Mediazione socio-culturale, la laurea che non c’è

targa1A parlare con gli universitari si scoprono cose davvero interessanti. Per esempio, la situazione assurda vissuta da chi è iscritto a “Mediazione socio-culturale per l'integrazione multietnica“. Corso quasi del tutto sconosciuto ai più, ma che esiste da pochi anni e che ha sede a Barcellona, che nasce „per favorire rapporti positivi tra culture diverse, promuovere reciproca conoscenza e comprensione, facilitare le relazioni con soggetti stranieri e la loro integrazione nei diversi contesti di vita”. Sono alcune righe del regolamento del corso di laurea, che però mantiene ben poco rispetto a quanto promette.

A parlarcene sono Giulia Corbascio e Antonietta Spoto, secondo e terzo anno. “Stiamo cercando di muoverci e di cercare più informazioni possibili attraverso il consiglio del corso di laurea e tramite passaparola per provare a risolvere la situazione in cui ci troviamo da anni“. Dai loro racconti emerge una situazione in cui ad una sede perfetta a livello strutturale, si contrappongono notevoli carenze dal punto di vista didattico.

Mancano professori e ricercatori, non si fanno tirocini, niente lezioni, non si svolgono esami per tempo, non ci si laurea, gli studenti non sono seguiti e tutto procede totalmente a rilento. “Mi sono trovata bene solo al primo anno -racconta Antonina- quando tutto si svolgeva regolarmente e bene, le lezioni erano equilibrate e suddivise tra primo e secondo semestre. Ma dall'anno scorso le lezioni hanno cominciato a ritardare e ad essere soppresse o slittate al secondo semestre, iniziando in ritardo dopo marzo e proseguendo fino a giugno e noi ci siamo ritrovati a fare esami perfino ad agosto. Adesso sono al terzo anno e finora è partita solo una materia che però si terrà nel secondo semestre, quando il piano di studi ne prevede oltre 20. Mi chiedo come riuscirò a laurearmi in tempo e ad organizzare studio e lavoro. Gran parte di noi studenti viaggia o lavora per mantenersi gli studi e questa situazione instabile crea solo disagio rallentando la nostra uscita dall'università e prolungando il pagamento delle tasse. E poi c'è il problema dei ricercatori, che da noi occupavano gran parte delle cattedre e che ora, a causa della situazione di precarietà in cui si trovano, non svolgono più lezioni mentre la facoltà cerca disperatamente professori in sostituzione: intanto materie e lezioni continuano ad essere sospese”.

Il corso di laurea prevede anche il tirocinio formativo presso enti convenzionati, ma mancano i tutor ed i coordinatori previsti dal programma e quindi gli studenti non possono accumulare esperienze e crediti formativi e tutto è bloccato da 2 anni. Eppure il corso ha numerosi iscritti, poco meno di 200, gran parte sono della zona di Milazzo e Barcellona, alcuni di Messina e in molti lavorano.

E' un corso che dovrebbe formare personale qualificato e preparato che garantisca assistenza e competenza, ma è penalizzato e chi è motivato e volenteroso resta al palo. “Può essere che sia un effetto aggravato dalla riforma Gelmini per via dei tagli –spiega Antonietta- anche se il problema va avanti da anni. L'unica cosa certa è che noi studenti siamo pronti a capirne di più e muoverci per far sentire il nostro disagio”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *