Lo scandalo della formazione, tra Pd, Pdl e renziani smemorati

ReportDopo la puntata di domenica scorsa di Report sulla formazione in salsa messinese e la decisione di Crocetta di bloccare i pagamenti agli enti che facciano capo anche indirettamente a esponenti politici, arrivano gli strali dei movimenti cittadini.

I primi a muoversi sono quelli di Libertà e Giustizia, che per voce di Giusi Furnari sottolinea “la (non) risposta, da consumato dribblatore, data dal senatore del Francantonio Genovese e le impunite dichiarazioni fatte dal cognato, il regionale del PD Franco Rinaldi, che ha rivendicato, con uno sfottente sorrisetto, come legittimo e da esibire l'uso elettorale dei fondi della formazione gestiti da enti che fanno capo a suoi familiari?

Cosa ne pensa Rosario Crocetta, che ha iniziato una coraggiosa azione di scardinamento del malaffare politico consumato alla Regione, lo sappiamo dalla sua decisa presa di posizione. E a questa decisione intendiamo dare sostegno come LeG e come società civile.

Aspettiamo di sapere cosa ne pensa Bersani, a cui si deve un'illuminata opera di rinnovamento e di risignificazione della vita politica italiana. Noi, amici di Crocetta e di Bersani, crediamo che il PD e tutti i cittadini, che guardano con speranza alla “rivoluzione della dignità”, non debbano restare muti e indifferenti di fronte a queste oltraggiose affermazioni.

In ancor più che altrove, perché la cosa ci riguarda direttamente, è necessario che si apra un dibattito che metta in discussione ciò che si vuole e ciò che non si vuole promuovere come “bene comune” e quali debbano essere i nostri rappresentanti istituzionali”.

Tutto chiaro, anche se LeG dimentica di citare gli altri enti di formazione che fanno capo a esponenti politici messinesi. A partire dall'Ancol, dove l'ex sindaco Buzzanca e l'ex assessore Melino Capone ci hanno piazzato dentro parenti ed affini e sul quale sta indagando la magistratura.

Subito dopo ecco la presa di posizione di reset! Che ricorda come il 2 agosto scorso abbia organizzato un incontro proprio sullo scandalo della formazione messinese.

“Da oltre un anno proviamo ad affermare un metodo “altro” di fare politica basato esclusivamente sulla proposta di soluzioni utili alla città -sottolinea Alessandro Tinaglia- partendo sempre e comunque dal merito delle questioni e senza farci influenzare dai disastrosi risultati dei nostri amministratori che ci hanno portato alla decisione di occuparci in prima persona del futuro di Messina.

Il dibattito di agosto aveva l'obiettivo di fornire alla città ulteriori elementi utili alla costruzione di alternative e soluzioni percorribili rispetto al tema della formazione professionale in Sicilia ed a Messina”.

Due le proposte di reset!: la predisposizione di un Disegno di Legge da sottoporre a tutti i candidati alla presidenza della Regione che impedisca ai politici (dai consiglieri comunali fino ai parlamentari regionali e nazionali, oltre che ai quadri dirigenti dei partiti politici ed ai loro familiari a qualsiasi livello) di essere coinvolti in enti di formazione e l'individuazione di figure professionali da formare in base alla richiesta del mercato del lavoro ed alla prospettiva di sviluppo individuata per la Sicilia.

“All'indomani di quella iniziativa -prosegue Tinaglia- ci domandammo il perché del silenzio degli altri rappresentanti dei partiti. Ci sorprese sentire l'ex sindaco Buzzanca definire ovvio “l'intervento a gamba tesa”, così lo definì, della politica nel mondo della formazione. A quella manifestazione al Giardino Corallo l'onorevole Genovese non intervenne, sostenendo che non c'era nulla da spiegare.

Oggi, dopo “Panorama” anche “Report” mette a nudo le distorsioni del sistema della formazione in Sicilia e della sua dipendenza diretta da moltissimi rappresentanti e da destra a sinistra c'è chi grida allo scandalo.

Ci sorprendono, ad esempio, i “renziani”, che solo a novembre di quest'anno ed in occasione dello scandalo che ha coinvolto l'ex assessore PDL Capone si sono ricordati di intervenire sul tema, ignorando ovviamente il leader del proprio partito.

Asesso invece, recuperano un altro pezzo di memoria per fare speculazione politica e proprio i “renziani” attaccano Genovese e Rinaldi, guarda caso solo dopo aver scelto di seguire le orme di Crocetta. In questi anni, evidentemente, i giovani del PD così come quelli del PDL, erano ciechi e sordi e non si sono accorti di quanto fosse naturale per i loro partiti fare politica acquisendo società di formazione per costruire consenso ed utilizzando la necessità di chi cerca disperatamente una collocazione lavorativa. Oggi, anche loro e finalmente, si risvegliano. Che dire, meglio tardi che mai”.

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