La battaglia di Nauloco

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Il rostro ritrovato ad Acqualadroni

La scoperta del rostro di Acqualadroni ha riportato l'attenzione su un fatto storico importante ma dimenticato, la battaglia di Nauloco. L'opinione comune – con troppa facilità –  ha messo molto spesso in relazione il ritrovamento del rostro con questa battaglia. Al momento, però, non esistono elementi che colleghino con assoluta certezza questo pezzo con lo specifico fatto storico.

In ogni caso, rostro o non rostro, la battaglia di Nauloco resta un evento di grande importanza per la città di Messina, e per tutta la Sicilia, in epoca romana. Cerchiamo di capire perché.

Dal greco Ναύλοχα, rifugio per le navi – Nauloco era un'antica città della Sicilia settentrionale, che lo storico Appiano di Alessandria localizza tra Milazzo e Capo Rasocolmo, promontorio della costa tirrenica messinese. In nomen omen: la città era infatti cantiere navale e capace bacino di ancoraggio in grado di ospitare anche 300 imbarcazioni. Nelle sue acque si è consumata una delle più grandi e cruciali battaglie navali della storia romana, quella in cui Sesto Pompeo fu sconfitto da Marco Vipsanio Agrippa, generale di Ottaviano, nel 36 a.C.

Alla morte di Cesare, infatti, a Roma scoppia una nuova guerra civile: nasce il secondo Triumvirato, stretto da Ottaviano, Marco Antonio e Marco Emilio Lepido con l'intenzione di vendicare Cesare e sconfiggere gli oppositori. Dopo aver sconfitto Bruto e Cassio a Filippi, i triumviri spostano la loro attenzione sulla Sicilia e su Sesto Pompeo, prefetto della flotta romana rifugiatosi in Sicilia dopo la proscrizione, all'inizio del 42 a.C.

Per le armate del triumvirato si prospetta una dura battaglia. Sesto organizza una buona resistenza in loco ed il primo tentativo di Ottaviano di riconquistare la Sicilia non ha esito positivo. La battaglia navale nello Stretto del 38 a.C. è un disastro clamoroso.

Costretto a cambiare strategia, Ottaviano richiama al proprioo fianco Marco Vipsanio Agrippa, generale di grande talento, per organizzare un contrattacco efficace. Chiede aiuto anche ad Antonio, che gli promette 120 navi in cambio di 20 mila soldati italici.

Sempre secondo lo storico Appiano di Alessandria, Agrippa riesce a conquistare la città di Tyndaris (Tindari) trasferendovi le milizie di terra, mentre Pompeo resta ancora in possesso di Mylae (Milazzo) e di tutti i luoghi fino a Capo Peloro. Per stroncare la resistenza dei pompeiani, Ottaviano assedia le città dalle quali Sesto trae ancora sostentamento. Accampato presso Capo Peloro, Pompeo propone ad Ottaviano uno scontro diretto e finale, una battaglia navale, ritenendo la propria flotta superiore a quella dell'avversario. Ottaviano accetta.

Le due flotte si incontrano tra il promontorio di Milazzo e la città di Nauloco, dove si trova, alla fonda, l'armata di Pompeo. Seicento navi, tutte dotate di artiglieria, rostri, arpagoni e corvi, si affrontano in una lotta lunga e sanguinosa. Agrippa, abile ed esperto stratega, comanda le navi più grandi e veloci e con un sapiente uso delle armi a disposizione riesce infine ad avere la meglio. Sesto Pompeo perde circa 28 navi, 17 riescono a fuggire, le restanti sono bruciate o catturate, a fronte delle 3 perse da Agrippa.

Le cronache riportano che Pompeo stesso, durante la battaglia, si era accampato con le sue forze di terra a Nauloco ed Ottaviano, a sua volta, dopo la , assunse la città come stazione base mentre Agrippa e Lepido avanzavano per attaccare Messina, che subisce una sorte particolare. Abbandonata da Sesto Pompeo ed occupata dalle forze di Ottaviano, la città  è offerta al saccheggio delle truppe ormai allo sbando.

L'importanza di questo scontro tutto messinese si evince dalle sue conseguenze immediate. Sconfitto e perseguitato, Sesto fugge in Oriente mentre Ottaviano, dopo aver estromesso Marco Emilio Lepido dal triumvirato, diventa il padrone indiscusso della parte occidentale dei possedimenti romani.

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