#Messina. Sequestrati dalla DIA a Roccella Valdemone 4 fabbricati e 32 terreni all’imprenditore Salvatore Santalucia

Salvatore Santalucia
Salvatore Santalucia

A conclusione di un'articolata e complessa attività investigativa, svolta in stretta sinergia con la Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, personale della DIA di Messina, supportato dal Centro Operativo di Catania, ha sequestrato beni per un valore stimato di oltre 1.300.000 euro, all'imprenditore Salvatore Santalucia di Roccella Valdemone.

L'uomo è ritenuto, nell'ambito di diverse inchieste giudiziarie, anello di congiunzione tra le organizzazioni criminali operanti nel territorio a cavallo tra le province di Messina e Catania.

L'attività investigativa trae origine dal precedente sequestro, disposto dal Tribunale di Messina su proposta del Direttore della DIA Nunzio Antonio Ferla ed eseguito il 15 dicembre scorso, per 27 milioni di euro.

Il sequestro di oggi ha riguardato 4 fabbricati e 32 terreni nel Comune di Roccella Valdemone, per l'estensione complessiva di 20 ettari.

Le attività investigative della DIA di Messina hanno permesso di mettere in luce che Santalucia era riuscito ad avere la disponibilità di ulteriori immobili, anche riferibili a fabbricati in corso di costruzione, intestandoli in quota parte a se stesso e ai suoi familiari.

Individuati anche diversi diritti di proprietà di terreni suddivisi in varie particelle e provenienti da usucapione per possesso ultraventennale, pubblicizzata agli uffici competenti solo 18 anni dopo il decesso della moglie dell'imprenditore, che è un noto imprenditore già assurto agli onori della cronaca per essere stato individuato, nell'ambito di inchieste giudiziarie quale trait d'union tra le organizzazioni criminali mafiose operanti nel territorio a cavallo tra le province di Messina e Catania per il controllo delle attività imprenditoriali, quali il movimento terra, la produzione di conglomerato cementizio e la produzione di energia da fonti rinnovabili.

Pluripregiudicato e con precedenti di polizia anche per reati associativi, Salvatore Santalucia è strettamente legato alla ben note famiglie mafiose Santapaola di Catania (tramite esponenti di vertice del clan Brunetto, attivo nel versante jonico della provincia etnea e alla stessa alleato) e a quella barcellonese, come confermato dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano.

L'attività imprenditoriale di Santalucia ha registrato un'anomala crescita esponenziale, tanto da aver guadagnato tra il 2003 e il 2010 la partnership con la Eolo Costruzioni, impresa del noto Gruppo Nicastri, riconducibile a Vito Nicastri di Alcamo, leader in Sicilia nella realizzazione delle opere civili dei parchi eolici. A quest'ultimo, oggetto di investigazioni da parte della DIA di Messina e perché considerato soggetto in strettissimi rapporti con il super latitante Matteo Messina Denaro, è stato confiscato un colossale impero economico per oltre 1,5 miliardi di euro.

Salvatore Santalucia, noto negli ambienti criminali con il soprannome di Turi Piu, ha sulle spalle numerosi precedenti penali, che lo individuano quale attore e partecipante di reati associativi e contro il patrimonio per violazioni in materia ambientale. In numerosi procedimenti penali è stato documentato lo stretto legame intercorrente tra le organizzazioni mafiose delle due province citate nelle operazioni Ermes, Dionisio, Arcangelo, Iblis, Omega-Obelisco, Longano, Eris, Vivaio, Montagna, Gotha e altre, nel cui ambito sono stati accertati gli stretti rapporti di affari e di alleanza in generale tra il clan Santapaola e le famiglie mafiose operanti nella provincia di Messina, rappresentate dai boss Gullotti e Rampulla.

La duplice proiezione di Santalucia sia verso la criminalità organizzata della provincia di Messina (cosca barcellonese) che verso quella del versante catanese (cosca Brunetto), è stata documentata dalle risultanze dei procedimenti penali instaurati a suo carico. Evidente anche lo stretto legame intercorrente tra l'imprenditore e Orazio Papa, indicato quale elemento di vertice dell'organizzazione mafiosa facente capo a Paolo Brunetto, morto nel 2013, considerato un fedelissimo del ben più noto boss mafioso Nitto Santapaola. La sua pericolosità sociale e la sua posizione di contiguità a Cosa Nostra, si coglie inequivocabilmente dai continui rapporti interpersonali che intrattiene con i pregiudicati per reati di mafia Sebastiano Coci, Salvatore Calcò Labruzzo.

Nel procedimento penale incardinato presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Catania,  con il quale i carabinieri di Randazzo hanno disarticolato l'organizzazione criminale di riferimento capeggiata da Paolo Brunetto, con la stretta collaborazione del fratello di questi Salvatore e attiva nel versante jonico della provincia di Catania con influenza anche nel limitrofo territorio della provincia di Messina, ha trovato riscontro l'importante ruolo assunto da Salvatore Santalucia, che in merito alle attività criminali finalizzate all'illecito controllo degli appalti è indicato quale referente per la zona di Roccella Valdemone.

Anche nell'operazione Gotha III, condotta dal ROS Carabinieri di Messina, seppur in assenza di determinazioni da parte dell'A.G. sul conto di Santalucia, sono tracciabili i contatti che ha avuto con il capomafia barcellonese Carmelo Bisognano, con la sorella di questi Vincenza, con il suo stretto collaboratore Beniamino Cambria e con Tindaro Calabrese, quest'ultimo  ritenuto, secondo copiose risultanze giudiziarie, il successore di Carmelo Bisognano.

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