L’assassinio di Attilio Manca, un testimone su FB

AngelaManca
Angela Manca con il figlio Attilio, ucciso dalla

Da Facebook arriva una nuova testimonianza sull'omicidio di Attilio Manca. La decisione della Procura di Viterbo di archiviare la posizione dei 5 barcellonesi finora coinvolti nella vicenda e di andare avanti sulla strada della morte per droga invece che su quella dell'assassinio di mafia ha suscitato una marea di polemiche anche a livello nazionale, con in testa Don Ciotti e Salvatore Borsellino a pretendere la verità. Solo a Barcellona si tace, ma ci saremmo meravigliati del contrario.

In ogni caso, l'eco della notizia è arrivata ovunque e su FB spunta una lettera che, se racconta fatti realmente accaduti, potrebbe confermare quello che la famiglia dell'urologo assassinato l'11 febbraio 2004 sostiene da sempre: Attilio Manca è stato ucciso dalla mafia barcellonese per nascondere il fatto che nell'ottobre dell'anno precedente il medico aveva operato alla prostata Bernardo Provenzano, ancora felicemente latitante grazie alla solerzia dello Stato italiano, a Marsiglia.

Non a caso, quando la presidente della Commissione europea Antimafia Sonia Alfano incontrò Provenzano in carcere e gli chiese del delitto Manca, il mafioso le rispose: “Ora c'amu a mettiti autri cristiani ‘nto menzu?”. Più chiaro di così.

Riportiamo il messaggio apparso su FB come è stato scritto.

Gentile signora, suo figlio era in castelvetrano il 5 maggio 2003 ricoverato in ortopedia, appoggiato in chirurgia generale perché troppo piena… io stesso ho preparato la stanza undici per un vecchio che dovevo assistere…ma che forse era già ricoverato nell'altro reparto …sapevo che era per prostata ma non capivo di prima mattina x in ortopedia…intuivo che c'era qualcosa che non andava..dopo un po'fatto il letto ,si presentava alle ore 7,45,un vecchio di statura piccola tanto da essere portato in braccio,da un uomo coi capelli bianchi ,alto e robusto e gentile con cui ho parlato e non aveva alcun tipo di accento …..il vecchio dopo l'arresto ,l'ho riconosciuto come bernardo provenzano,dato che si era presentato come gaspare troia…il nome io non l'ho scritto nella cartella termometrica,perchè dicevano che era in chirurgia…l'uomo coi capelli bianchi ,l'ho riconosciuto come salvatore lo piccolo e il figlio sandro…erano 15 persone,troppe per un vecchio in una stanza sola.sentivo dire che c'era un medico famoso di roma.proprio così ,mai viterbo,che era esperto in tumori di prostata,che sapeva solo lui fare tale intervento.ma che ci veniva a fare a cv,se c'erano altri ..boh..era vestito coi pantaloni e dolcevita mattone che ha in foto,ma capelli che coprivano le orecchie….un dolcevita a maggio…strano….sembrava buttato dal letto..io sono stato vicino a lui ,e era circondato come se era un coniglio in mezzo ai serpenti..che comportamento…aspettavano le lastre fatte in ch.e mentre veniva preso a bracci oda due esseri ,tra cui il figli sandro e uno figlio di un tale che si è impiccato,era circondato peggio di uno che volesse scappare,sono andati dal primario e si sono chiusi..io turbato..e poi ancora di più… ero solo per molte ore con provenzano e lo piccolo padre ,parlavo con loro,e il vecchio ,che avevo scambiato per un preside in pensione e glielo detto ,mi ha risposto con un sorriso a un milione di denti…scriveva su un quaderno a righi nero e bordi rossi,che io usai solo a tempo del terremoto del 68,per questo mi incuriosì tanto x da tanto non vedevo una cosa simile…gli ho servito il tè e le fette biscottate…poi suo figlio gli ha detto la diagnosi,visto che ero a pochi centimetri,con voce tutto che limpida e accento strambo,quasi di paura….ma che razza di dottore è..me lo sono chiesto x tanto tempo….poi ho capito…..c'erano ,poi li ho visti su il mensile s ,e ho provato panico,tutti boss,tra cui l'impiccato e un brutto ,grosso ,coi occhi celesti,mafioso di carini,il figlio angelo provenzano che firmava foglie uno brutto che poi sol odo recente ho riconosciuto come messina gerlando di ag….insomma un summit…ora basta…ecco al verità su suo figlio e midimentichi..sono in galera e si consoli…non cerchi di mettersi in contatto ..ho paura e panico….“.

Poi un altro messaggio: “Diceva che era un piccolo interventino perchè tumoretto benigno alla prostata ,ma doveva essere portato in costa azzurra dove non lo so ,ma da uno che era stato suo maestro per operarlo e non c'era da preoccuparsi..doveva vedere il disappunto del vecchio..poi ho saputo che nel primo pomeriggio tutti si erano volatizzati…“.

Questo il testo su Facebook. La famiglia Manca non si pronuncia, troppe volte in questi anni si sono fatti avanti millantatori che pretendevano di conoscere la verità. “Non sappiamo che dire -commenta Angela Manca, la madre dell'urologo assassinato. La cosa strana è che mi abbia scritto sul social network invece di mettersi in contatto in privato. Certo, credo che la Procura dovrebbe quantomeno accertare la veridicità delle affermazioni. In ogni caso, come ha detto Don Ciotti, ad interessarsi di questa vicenda dovrebbe essere la Procura Nazionale Antimafia. Perché questo, piaccia o no, è un delitto di mafia”.

Un delitto di mafia, aggiungiamo noi, che da subito si è cercato di far passare per tutt'altro. Con una Procura, quella di Viterbo, che di fatto ha ignorato come sia impossibile per un mancino iniettarsi la droga per ben due volte con la mano destra. Che ha ignorato le numerose ecchimosi sulle braccia e le gambe di Attilio Manca. Che ha ignorato il viso tumefatto e il setto nasale deviato, risultato, secondo gli inquirenti, di una caduta sul telecomando appoggiato sul letto.

Che ha ignorato come sia ai limiti della fantascienza che in un appartamento nel quale si vive da anni ci siano solo una decina di impronte. Che ha ignorato le ripetute richieste della famiglia di accedere ai tabulati telefonici del 2003 e la sparizione, sempre dai tabulati, di una telefonata fatta dal medico alla madre pochi giorni prima di essere ucciso. Che ha ignorato la totale assenza di buchi da iniezione sul corpo dell'urologo, a parte quelli fatali.

Insomma, troppe omissioni, troppe richieste di archiviazione puntualmente stoppate dai Manca, troppa superficialità nelle indagini. In perfetto stile italiano quando si tratta di delitti scomodi.

E il ruolo svolto da Bernardo Provenzano nella trattativa Stato-mafia (ma davvero qualcuno può credere che uno riesca ad essere latitante per 43 anni restando in Italia e continuando a delinquere impunemente senza che lo si consenta?) potrebbe essere la chiave di volta per capire una volta per tutte anche questa morte.

Che altro non è se non un omicidio maldestramente, molto maldestramente, fatto passare per morte per overdose.

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