Norme antiriciclaggio e diritti dei consumatori

antiriciclaggioChe l'Italia sia il Paese dei paradossi è cosa ben nota. Ma quando l'assurdo diventa realtà, forse è il caso di fermarsi a riflettere. A. L. è un disoccupato che alcuni mesi fa è stato vittima di un incidente. L'assicurazione non può far altro che riconoscergli i danni subiti e gli liquida la somma dovuta con due assegni, uno da poco più di mille euro ed il secondo da 7.150 euro, emessi dall'agenzia n° 6 dell'Unicredit di viale della Libertà, ex Banco di Sicilia. Non ha un conto corrente, ma questo fino ad oggi non è mai stato un problema. Quando alcune settimane fa è andato a cambiare il primo assegno tutto a posto. Il problema è sorto giovedì scorso, quando è andato ad incassare il secondo assegno.

Alla cassa gli hanno spiegato che a causa delle norme antiriciclaggio, non è possibile cambiare assegni di importo superiore ai 5 mila euro. A nulla sono valse le rimostranze dell'uomo, che ha sottolineato come proprio in quella banca gli avessero cambiato il primo assegno. Nulla da fare: se non è un correntista hanno le mani legate.

E' vero che il comma 1 dell'articolo 20 del decreto legge n° 70 del 31 maggio 2010 prevede che “Ai fini di adeguamento alle disposizioni adottate in ambito comunitario in tema di prevenzione dell'utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo, le all'uso del contante e dei titoli al portatore, di cui all'articolo 49, commi 1, 5, 8, 12 e 13, del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, sono adeguate all'importo di euro cinquemila”. Ma è altrettanto vero che sospettare una società assicuratrice di riciclaggio e non prevedere dei distinguo rispetto a chi emette il titolo bancario è quanto meno una stravaganza del legislatore.
“L'unica alternativa che avrei -spiega A.L., che preferisce mantenere l'anonimato- sarebbe quella di aprire un conto corrente presso l'agenzia 6. Ma io sono disoccupato, cosa me ne faccio di un conto? Mi hanno detto che non avrei spese, ma io non ne sono tanto convinto”. Accompagnato da un amico che è correntista Unicredit che era disposto a fargli da garante, A. L. si è rivolto all'agenzia UniCredit di via Palermo, ma anche lì non c'è stato nulla da fare: o si apre un conto oppure l'assegno resta un pezzo di carta. Tra l'altro, ad aggravare la situazione, ha contribuito anche il fatto che il funzionario dell'agenzia di via Palermo con il quale la cosa è stata discussa, ha la scrivania proprio accanto agli sportelli. Quindi, in barba a tutte le normative che tutelano la privacy, chi era in fila per altri motivi ha potuto seguire comodamente questa riservatissima discussione.

Luigi DAMICO
Luigi D'Amico, segretario provinciale PSD

“E' davvero una situazione paradossale -commenta Luigi D'Amico, segretario provinciale del PSD, il Partito Sicurezza e Difesa. I diritti di un cittadino sono stati calpestati ancora una volta per tutelare invece quelli di istituto di credito che si trincera dietro disposizioni che guarda caso però lo favoriscono, visto che per cambiare l'assegno è necessario avere un conto corrente. Un vantaggio anche per l'assicurazione che ha emesso l'assegno, visto che la somma depositata e non incassata contribuisce a far lievitare gli interessi. Intanto l'Adiconsum Cisl, associazione che dovrebbe difendere i diritti dei consumatori, insieme ad altre 11 associazioni omologhe ha siglato una convenzione a livello nazionale proprio con Unicredit, che prevede anche una postazione nelle filiali che hanno attivato il servizio proprio per difendere i diritti dei cittadini. Vorrei capire se è così che si tutelano gli utenti, oppure se dietro questo accordo ci sono altre logiche che con la salvaguardia dei diritti dei consumatori non hanno nulla a che fare”.

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