#Messina. Addio ai fondi salva-casse, LabDem: “Mai la città così in basso”

Logo LabDemL'amministrazione non presenta i dati contabili del 2015 e Messina perde i fondi salva-casse del ministero degli Interni. Duro attacco di LabDem, di area PD, che chiede un intervento dello Stato per porre fine  quella che definisce una “disastrosa esperienza amministrativa”.

“Il ministero degli Interni ha disposto per i Comuni capoluogo il versamento a titolo di anticipo della complessiva somma di un miliardo 300 milioni di euro -si legge in una .

Comuni come Roma prenderanno 72 milioni, Napoli 42,3, Firenze 14,5 e così via. Questi soldi serviranno a fronteggiare le spese senza dover far ricorso alle anticipazioni bancarie con i relativi oneri finanziar e sono molto attesi dagli enti beneficiari.

La somma destinata a Messina è pari a zero perché queste somme sono concesse solo ai Comuni in regola con le comunicazioni finanziarie del 2015 e quindi è di tutta evidenza che non avendo neppure approvato il Bilancio Preventivo 2015 la nostra città, in compagnia di soltanto sei altri Comuni in tutta Italia, non riceverà un euro.

Pazienza. Vorrà dire che finché sarà possibile il Comune si rivolgerà alla banche e pagherà i relativi interessi che, in definitiva, saranno a carico dei cittadini. Il tutto per la comprovata inefficienza e incapacità della Giunta nel rispettare le leggi dello Stato in materia finanziaria.

 Non sappiamo se questo significhi governare Messina dal basso. Certo è che mai la nostra città era caduta così in basso. Purtroppo l'assessore Guido Signorino, dopo aver per anni vantato i grandi successi ottenuti nella gestione finanziaria, sembra sia recentemente ammutolito e non potrà darci spiegazioni di questo ulteriore grande risultato.

“Non sembra ci siano più alibi per nessuno -commenta Francesco Barbalace, coordinatore LabDem . Chiunque puntelli ancora, qualunque sia il suo obiettivo, questa amministrazione, è direttamente responsabile del degrado della città e del baratro in cui la stessa giorno dopo giorno sprofonda.

Data l'insipienza e la poca considerazione degli interessi di Messina di chi, per poco nobili ragioni di bottega, ritiene non sia ancora il tempo di dare il benservito ad Accorinti, non resta che sperare che i poteri dello Stato, ciascuno per quanto di rispettiva competenza, intervengano per porre fine a questa disastrosa esperienza amministrativa”.

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