#Messina. Tagli pensioni, lavoratori denunciano INPS alla Corte dei Conti

INPSDa due anni lottano contro l'INPS che ogni mese arriva a decurtare la loro pensione anche di oltre il 50%. Visto che tutte le richieste di chiarimento sono state ignorate sia dalla sede di Messina che da quella di Roma, hanno deciso di passare alle maniere forti e hanno denunciato la vicenda alla Procura della Corte dei Conti di Palermo. La vicenda inizia nel 2014, quando l'INPS comincia a trattenere parte degli assegni mensili a una trentina di pensionati dell'Università, tutti funzionari e dirigenti, che hanno prestato servizio al Policlinico. La prima stranezza è proprio questa: solo a 30 su un totale di 120 persone andate in pensione con requisiti identici. E così, c'è chi passa da 2000-2.200 euro al mese a 8-900 da un momento all'altro, con una decurtazione che supera il limite massimo del 20% previsto in casi del genere, mentre l'INPS pretende indietro anche una parte della liquidazione, che ovviamente è già stata destinata e spesa per aiutare figli e nipoti.

“I nostri assistiti -spiegano gli avvocati Fernando Rizzo e Andrea Vadalà– hanno presentato un esposto alla Procura Regionale della Corte dei Conti contro l'INPS, gestione dipendenti pubblici, sedi di Messina e di Roma, per accertare le responsabilità di funzionari e dirigenti. In virtù di atti amministrativi conformi a consolidata giurisprudenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione con la sentenza 8521 del 2012, sono stati tutti equiparati economicamente al dirigente non medico del ruolo sanità, con versamento dei contributi previdenziali relativi. Tanto che l'INPDAP prima e l'INPS dopo, hanno provveduto fino al 2014 a pagare TFS e trattamento pensionistico calcolati sull'intera retribuzione percepita”.

Poi, unico caso del genere in Italia da quanto raccontano i lavoratori e i loro legali, l'INPS scavalca la normativa, nel calcolo di liquidazione e pensione esclude la differenza con lo stipendio da dirigente non medico della sanità e tra chi è andato in pensione prima del 2014 c'è anche chi si vede richiedere, in alcuni casi senza alcun preavviso, anche più di 100.000 euro. Un vero dramma per persone che hanno lavorato per 38-40 anni e che pensavano di poter contare su una vecchiaia serena.

E non è tutto. Perché a chi è andato in pensione dal 2014 l'INPS di Messina, con una decisione senza precedenti, ha calcolato pensione e liquidazione solo sullo stipendio universitario, tralasciando l'integrazione per le mansioni svolte al Policlinico. Non contento, l'ente si è rifatto anche su chi era andato in pensione più di 5 anni prima, sebbene non sia consentito.

“Abbiamo constatato e contestato, ma senza riscontro -aggiungono gli avvocati Rizzo e Vadalà- che solo la sede di Messina ha intrapreso queste iniziative di recupero. Nel resto d'Italia i dirigenti equiparati, pur nelle medesime condizioni giuridiche, continuano a percepire un trattamento previdenziale ancora calibrato sulla effettiva retribuzione percepita quale dirigente non medico della sanità”.

Alla Corte dei Conti di Palermo gli ex dipendenti del Policlinico universitario chiedono di accertare le responsabilità dei dirigenti e funzionari INPS coinvolti nella vicenda, per il danno erariale determinato. Nel caso in cui il debito preteso dall'INPS sia ritenuto illegittimo dalla magistratura contabile, i ricorrenti chiedono che siano restituite loro le somme trattenute, oltre a interessi, rivalutazione e spese legali. “In caso contrario, il danno erariale è determinato dalla prescrizione e decadenza in cui sta incorrendo l'ente nel recupero di indebito -spiegano ancora i difensori dei pensionati. L'INPS, pur dovendo agire per tutti nelle medesime condizioni giuridiche ed economiche, sta evitando inspiegabilmente iniziative di recupero diffuse e coerenti, determinando l'irripetibilità di somme per milioni di euro a causa dell'inerzia e del decorso del tempo”.

Gli avvocati Rizzo e Vadalà, che si dichiarano certi che i loro assistiti stiano subendo un'ingiustizia da parte dell'INPS, sottolineano anche che “appare singolare che un ente pubblico, benché più volte sollecitato a uniformità di giudizio, agisca invece a macchia di leopardo”. Dall'ufficio stampa regionale dell'INPS, contattato per avere delucidazioni, attendiamo adesso un chiarimento sulla vicenda, anche se voci ufficiose fanno trapelare che negli uffici dell'istituto inizino a manifestarsi i primi dubbi su una decisione che non ha precedenti in Italia.

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Elisabetta Raffa

Giornalista professionista dal secolo scorso, si divide equamente tra articoli di economia e politica, la cucina vegana, i propri cani, i libri, la musica, il teatro e le serate con gli amici, non necessariamente in quest’ordine. Allergica ai punti e virgola e all’abuso dei due punti, crede fermamente nel congiuntivo e ripete continuamente che gli unici due ausiliari concessi sono essere e avere. La sua frase preferita è: “Se rinasco voglio essere la moglie dell’ispettore Barnaby”.

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