Pet therapy, l’amore che fa guarire

pet4E' la storia dell'amicizia più antica del mondo quella tra l' e gli animali. Come tutte le storie che si rispetti conosce alti e bassi, ma da oltre mezzo secolo è rafforzata da un elemento in più: la scoperta degli effetti positivi che gli animali domestici hanno su chi sta male. La Pet Therapy (in inglese “pet” è l'animale domestico) nasce a metà degli anni ‘50 con lo psichiatra infantile Boris Levinson e ha la sua consacrazione definitiva nel 1961, quando l'animale è promosso al rango di coterapeuta e di volta in volta “lavora” accanto a chi può trarre effetti benefici dalla sua presenza.

Nel 2003 la Pet Therapy approda anche l'Italia e subito anche a Messina. “Siamo riusciti a portare il sorriso nel mondo della sofferenza –racconta Antonio Pugliese, professore ordinario di Clinica Medicina Veterinaria, presidente del centro di Pet Therepy dell'Annunziata presso l'università di Messina e attualmente direttore nel centro di Vicenza – regalando ai bambini una gioia incalcolabile. Se ne parlava già dal ‘93 -continua il professor Pugliese- ma la sua attuazione ha richiesto parecchio tempo. Inizialmente lavoravamo con l'ASL, poi la situazione è cambiata. Il nostro centro di Pet Therapy di Messina è la prima struttura riabilitativa su territorio nazionale, istituita a Gennaio 2003.

Abbiamo una superficie di circa 260 mq, un maneggio terapeutico e tre ambulatori in cui lavoriamo principalmente con la neuropsichiatria infantile dai 2/3 anni fino ai 17 seguendo fino a 35 pazienti al giorno. Abbiamo effettuato 12 mila prestazioni sanitarie su bambini e adolescenti portatori di handicap (disabili o malati terminali) con diverse patologie neuromotorie e psichiche. I risultati? Abbiamo avuto esiti assolutamente meravigliosi, anche se gli obiettivi non hanno mai termini assoluti ed ogni paziente è diverso dall'altro. Adesso è ancora più difficile gestire i rapporti interpersonali e l'animale domestico diventa “promotore sociale” attraverso il semplice contatto fisico”.

pet3 Gli animali sono scelti dopo avere conosciuto a fondo il paziente per capire la sua predisposizione verso il pet affiancato, la cui specie è selezionata in base al soggetto in cura. Solo dopo subentrano la razza e la stazza. I cani sono scelti per taglia e carattere, i gatti in base al pelo ed al gioco, i conigli nani sono adatti ai bambini, mentre i criceti, i porcellini d'India e le tartarughe sono l'ideale per chi ha bisogno di tranquillità. Il cavallo si scegli per le dimensioni e l'acquario per il movimento lento dei pesci che ha un effetto ipnotico. I risultati? Ottimi, dal 50 all'80 per cento.
E' un intervento inattivo -sottolinea il presidente- ma affermando la sua efficacia non intendo sminuire la natura terapeutica della “pet therapy”.

Ecco perché facciamo molta leva sulle emozioni. Il processo di formazione si muove proponendo dei corsi di perfezionamento post laurea a cui possono accedere gli studenti di quasi tutte le facoltà. Vorremmo far partire il prossimo tra circa un mese. Certo, i due anni in cui ci siamo dovuti fermare a causa mancanza di fondi ci hanno un po' troncato le gambe e la sospensione terapeutica dei nostri pazienti non ha reso felici neanche noi. La famiglia di un bambino di due anni con diagnosi di autismo, successivamente modificata, era molto dispiaciuta dell'interruzione. Il bimbo cominciava a chiamare il cane, una felicità alla soglia della commozione. Sorriso, modulazione del linguaggio, frequenza del respiro, postura, direzionalità dello sguardo: sono tutti importanti segni di benessere colti dal medico curante”.

Il rapporto non è limitato al classico binomio medico-paziente ma si fa lavoro di squadra, con un'equipe di professionisti che stila un programma terapeutico. La figura del veterinario, ad esempio, tutela il benessere fisico e psichico dell'animale che potrebbe non reggere il comportamento del bambino. “Finora sono stati solo due i casi di fallimento- racconta la dottoressa Famulari, direttore sanitario del Centro di riabilitazione e medico responsabile di una struttura Aias di San Filippo del Mela. Il primo, un ragazzo di 17 anni con grandi disturbi del comportamento, grave ritardo mentale e con difficoltà visive che non è stato possibile avviare la terapia a causa della sua aggressività. E poi un'allergia al pelo del coniglio che ha costretto un ragazzino a sospendere le sedute”.

La partecipazione e la motivazione sono i promotori della buon riuscita del lavoro. Un bambino di 7 anni affetto da paralisi celebrale infantile, dopo 3 anni di sedute è riuscito a mettersi in piedi appoggiandosi ai cani. “Ancora crediamo –continua la dottoressa Famulari- nella profonda propositività dei nostri ragazzi. Diamo loro la possibilità di venire al centro per pulire le gabbie dei conigli o per spazzolare i cani. Lavoriamo anche con chi ha disturbi nel linguaggio stimolando il soggetto a dire bene parole o frasi altrimenti il cane non risponde. La paura o la fobia verso qualche animale richiede il doppio del sudore. Si comincia con gli animali di carta, poi con i modellini e piano, piano si arriva a quelli veri. E mi viene in mente il caso di un paziente che aveva il terrore delle mosche: un po' di lavoro ma alla fine siamo riusciti a lavorare con i cani”.

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