#Palermo. Mafia, sequestrati beni per oltre 4 milioni di euro

Guardia di finanza Palermo
Foto d'archivio

Sequestrati beni a prestanome di mafiosi per oltre 4 milioni di euro. Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo, in esecuzione di provvedimenti emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica di Palermo, ha sequestrato nel capoluogo un autolavaggio, una ditta di movimento terra, appartamenti, terreni, veicoli e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di 4 milioni 200.000 euro a prestanome di noti esponenti mafiosi palermitani. Le attività dei finanzieri hanno riguardato Pietro Mansueto (1960), già indagato negli scorsi anni dalla Guardia di Finanza per trasferimento fraudolento di valori e indicato da diversi collaboratori di giustizia, in particolare da Francesco Franzese, quale prestanome e persona di fiducia dei Lo Piccolo, egemoni nel mandamento mafioso di Palermo-San Lorenzo. Mansueto ha subito il sequestro di 7 immobili e di 11 conti correnti bancari.

A Marcello Coccellato (1961), indicato da vari collaboratori giustizia, tra i quali Manuel Pasta, Salvatore Giordano e Francesco Franzese, quale responsabile, sempre nell'ambito del mandamento mafioso di San Lorenzo e in particolare del quartiere Marinella, della raccolta del denaro proveniente da attività estorsive, sono stati sequestrati un'impresa di movimento terra e relativi mezzi, oltre a diversi conti correnti.

Coinvolto anche Salvatore Sansone (1987), ritenuto elemento di spicco della famiglia mafiosa di Palermo-Uditore, già arrestato nel maggio 2015 per associazione di stampo mafioso, essendo incaricato del sostegno economico dei detenuti e dei rapporti con altri esponenti della criminalità organizzata. Il provvedimento emesso nei suoi confronti dal Tribunale di Palermo ha riguardato un autolavaggio e un appartamento di nove vani in zona viale Michelangelo-Uditore, nonché veicoli e disponibilità finanziarie. I sequestri sono stati eseguiti dalle Fiamme Gialle del GICO, che hanno dimostrato l'esistenza di una evidente sproporzione tra il valore dei beni posseduti dai soggetti e i redditi dichiarati dai tre.

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