ReteNoPonte contro navi Nato e vendita dei Magazzini Generali

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La protesta all'Arsenale (foto Enzo Bertuccelli)

Camminare dall'Arsenale militare ai vecchi Magazzini Generali al porto, è un'esperienza istruttiva. Si attraversa la Zona Falcata, un tempo ricca di attività industriali grandi e piccole legate alla navigazione ed al commercio e oggi ridotta ad un deserto da cui emergono antenne e braccia di gru  rugginose e le mura sbreccate della Cittadella seicentesca. Tutto sembra immobile, in attesa dell'ennesima speculazione edilizia, mentre sempre meno treni attraversano lo Stretto di e l'unica porzione viva di quel territorio è il molo Norimberga, interamente occupato dal gruppo Franza e dai suoi traghetti Messina -Salerno.

Questa passeggiata fuori programma è stata la conclusione del sit in indetto dalla Rete NoPonte di Messina per protestare contro l'annunciata trasformazione dell'Arsenale in un Centro di eccellenza per lo smaltimento di tutte le navi da Nato sino a duemila tonnellate. “Un grande cimitero- pattumiera -così lo definiscono i militanti NoPonte- dove convergeranno enormi quantità di amianto, prodotti chimici e idrocarburi pericolosamente inquinanti e cancerogeni”.

Un progetto dell'Agenzia Industrie e Difesa e della Nato Maintenance and Supply Agency (NAMSA), la struttura logistica dell'Alleanza con sede a Capellen (Lussemburgo) che assiste i Paesi membri negli acquisti comuni e nella manutenzione dei sistemi d'arma.

Alla costruzione del Centro, sempre secondo Retenoponte, dovrebbero essere destinati tra i 25 ed i 30 milioni di euro, fondi pubblici presumibilmente prelevati dai sempre più magri bilanci statali, sottraendoli alla spesa per l'istruzione, la sanità e l'assistenza.

Notizie che suscitano inquietudine e che si sommano all'incombente costruzione del Muos a  Niscemi. Il nuovo sistema di telecomunicazione satellitare delle forze armate Usa che sarà ubicato all'interno della riserva naturale “Sughereta” nel comune del nisseno. Per questo i militanti pacifisti e ambientalisti messinesi si sono ritrovati ieri pomeriggio davanti ai cancelli di Marisicilia, in attesa di partecipare alla manifestazione nazionale contro il Muos che si svolgerà a Niscemi sabato prossimo.

Ma perché il blitz agli ex Magazzini generali? Le ragioni stanno nella notizia della vendita da parte del Comune di Messina dell'edificio sito in posizione strategica nell'area portuale. Un affare concluso dall'immobiliare 4V di Vincenzo Vinciullo, imprenditore edile che, secondo la relazione  conclusiva di minoranza della Commissione parlamentare Antimafia “rivestirebbe un ruolo di sicuro rilievo nelle sponde imprenditoriali di Cosa Nostra, rientrando in quel novero di affaristi risultati a disposizione sia personalmente che con le loro strutture aziendali e societarie degli interessi di gruppi mafiosi, permettendo il comodo reinvestimento in attività apparentemente lecite di capitali di provenienza illecita”.

Vinciullo è stato anche coinvolto alla fine del 2010 (e rinviato a giudizio con altre 4 persone) nell'inchiesta del PM Vincenzo Barbaro inerente l'apertura di una breccia nella struttura portante dello svincolo di Boccetta per facilitare l'accesso dei camion del cantiere nel quale si stava costruendo il complesso “Archimede”.

Militarizzazione del territorio, inquinamento e dubbie operazioni speculative sono perciò accomunate nell'analisi e nella denuncia della Retenoponte. “Andiamo a Niscemi per contrastare la volontà di fare della Sicilia una piattaforma per le guerre tecnologiche del XXI secolo -afferma Gino Sturniolo, voce storica del movimento contro le grandi opere e candidato con Claudio Fava e Giovanna alle regionali. Allo stesso tempo -conclude- ci battiamo per respingere qualsiasi progetto di speculazione urbanistica in un'area d'importanza storica e di rilevante bellezza paesaggistica che deve essere invece tutelata e bonificata e divenire bene comune della città”.

“E chiederemo – aggiunge Renato Accorinti- con forza al Commissario del Comune di rivedere la decisione di favorire con la vendita dei magazzini generali, le attività di un imprenditore sul cui passato la Commissione Antimafia ha espresso così gravi sospetti”.

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