Libri. Luoghi, volti ed emozioni attraversando Tomasi di Lampedusa

 

tomasiSICILIA. L'opera di un autore vive nel momento in cui il lettore ne mette in moto i meccanismi, immedesimandosi nel testo e rendendolo proprio al punto da arricchirlo con un'autorappresentazione fantastica di quanto ha letto. Maria Antonietta Ferrarolo, Dora Marchese e Fulvia Toscano, le tre curatrici del volume Itinerari siciliani. Topografie dell'anima sulle tracce di Tomasi di (Historica Edizioni, Roma 2017, pagg. 180) hanno compiuto un'operazione inversa e sono entrate nei luoghi che fanno da sfondo alle opere del grande siciliano, aspirandone l'anima. L'itinerario suggestivo risulta mosso anche da altri  interessanti contributi di Bonifacio, Insinga, Sanfilippo, Samonà, Iacono e Giubilei.

Da Lighea a Il gattopardo è un percorso attraverso i luoghi degli affetti, degli slanci giovanili e delle riflessioni senescenti e la Sicilia offre uno scenario straordinario in cui collocare le vicende narrate. Gli elementi autobiografici si colorano, evocando immagini di grande plasticità. Dal mare di Augusta emerge la donna-sirena, nelle provincia di Ragusa, di Agrigento, di Messina s'incontrano i palazzi superbi, i castelli-museo, le ville ridenti: tutti luoghi abitati da Tomasi e ora divenuti custodi di un recente passato, ricco di fascino e talvolta di mistero.

Luoghi congiunti dal filo della nostalgia per una bellezza destinata a inabissarsi e a perdersi, secondo le leggi naturali che impongono all'uomo un breve destino. L'opera però è destinata a durare, quindi il lettore potrà, con gli occhi di un flaneur, passeggiare per Ficarra e sentire l'olezzo della macchia mediterranea, osservare il reticolato di viuzze su cui si affacciano le casette a castello, godere di quella vista che ha trovato una collocazione letteraria ne Il gattopardo.

Ogni scrittore è un nomade che attraversa le parole per ricostruire scenari e il lettore percorre i medesimi luoghi attraverso la potenza evocativa della parola scritta. Lo stesso Tomasi procede nei luoghi dell'infanzia (in particolar modo Santa Margherita di Belice) alla ricerca di un paradiso perduto, dove ogni cosa sembra assumere aspetti onirici. Luogo reale, quindi, ma a cui dare un'interpretazione psicanalitica. Luogo emblematico anche Palma di Montechiaro, che lo ha ispirato nella scrittura del romanzo soprattutto per la figura di Angelica Sedara e per il riferimento ai trionfi della gola legati al ricordo delle mani esperte delle benedettine.

Anche Villa Piccolo, dimora  di fine Ottocento della zia materna, ha un grande fascino evocativo. Posta sulle colline che sovrastano Capo d'Orlando, è luogo della presa di coscienza delle ragioni della vita, degli affetti, dei misteri, dell'afflato letterario. Luogo esoterico per gli ectoplasmi evocati dal cugino Casimiro e per il giardino conturbante della cugina Agata Giovanna, ha un peso rilevante anche per l'incoraggiamento del cugino e poeta Lucio, primo estimatore de Il gattopardo. Anche il castello di Donnafugata rientra tra i luoghi dell'anima là dove il genius loci entra nell'arte del cinema, dove è in mostra l'abito in organza di seta indossato da Angelica (Claudia Cardinale) nella scena del ballo. Due altri  percorsi che esulano dal pregevole lavoro degli autori, sarebbero da citare: quello astrale e quello venatorio. Il primo avviene in un mondo siderale, puro, trascendente, l'altro nell'immortale silenzio delle campagne siciliane, dove tutto è lontano nello spazio e ancor più nel tempo.

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