazioni figlie del liberismo selvaggio in cui sono scaduti i servizi essenziali. Vince chi riduce ai minimi termini il costo del lavoro e sacrifica la qualità del servizio a favore del profitto privato e quando arrivano i bilanci passivi si richiede alla collettività di ripianare il debito”.

Per i tre dirigenti sindacali, questa “concezione involutiva dei trasporti è servita solo alle casse private” mentre la concorrenza basata sulla qualità dei servizi erogati all'utenza è rimasta nel libro delle buone intenzioni.

“La Sicilia è pressoché isolata, i collegamenti ferroviari sono al minimo storico e il traghettamento di passeggeri e mezzi gommati è totalmente in mano ad aziende private che dettano costi e condizioni -puntualizzano Massaro, D'Orazio e Barresi”.

E non mancano gli attacchi alla Giunta Accorinti, accusata di avere avuto troppa fretta nell'emettere l'ordinanza che limita lo sbarco dei TIR in città mentre l'approdo di Tremestieri è in perenne emergenza e non ancora in grado di sostenere un volume di traffico sufficiente a garantire non solo la salute degli abitanti di Messina ma anche i posti di lavoro.

“Questa ordinanza -chiosano i sindacalisti- è servita da alibi al Gruppo FS per liberarsi definitivamente di BluFerries. L'Orsa aveva ampiamente anticipato tale scenario chiedendo all'Amministrazione Accorinti di rinviare qualsiasi iniziativa a dopo il completamento dell'approdo sud. Adesso avremo qualche mezzo gommato in meno in via la Farina e tanti marittimi messinesi disoccupati a protestare dietro i cancelli del Comune di Messina, mentre il completamento del porto di Tremestieri è rinviato alle calende greche? Cosa venderà FS oltre  le navi non ci è dato sapere. In occasione della separazione del servizio ferroviario da quello dedicato al traghettamento dei mezzi gommati, RFI trasferì a BluFerries la proprietà delle navi bidirezionali e l'utilizzo delle strutture a terra (uffici, invasature, piazzale).

Un complesso logistico indispensabile anche per il traghettamento dei mezzi ferroviari gestito da RFI. Cosa succederebbe se insieme alla flotta si cedessero anche tali impianti? RFI dovrebbe pagare al nuovo gestore privato l'utilizzo delle proprie strutture a suo tempo realizzate con soldi pubblici? E ancora: che fine faranno i lavoratori in forza a BluFerries? Nelle operazioni di vendita è prevista la clausola sociale per imporre all'armatore subentrante di assumere i marittimi che attualmente armano la flotta? Conoscendo le dinamiche fin qui utilizzate dai vertici ferroviari non ci aspettiamo nulla di buono, se non si interviene per tempo si rischia di trovarsi di fronte al fatto compiuto. E' indispensabile che ferrovieri e marittimi BluFerries si compattino in un'unica vertenza per rivendicare garanzie occupazionali e mantenimento dei servizi ai livelli concordati con le organizzazioni sindacali. L'apatia che ha mandato la lotta in letargo ha consentito alla controparte di realizzare il progetto di dismissione che l'Orsa denunciò in tempi non sospetti. Adesso c'è da salvare i residui posti di lavoro e rivendicare il mantenimento dei livelli di produzione e si deve necessariamente svegliarsi”.

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