Le “feste” di villa De Gregorio

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I ruderi di villa De Gregorio
Dopo la piccola parentesi tutta al femminile, dedicata alla triste vicenda della ragazza di Salice, torniamo a parlare di ruderi abitati da presenze paranormali. A differenza dell'inquietante apparizione di San Licandro, stavolta ci soffermeremo su eventi che in molti hanno definito “estremamente piacevoli”. Lungo il viale Giostra, all'incrocio con il viale Aranci, è possibile ammirare i ruderi di villa De Gregorio, un'antica residenza patrizia risalente al XVIII secolo.

Fortemente danneggiata dal terremoto del 1783, la splendida abitazione non ha resistito al successivo sisma del 1908, crollando su se stessa sotto lo sguardo impassibile dell'ultracentenario albero di magnolia, che tutt'oggi la sovrasta. Per più di un secolo, i resti della villa sono rimasti in stato di abbandono e solo di recente l' ha pensato di delimitare il sito con una debole recinzione in lamiera e di collocare alcuni faretti, come per sottolineare l'importanza del luogo. I ruderi hanno sempre attirato parecchi curiosi, affascinati dalle dicerie che si diffondevano nel rione, soprattutto negli anni dell'immediato dopoguerra. Adesso le voci sembrano essersi assopite, non sappiamo se per una diminuzione delle attività paranormali o solo per il triste appiattimento della società di oggi, troppo tecnologica, scientifica e veloce per soffermarsi sulla magia di romantici ruderi ritenuti infestati. Per fortuna, c'è ancora chi ricorda i racconti dei nonni, come il signor Gaetano, 67 anni che, da grande appassionato di paranormale, ci riassume tutti gli eventi che si sono verificati alla villa De Gregorio.

“Personalmente, non ho mai avuto un'esperienza paranormale tra i ruderi della villa ma ho raccolto le testimonianze di parecchie persone che giuravano di averle vissute. Quasi tutte collimavano tra loro e, a dire il vero, dopo averle sentite, posso dire di invidiare i protagonisti di questi strani racconti. Pare che chiunque si avventuri tra i ruderi al crepuscolo avverta immediatamente una folla di ricordi farsi largo nella propria mente, insieme ad un forte senso di estraniamento dal mondo reale. Un anziano mi raccontò addirittura di essersi sentito trasportare in un “tempo remoto”. Quando gli chiesi se intendeva un “luogo lontano” mi rispose: “No, mi puttaru areti, tanti anni fa e visti cosi chi non ti pozzu cuntari di quantu eranu beddi…”.

Dopo avergli giurato di non diffondere questa storia (“sinnunca diciunu chi sugnu pacciu” mi disse), mi parlò di una lussuosa sala da ballo, dove gentiluomini e nobildonne si divertivano a danzare al ritmo di valzer. Una bellissima orchestra scandiva i ritmi di quello splendido salone, ricolmo di affreschi, dipinti e tendaggi. Raccolsi altri racconti simili ma nessuno avvertì mai paura o angoscia, ma solo un senso di grande rilassatezza e di felicità. Il padre di un amico, invece, mi narrò di essersi assopito proprio sotto la gigantesca magnolia che sovrasta i ruderi, nelle calde ore del primo pomeriggio di un giorno d'estate.

Nella fase del dormiveglia sentì nitidamente i suoni delicati di sinfonie antiche, perdute ormai nelle pieghe del tempo. Si svegliò con la netta sensazione di essere accarezzato in viso da delicate mani di donna, e sentì, per qualche minuto, un bellissimo profumo fruttato. Molte delle persone con le quali parlai mi dissero che tornarono spesso tra i ruderi, per godere di quelle meravigliose sensazioni. Alcuni ci riuscirono, altri invece, dovettero rassegnarsi. Io non perdo le speranze, magari un giorno potrò raccontare anch'io la mia esperienza”.

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